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Enaria e l’oro giallo di Villa Spadara

di Malinda Sassu

Piaccia o no, è un dato di fatto. Sul’ isola il biologico non è una moda o una nicchia di mercato: è una realtà significativa. Per molti, qui è sempre stato così. I principi di salvaguardia delle risorse e il legame con le tradizioni sono fatti e non solo parole, nella vita di chi vive e lavora pochi ettari di terra strappati alla montagna. Se poi son giovani produttori di vino, coltivano i più bei limoni dell’Isola, trasformano un’antica tenuta in fattoria didattica e rinunciano agli agi metropolitani di affascinanti città come Roma, allora siamo di fronte ad un futuro roseo per l’agricoltura ischitana. In breve, questo è il presente di Gaetano Di Lustro, una laurea in Economia e Commercio e svariati anni passati nella Capitale, fino alla decisione di seguire il cuore e l’attività di famiglia a Villa Spadara. Era difficile rinunciare ai dolci profumi di limone che ti abbracciano dal lungo viale che porta alla casa colonica, tra cascate naturali di rosmarino e piperna, limoni “di pane” quelli odorosi e ricchi di oli essenziali, profumati da far girare la testa; impossibile stare lontani da questi terreni che mostrano un pezzo della nostra storia, tra vecchie cantine e palmenti recuperati, soprattutto quando essa riconduce alle tradizioni dei saperi e dei sapori dell’Isola, agli affetti, alla convivialità. Va bene dunque una laurea in tasca e tanta, tanta voglia di fare, perché molte sono le cose da fare a Villa Spadara e qui, il tempo non basta mai. Le fatiche sono tante in questi 7 ettari coltivati interamente a biologico: una distesa di limoni, quasi 600 piante che colorano di giallo il bellissimo panorama di Forio, il pregiato uliveto, gli ortaggi, il vigneto da accudire alla vecchia maniera e gli ospiti che qui vengono a ritrovare sé stessi e il contatto con la natura. Gaetano tiene molto al concetto di agricoltura consapevole e lo condivide con le numerose scolaresche che frequentemente visitano l’azienda. Il futuro della terra passa anche da qui, dalla “didattica” nelle masserie, assegnandole un ruolo pedagogico; il compito di “fare scuola” a piccoli e grandi attraverso la promozione dei valori legati all’agricoltura e all’alimentazione sana e consapevole, anche attraverso le marmellate di limoni e mandarini cinesi, gioiello di produzione familiare. Questa la mission delle visite a Villa Spadara, far conoscere la storia ischitana, quella delle tradizioni custodite nel piccolo museo nelle antiche cantine sotterranee del 1600, bellissime, dove gli attrezzi da lavoro dei contadini, riportano alla memoria la civiltà contadina dell’Isola, prima che l’edilizia sfrenata cambiasse il volto di un’Isola dal passato importante e storico. Le porte di Villa Spadara sono sempre aperte a chi crede che la terra sia un bene prezioso e inestimabile. Importanti le collaborazioni, impensabile non condividere la stessa filosofia produttiva. A partire da quella con una nota azienda di Sorrento nella produzione del limoncello, per passare ad un altro ischitano come lui, Nicola Mazzella, che di uva sana se ne intende. Bella e importante la collaborazione di questi due giovani produttori, Gaetano e Nicola, che nella terra dell’Isola ci credono, ci sperano e ci lavorano. Basta questo per fare sistema, le giovani generazioni lo hanno capito: «Credo molto nella politica dello stare insieme», dice Gaetano Di Lustro, «dove ognuno mette le proprie esperienze in campo per arrivare ad un risultato ideale. E il risultato dev’essere uno, quello di fare eccellenza»

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Ed eccola l’eccellenza di Villa Spadara, frutto di una saggia intuizione di Nicola Mazzella. Siamo sull’area dove sorgono le cantine più antiche dell’Isola e se davanti a noi c’è la bellezza della natura, alle nostre spalle c’è quella creata con la fatica degli uomini: il vigneto di un ettaro e mezzo, prezioso come il vino che regala, Enaria. Dal nome che i Romani dettero all’Isola, la terra del vino, questo Biancolella in purezza nasce da terreni tufacei, arricchiti da argilla e avvolti come un abbraccio dalla montagna, in una culla densa del profumo di agrumi che lo circonda. Vigneti con età diversa, dai 30 ai 10 anni, dal microclima particolare e dove i filari legati a salice sono “passaggi segreti” tra l’oro dei limoni. Il loro vivere biologico ha regole ben precise, senza antiparassitari o concimi chimici di sintesi, solo trattamenti organici e antiparassitari di origine naturale. Non poteva essere altrimenti per la prima azienda dell’isola a certificazione bio. Uve sane che passano nelle mani di Nicola Mazzella a preservare l’unicità di un vino dalla microproduzione di sole 4000 bottiglie. L’Enaria racchiude nei suoi profumi quella che è l’essenza dell’Isola: alla vista si presenta con un accattivante giallo paglierino, luminoso. Il bellissimo profumo, netto e deciso, con un attacco fruttato di limone e pesca, si fonde alle note mentolate e ad accenni di erbe aromatiche. Reminiscenze floreali e di miele, lasciano spazio alla mineralità. In bocca si mostra pieno e con avvolgente morbidezza, in perfetto equilibrio con la vibrante acidità e una persistenza saporita, sapida e molto piacevole, di finali di mandorla. Un vino da pensare su crudi di mare e frittura di paranza, ma anche su carni bianche e formaggi di media stagionatura. Prezioso come aperitivo, suggestivo se bevuto di fronte al bellissimo tramonto da godere sulla grande terrazza della struttura ricettiva. Villa Spadara è, infatti, anche ospitalità, pura e vera, spazi accoglienti e capaci per entrare in simbiosi con la natura circostante. L’originale fusione di un agriturismo e di un agricampeggio dove muoversi in libertà, in uno spazio immenso e coperto di verde. Dove camminare tra spettacolari ginestre e lecci secolari, godere dell’odore del mare che da qui dista poco più di 500 metri e della vista di tramonti indimenticabili. Visioni che Ischia offre da sempre ai suoi ospiti, un film al quale è difficile rinunciare perché alla bellezza, si sa, non ci si abitua mai.

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