POLITICAPRIMO PIANO

Enzo prepara la nuova “mandrakata”: «Le sette anime?

Il sindaco d’Ischia commenta il risultato scaturito dalle urne e anche la composizione del nuovo consiglio comunale. Quando gli chiediamo di come riuscirà a garantire visibilità a tutte le liste, risponde in maniera secca ma decisa: «Vedrete, ogni tassello sarà al suo posto». E sul futuro…

Enzo Ferrandino, il dato è tratto, per quello che c’era da trarre. Posso chiederti – anche in maniera un po’ simpatica e scherzosa, perché alle volte è meglio prendere le cose anche con leggerezza – qual è la morale, sempre che una morale ci sia?

«La politica del governo del paese la si fa con sentimenti positivi, quindi con l’ottimismo, cercando di perseguire sempre nelle varie situazioni la pacificazione dei rapporti. Quando la politica e l’amministrazione diventano contrapposizione personale, qualcosa che ispira sentimenti negativi, alla fine si finisce col soccombere. Questa è la morale, non credo ci sia altro da aggiungere».

C’è una maggioranza che – un po’ come avevi peraltro nell’ultima intervista in parte annunciato, ipotizzato e auspicato, è stata pressoché riconfermata in toto. Ci sono soltanto tre uscite, due delle quali però erano soggetti entrati in seconda battuta in consiglio comunale. Proseguire nel solco della continuità, anche dal punto di vista anche dal punto di vista della squadra, è un valore aggiunto o magari, secondo te, qualche elemento in più di novità avrebbe potuto portare maggiore entusiasmo?

«Abbiamo una riconferma molto marcata della squadra uscente, ma anche degli innesti molto interessanti, che garantiscono quel rinnovamento e quell’entusiasmo che pure è importante nelle compagini amministrative. Idee ed energie nuove che si fondano con una conoscenza, frutto dell’esperienza di chi, invece, ci ha accompagnato nei precedenti cinque anni. Sotto questo aspetto, anche per la qualità umana e professionale dei nuovi, mi ritengo molto soddisfatto».

«Assessori, presidente del consiglio e sei poltrone per sette postii? Non è così, vedrete che quanto prima comporremo il puzzle. Come lo abbiamo tenuto composto prima del momento elettorale, così faremo prossimamente. Le sette anime che compongono la nostra coalizione coesisteranno come hanno sempre fatto»

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La vostra era una sfida soltanto interna, quindi è chiaro che l’analisi del dato il sindaco l’avrà fatta guardando le sette liste che lo sostenevano. Studiando i numeri, c’è qualcuna che, anche come risultato, ti ha sorpreso in positivo? E qualcuno da cui magari ti aspettavi quel salto di qualità che invece non c’è stato?

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«La nostra è stata una coalizione molto equilibrata. La finalità che si è perseguita nella realizzazione delle liste era quella di dare giusto risalto agli animatori delle liste stesse. Ho sempre parlato di sette anime che hanno concorso a sostenere l’amministrazione. Queste sette anime si sono confermate nell’ambito delle dinamiche che si sono venute a innescare. Guarda caso sono tutte quante in qualche maniera riproposte nell’ambito del nuovo consiglio comunale. La questione della sfida interna: mi rendo conto che voi giornalisti dovevate metterci un po’ di pepe, altrimenti sarebbe stata una campagna elettorale molto scialba; ma la stessa competizione è stata del tutto relativa, non si è visto nulla di più e nulla di meno di quanto è successo anche in altre campagne elettorali. Anzi, devo dire che in alcuni frangenti c’è stata un pochino di polemica in meno. Tant’è vero che penso che gli animi siano pure abbastanza tranquilli dopo l’esito delle elezioni. Anche sotto questo aspetto, devo dire di essere particolarmente soddisfatto».

«Ero convinto che Gianluca Trani avrebbe ottenuto un buon risultato. A mio avviso, è andato anche un po’ oltre le aspettative, forse neanche lui si aspettava quei numeri. Ma tutti gli elementi di punta delle varie liste hanno finito col portare a casa un risultato elettorale considerevole e questo è un segnale importante»

Ti aspettavi Savio fuori dal consiglio comunale? Di solito anche l’amministrazione più virtuosa del mondo ha sempre una fetta di elettorato che dissente. Stavolta il tuo avversario non è riuscito a convincere nemmeno i dissidenti o veramente di dissidenti ce n’erano pochi? O la verità sta nel mezzo?

«Non immaginavamo che non si arrivasse nemmeno al 3% per far scattare il seggio, che è la quota minima prevista per legge per rientrare poi eventualmente nel riparto dei seggi. Non si è giunti a quello sbarramento, e chiaramente questo dato ha un significato politico. Nell’ambito del paese, il dissenso non ha partecipato alle elezioni, cioè non ha manifestato il voto. Ed è anche un dissenso – rispetto alla media delle precedenti elezioni – che non è neanche così eclatante. Questo deve convincerci della qualità del lavoro che abbiamo posto in essere, e soprattutto ci deve convincere nel perseguire un’azione amministrativa di qualità, cercando di intraprendere anche delle scelte un po’ più audaci, ma che strategicamente possano rivelarsi positive per il nostro territorio. Da oggi dobbiamo fare tesoro di questo risultato ed essere capaci – responsabilmente così come abbiamo fatto nei cinque anni precedenti – di continuare sulla scorta della qualità dell’azione amministrativa».

