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Termalismo isolano, una tradizione che si rinnova

Gianluca Castagna | Ischia – Forse in nessun posto come l’isola d’Ischia si possono trovare così felicemente legate tante risorse. Le terme, note sin dai greci e romani, si sono affermate in un primo momento come stile di vita delle classe agiate. Solo più tardi, quando la scienza ne ha riconosciuto gli effetti terapeutici, è divenuta pratica medica a tutti gli effetti.
Il turismo termale isolano, al pari degli altri comparti del settore, ha vissuto momenti difficili negli ultimi anni. La crisi economica, la riduzione del potere di acquisto degli italiani, la concorrenza di altre località, un regime di incertezza che frena gli operatori del settore. Di contro, Ischia possiede tutte le carte in regola per ripensare il proprio termalismo e offrirlo come elemento di attrazione a segmenti sempre più ampi di clientela. Sembra lecito, perciò, attendersi qualche segnale positivo di ripresa. Per discutere sullo stato di salute del termalismo isolano, abbiamo incontrato Giuseppe Di Costanzo, storico Presidente Associazione Termalisti Isola d’Ischia.

Qual è il valore attuale del mercato termale nell’economia isolana?
«Difficile da dirsi. Ha un valore molto forte in alcuni periodi dell’anno. Sicuramente è un aspetto fondamentale, perché anche coloro che non utilizzano le terme sanno che Ischia è una località termale. In alcuni periodi dell’anno è forse l’aspetto che richiama di più. E’ un dato di fatto: non avremmo una stagione così lunga se non ci fossero le terme. Chiaramente è un valore aggiunto a un insieme complessivo che ha determinato lo sviluppo dell’isola e ne rappresenta le premesse per un grande rilancio».

inalazioni_terme_di_comano_trentino,435Che annata è stata per il termalismo isolano? Il presidente di Federterme Costanzo Iannotti Pecci l’anno scorso aveva puntato sul 2015 come la stagione della vera ripresa…
«Dal 2011 al 2013 sono stati anni molto difficili. Nel 2014 si è vista una certa ripresa del nostro settore, a livello nazionale, confermata dai dati in possesso dalla Federazione anche per la stagione in corso. Per quel che riguarda Ischia, dobbiamo dire due cose: anche negli anni in cui la crisi è stata forte, noi l’abbiamo vissuta in proporzione minore, il sistema ha retto, Ischia non ha mai subito il trend negativo come in altre località termali. Elementi che ci hanno sempre dato speranza. Certo, la nostra offerta è ampia: il cliente che viene qui a fare le cure termali trova il mare, la collina, la possibilità di esplorare la ricchezza del nostro territorio. Quest’anno abbiamo registrato un avvio di stagione molto difficile, bisogna ammetterlo. Aprile e maggio deboli, da giugno in poi molto bene, settembre e ottobre più che buoni, ancora adesso gli alberghi che sono rimasti aperti a novembre hanno riscontri molto positivi proprio sotto l’aspetto termale. Il grosso problema è che da molti anni non abbiamo le concessioni, viviamo nel regno dell’incertezza, anche aziende che vorrebbero e dovrebbero fare grossi investimenti, non li fanno. Eppure sono necessari, indispensabili, l’usura è molto più veloce di altri comparti».

Quante aziende termali sono presenti sull’isola e quali caratteristiche devono possedere per erogare le cure?
«C’è la legge nazionale e quella regionale. Senza concessione, non si può avere stabilimento termale. Sul territorio contiamo circa cento aziende alberghiere, di cui un ottantina sono accreditate con il Servizio sanitario nazionale. Naturalmente quasi tutti cercano di essere accreditati, purtroppo negli ultimi anni a causa del sistema di accreditamento provvisorio poi diventato definitivo, c’è stato un blocco. Va poi tenuto presente il grande settore dei parchi termali, che forniscono un rilevante incremento al termalismo, formidabili per l’economia e l’immagine dell’isola. Imitatissimi, tra l’altro, in tutto il mondo, senza però eguagliarne unicità, completezza e complessità».

Il termalismo ischitano attrae più italiani o stranieri?
«Negli ultimi tempi sicuramente più italiani. Prima erano più stranieri. Mi ricordo che agli incontri internazionali sul termalismo facevo sempre una battuta cattiva: dicevo di essere il Presidente Termalisti della più importante località termale tedesca fuori dai confini nazionali. Con sommo disappunto del presidente dell’Associazione Termalisti Tedeschi».

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I parchi termali isolani, imitati (e mai eguagliati) in tutto il mondo (foto quarta)Problema delle concessioni. E poi? Quali altre questioni vi preoccupano?
«Più che la legge attuativa della direttiva Bolkestein, sono le conseguenze di un’interpretazione fortemente restrittiva della legge che è stata data in Campania a preoccuparci. Siamo cautamente ottimisti, gli incontri che abbiamo avuto recentemente col vice governatore e prima con la Commissione Ambiente della Regione sono stati estremamente positivi. Abbiamo parlato con franchezza dei nostri problemi, ci hanno spiegato le loro obiezioni, c’era il presidente Costanzo Jannotti Pecci, il vice presidente dell’Associazione Termalisti Stefania Capaldo e diverti interlocutori istituzionale. Una riunione breve ma fruttuosa. Avevano preso impegno di presentare delle proposte, dopo una settimana abbiamo trovato le proposte, anche molto concrete. Il tracciato è positivo e dovrebbe portare a una procedura che ci dia delle garanzie su un numero congruo di anni. Non è possibile fare investimenti su periodi molto brevi, non li recupereremmo mai».

