CULTURA & SOCIETA'

Emigrante a Mar del Plata nel 1949: primi passi a Calle Rondò

Una casetta in affitto cui si accedeva da un lungo viottolo.

Sulla Calle (strada) Rondeau (Rondò sui documenti) n. 435, in una piccola casa in affitto – cui si accedeva da un viottolo – del partido (dipartimento) General Pueyrredòn, con capoluogo Mar del Plata, provincia di Buenos Aires, capitale dell’Argentina, vi fu la prima residenza, sulla stessa arteria del gran complesso scolastico e religioso di San Luigi Orione denominato “Sagrada Familia”. Sul grembiule “ESF”(Escuela Sacrada Familia= Scuola Sacrata Famiglia”), iniziali su cui si scherzava dicendo “Este Senor Fuma= questo signore fuma”). José Casimiro Rondeau (B. Aires 4.05.1775 – Montevideo 18.11.1844) fu militare e politico argentino, che artecipò alle guerre d’indipendenza sudamericane. Qui a Rondò nacque anche mia sorella Assunta “Cholita” e quando pioveva mia madre mi insegnava preghiera: “Oh Madonna, nun fa chiove, ca’ papà è ghiute for’, è ghiute senza scarp’, oh Madonna mantien’ l’acqua!” Mi parlava di storia dal suo Libro d’Elementare con Maestra Dolorinda, di Mussolini e dei traditori; un giorno mio padre mi portò un grosso gabbiano vivo che poi liberammo; mia mamma mi rimproverava perché coricato a piedi del suo letto attorcigliavo il lenzuolo e lo succhiavo durante la notte: “Giagantò, nun fa u’ zucunaro !”. Mia mamma mi curava i lunghi capelli biondicci creando col dito dei bòccoli e mi insegnava preghiere e motivi del Tango come la “Comparsita”, sperando che imparassi a suonare la fisarmonica. Qui al “Colegio Sagrada Familia” feci la Prima Comunione a 7 anni, quindi nel 1954 e qui fu battezzata mia sorella Assunta Maria il 9 luglio 1950 (nata il 18 giugno di quell’anno) dal bravo Padre orionino Ancangel Cassol, di orignine veneziana, come risulta dai documenti conservati nel ricco archivio dello scrivente, come la storica carta d’identità argentina di mia madre Teresa Jolanda Di Scala con “fecha”(data) del 31 agosto 1950.

Da Napoli ero partito a due anni il 5 maggio 1949 con mia madre a bordo della mn “Amerigo Vespucci” in terza classe nel viaggio inaugurale per il Brasile – Plata al comando del cap. Pietro Passano, poi trasferita alla linea del Sud Pacifico il 5 luglio 1949: va specificato che l’”Amerigo Vespucci”, varata nel 1942 con 9.744 ton. come “Giuseppe Majorana”, fu sabotata nell’aprile 1945 dai soliti tedeschi in ritirata e consegnata appunto a fine aprile 1949 in partenza da Napoli per il primo viaggio e si arrivò a Buenos Aires il 23 maggio 1949 “para reunirse con su esposo” con passaporto 1129786 e vaccinati antivaiolo, attesi da mio padre Giuseppe già emigrato un anno prima a bordo del “Santa Cruz” 13.939 ton, che in diciannove giorni di navigazione raggiunse la capitale, ove egli lavorò per circa quattro mesi ad Avellaneda presso azienda “Sam di Tella”(domiciliato alla calle Avellaneda il 13.07.1948) come risulta dalla “Libreta Sanitaria Buenos Aires” e “Pasaporte” n. 3640576. Si erano sposati l’11 agosto del 1945. Ricordo pure l’arrivo notturno a B. Aires di mia nonna paterna Assunta D’Acunto, vedova di nonno Pasquale deceduto il 18.04.1942, che avrebbe compiuto 60 anni il 23 ottobre (appena mi vide allo sbarco la buona nonna -mamma di nove figli maschi che la vollero con loro in Argentina – mi diede una gustosa pera). Imbarcato tre mesi sulla nave passeggeri “Juan de Garay” linea Buenos Aires – Rio de Janeiro e ancora tre mesi sulla linea fluviale Paranà B. Aires – Asuncion del Paraguay. Poi, sempre infaticabile lavoratore, col bus “Condor” a circa 400 km a sud, a Mar del Plata, come ardito pescatore nell’Oceano Atlantico, ove si “usciva” sino a duecentodieci miglia con la lancha “Subprefecto de la fuente” (proprietario il caprese Francesco Capobianco soprannominato “Capaianca”: conoscevano i riferimenti marini meglio di un computer !) e fu pescatore -spesso con paure- fino al 1956, quando a giugno si rientrò in Italia col “Conte Grande”: i tempi d’oro di Maria Eva Duarte de Peròn, detta Evita, amatissima First Lady del popolo dal 1946, erano finiti, quando a soli 33 anni morì di tumore a Buenos Aires il 26 luglio 1952 (là inverno): enorme fu il compianto alla notizia radio e ricordo piccino l’uscita da casa di Calle Rondeau con mia madre alla vicina calle 12 Octubre per una mesta manifestazione notturna di cordoglio nazionale. Mio padre aveva la tessera n. 68.145 dell’”Association Maritima Argentina” adhepiga (aderente) al potente Sindacato Peronista C.G.T., con qualifica “Engrasador”: aveva conseguito il diploma di motorista navale durante il servizio militare nella Regia Marina a Pola, facendo un corso specialistico di tre mesi ed esame presso l’Isotta Fraschini di Milano; quindi perciò imbarcato a Castellammare di Stabia sul Mas 243 in partenza per il porto francese di Tolone (eroico il suo salvataggio dai nazisti tedeschi in ritirata !). Anche in Argentina il colpo di stato militare era duro, vendicativo: poi infatti la tragedia dei peronisti “desaparecidos”! Lasciammo il piccolo chalet costruito in calle Guanahani n. 3670 (nome indigeno prima isola delle Bahamas raggiunta da Critoforo Colombo il 12 ottobre 1492) con tanti sacrifici anche di mia madre che lavorava presso “saladero” di alici del “Cholo” presso la vicina Calle Rondò. Sulla foto ricordo dello chalet mia madre scrisse: “Non di scorderò mai”. (continua)

*Pasquale Baldino – Responsabile diocesano Cenacoli Mariani; docente Liceo; poeta; emerito ANC –Ass Naz Carabinieri (e-mail: prof.pasqualebaldino@libero.it)

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