Guardando le prestazioni dei singoli, ti chiedo: ti aspettavi un simile exploit da parte di Gianluca Trani, il cui dato è quello – per ovvie ragioni – più rimarchevole? Analizzando le altre performance, ce n’è un’altra che ti ha sorpreso particolarmente per il numero di consensi ottenuti, o alla quale hai guardato con particolare curiosità?

«Per quanto riguarda Gianluca, ero convinto che avrebbe ottenuto un buon risultato. A mio avviso, è andato anche un po’ oltre le aspettative. Anche lui secondo me non si aspettava i numeri che ha conseguito. Tutti gli elementi di punta delle varie liste hanno finito col portare a casa un risultato elettorale più alto di quanto si preventivasse ai blocchi di partenza. Questo significa che la ricetta politica che abbiamo cercato di interpretare e porre in essere si è rivelata vincente, e ha premiato tutti i riferimenti che in qualche maniera hanno contribuito a creare questa grande coalizione».

Ci perdonerai la crisi d’astinenza, ma dopo un po’ di tempo possiamo finalmente tornare a parlare di politica. Abbiamo sette liste, tutte degnamente rappresentate in consiglio. Abbiamo cinque assessori. Equipariamo un assessorato alla presidenza del consiglio comunale e siamo a sei. Ragionando diciamo che si dividono la torta le prime sei liste e la settima resterebbe fuori ma è chiaro che parliamo di un ragionamento matematico. Come si farà a venire a capo di questo intreccio?

«Vedrete che quanto prima comporremo il puzzle. Come lo abbiamo tenuto composto prima del momento elettorale, così faremo prossimamente. Le sette anime cui alludevo poc’anzi coesisteranno come hanno sempre fatto».

«Nessuno in minoranza? Non credevo che Savio non arrivasse al 3% per far scattare il seggio, ma questo dato ha un significato politico. Nell’ambito del paese, il dissenso non ha partecipato alle elezioni manifestando il voto. Ed è anche un dissenso – rispetto alla media delle precedenti elezioni – nemmeno così eclatante»

Quindi non ci puoi anticipare nulla?

«Vedrete».

A breve?

«Sì, sì».

La politica è fatta anche di paradossi. Ora tutti dicono che il sindaco avrà difficoltà a gestire una maggioranza così ampia. Altrove si dice che lavorare con una maggioranza risicata è stressante. Insomma è vero tutto e il contrario di tutto. Ma di certo Enzo Ferrandino sarà alle prese con un’esperienza che nessuno ha mai vissuto prima di lui, e che difficilmente qualcuno potrà rivivere.

«Quella che abbiamo a disposizione è una squadra di donne e di uomini di alto profilo, che a mio avviso sarà capace di interpretare belle cose per il nostro Comune. Chiaramente la sfida oggi non è far coesistere le persone, ma realizzare le belle cose. E quando si realizzano delle belle cose, si riesce anche a stare insieme con serenità e armonia. Il problema nasce quando le belle cose non si fanno. Solo in quel momento ci saranno difficoltà di “convivenza”. Dal momento che sono convinto che realizzeremo molto per il paese, vedrete che non incontreremo ostacoli del genere lungo il cammino».

Tra cinque anni cosa vorresti raccontare agli elettori?

«L’unica benzina motivazionale che mi permette di continuare è quella di voler fare qualcosa di positivo per la comunità. Tra cinque anni spero di lasciare un paese più moderno e che risponda maggiormente alle esigenze del territorio, più godibile per gli ospiti che ci vengono a trovare. Nei prossimi cinque anni tutti gli sforzi saranno protesi in questa direzione. Sono convinto che riusciremo a conseguire gli obiettivi che ci stiamo prefissando, per quanto ambiziosi».

«Quella che abbiamo a disposizione è una squadra di donne e di uomini di alto profilo, che sarà capace di interpretare belle cose per il nostro Comune. Chiaramente la sfida oggi non è far coesistere le persone, ma realizzare le belle cose. E quando queste si realizzano, si riesce anche a stare insieme con serenità e armonia»

È stata una campagna elettorale anomala, ma nella quale le occasioni di incontro non sono mancate. Quali sono state le testimonianze di stima e di affetto per il sindaco e anche per l’uomo che ti hanno maggiormente inorgoglito e che ti hanno fatto più piacere?

«In questi cinque anni sono stato per strada, ho ascoltato e parlato con i miei concittadini. Mi è piaciuto il clima di sostegno schietto e vero che ho registrato. Avevo chiesto, responsabilmente e in maniera civile, di andare a votare per manifestare un giudizio nei confronti dell’amministrazione. Mi piace che gli ischitani siano andati a votare, regalando all’amministrazione il giusto grado di autorevolezza. Era importante che ci si recasse alle urne: senza il voto, noi non saremmo stati autorevoli amministratori. Oggi abbiamo un carico ulteriore di responsabilità. Gli ischitani, senza scuse, ci hanno indicato come classe dirigente per i prossimi cinque anni. E noi dobbiamo essere consequenziali, consapevoli di questa cosa».

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