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Altri problemi?
«Non abbiamo ancora rinnovato le tariffe del convenzionamento, che sono molto basse. Ci rendiamo conto che il momento è difficile, ma certi adeguamenti andrebbero fatti. Abbiamo poi un problema nella nostra Asl; fino a poco tempo fa i pagamenti avvenivano regolarmente, adesso siamo fermi, siamo stati rimborsati solo fino a marzo, cioè pochissimo. E’ stato appena nominato un nuovo commissario, daremo il tempo di capire, poi solleciteremo i pagamenti, non più procrastinabili».

Che ne pensa della legge di riassetto del settore la 323/2000?
«Una legge bellissima mai applicata. Non sono mai stati fatti decreti delegati. E’ una legge fondamentale perché mette i paletti ben precisi su cosa siano le terme. Forse andrebbe aggiornata alla luce delle direttive europee, ma di per sé è un’ottima legge. Ripeto, non applicata».

Qualità del servizio termale: chi garantisce, chi controlla?
«I controlli dell’Asl sono molto severi, precisi, continui. Sia sulla qualità, sia sul servizio. Ci sono anche altri organi di controllo successivo, il termalismo non è un settore senza garanzie».

A Ischia esiste il problema della concorrenza sleale?
«Negli ultimi anni sicuramente no. E’ quasi sparita. Se mi avesse posto questa domanda una dozzina di anni fa, forse le avrei risposto diversamente. Adesso ogni tanto si sente qualcosa, ma per natura non ascolto le voci. O mi fornite le prove, dati certi intendo, o niente. Non credo nella legge del sospetto».

fango horizontal defQuanti sono gli occupati dell’industria termale isolana e cosa può fare per la disoccupazione anche in termini di destagionalizzazione?
«La destagionalizzazione è una parola talmente inflazionata che non la dico più. Ciò che spero, al momento, è che il sistema attuale per l’indennità di disoccupazione sopravviva. Dovesse crollare, sarebbe a rischio la tenuta complessiva della nostra economia, Non è un fatto secondario. Mentre prima la stagione cominciava a Pasqua e durava fino alla fine di ottobre, adesso questa sicurezza non c’è più. Aprile e maggio sono mesi debolissimi, per noi è diventato difficilissimo prolungare la stagione e garantire tempi di occupazione molto lunghi. Spero che il governo comprenda questa difficoltà. Fino a quando l’economia di questo paese non si riprende, la gente ci pensa due volte a spendere. Il termalismo non è come andare in ospedale, bisogna affrontare le spese del viaggio, quelle del soggiorno, i ticket, fattori che hanno inciso nelle scelte degli italiani di effettuare le cure termali».

Ma i livelli occupazionali nel termalismo isolano sono numericamente aumentati o no?
«Bisogna avere il coraggio di dire che c’è stata una contrazione. Non molto forte ma c’è stata»

Quali strategie attuerete come Associazione per rilanciare l’offerta termale?
«Per tradizione, ci siamo sempre occupati degli aspetti burocratici e sindacali, lasciando questioni coma la comunicazione e il marketing ai colleghi albergatori. Come associazione continuiamo a sollecitare studi scientifici, perché sulla scientificità ci giochiamo molto. Al di là del benessere, vogliamo ribadire la scientificità delle nostre acque, delle loro proprietà e della efficacia dei nostri trattamenti. Gli studi sulle cure inalatorie, ad esempio, sono risultati molto interessanti. Presto dovrebbe essere pubblicato su una rivista scientifica uno studio che abbiamo commissionato all’Università di Napoli sulle cure termali per le patologie del ginocchio. Vorrei poi aggiungere che, a dispetto di ogni scetticismo, le terme rientrano nei Livelli Essenziali di Assistenza, vale a dire le prestazioni e i servizi che il Servizio Sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini».

Qual è il rapporto degli isolani con le terme?
«Conoscono poco il termalismo e i suoi reali aspetti benefici. Ci sarebbe bisogno di un’adeguata campagna di informazione. Nella mentalità generale è facile inghiottire una pillola e far sparire per il fastidio, senza pensare alle conseguenze. Poi scopri che vengono persone da lontanissimo per trovare una soluzione alternativa alla sinusite, ad esempio, soluzione che le terme possono garantire senza gli effetti collaterali dei farmaci».

La situazione è radicalmente cambiata negli ultimi tempi, ma il termalismo isolano è stato a lungo associato a una clientela anziana, a un segmento di mercato ben preciso.
«L’equiparazione “cure termali-vecchiaia” è ancora molto diffusa. Diciamo che è cambiata la percezione per i giovani. Qualche tempo facemmo un’indagine sull’uso dei trattamenti termali da parte dei giovani e scoprimmo due tipologie: quelli che vanno molto in moto, più soggetti a problemi respiratori quali riniti e sinusiti, patologie per le quali le cure termali si sono dimostrate molto efficaci, e quindi erano i medici a orientarli verso questi trattamenti; e poi molti giovani che abbinano l’aspetto curativo con quello della prevenzione: bagni, saune, piscine. Segnali che anche fra quelle generazioni si avverte sempre più il bisogno di mantenersi in buone condizioni di salute, prendendosi cura del proprio corpo e trascorrendo periodi di relax in ambienti diversi da quelli abituali. Indubbiamente potenziali clienti anche per il futuro. Nel tempo è migliorato anche il look delle terme, i parchi sono luoghi attraenti che non trascurano l’aspetto ludico ed edonistico. L’offerta è vastissima, come le fasce di clientela da intercettare. L’aspetto sanitario, tuttavia, è quello che ci preme di più. Dove per salute si intende il benessere psicofisico dell’individuo come elemento decisivo per una buona qualità della vita».

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