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È estate, benvenuti a Tamarrolandia

Signori, è luglio inoltrato. Anzi, dirò di più (o meglio, a dirlo è il calendario): agosto è ormai alle porte. Benvenuti ad Ischia, l’isola dove tutto si perpetua in maniera talmente rituale da diventare quasi ossessivamente monotona. L’Ischia Global Fest è terminato ed ormai da quindici anni il grande evento promosso e organizzato da Pascal Vicedomini rappresenta per l’isola e la sua gente un pauroso spartiacque: segna infatti la fine del periodo in cui ci fanno visita le stelle di Hollywood e del jet set e della settimana in cui l’isola finisce su tutte le riviste patinate, sui giornali ed in tv ed apre la nuova epoca, quella che ci accompagna per almeno quaranta giorni. Chiamiamola non Tomorrowland, ma Tamarroland, perché è inutile girarci intorno, nel mese più caldo dell’anno questo è quello che diventa Ischia: una sorta di caleidoscopio del mondo tamarro, nella sua essenza più inimmaginabile. Il folklore, il cafonal, il peggio del peggio – e spesso purtroppo non si tratta soltanto di fenomeni di costume – abita qui. Chi vuole divertirsi o trovare fonte di ispirazione per qualche film o romanzo trash, faccia una capatina dalle nostre parti, troverà quello che cerca, almeno in misura pari a quella che portò a far innamorare di Ischia personaggi del calibro di Ibsen e Walton, giusto per fare due nomi. Tutti gli altri, specialmente i pavidi ed i deboli di cuore, si tengano cortesemente alla larga.

In questo quadro ripetitivo e monotono, rischia di diventare tale anche l’articolista della domenica, ed a scanso di equivoci il riferimento è diretto allo scrivente. Da anni politici, imprenditori, associazionismo, semplici cittadini, sociologi, scienziati e chi più ne ha più ne metta, discutono sul da farsi per riuscire a liberare Ischia da quella cappa di “mazzamma” che l’attanaglia inesorabilmente nel mese di agosto (ma talvolta, come in questo caldo 2017, anche le punte che si registrano a luglio sono tutt’altro che irrilevanti), peggio delle polveri sottili nelle metropoli mondiali. Si punta, a turno, il dito contro questo, quello e quell’altro ancora, ignorando in fondo che il vero problema sta alla radice ed è rappresentato da noi ischitani. Indistintamente dai cittadini comuni e dai politici. Partiamo dai primi però. C’è poco fa fare, noi isolani ce l’abbiamo proprio nel dna: il nostro peccato capitale è da sempre quello di predicare bene e razzolare male. Non si spiega altrimenti, infatti, il bilancio dell’ennesima operazione portata a compimento dai carabinieri – la prima di questa stagione estiva – relativa alle affittanze e di cui parliamo in altra parte del giornale. Manco a farlo apposta, nove persone sono state denunciate perché avevano fittato le proprie abitazioni senza dichiarare gli occupanti (che dunque avrebbero potuto tranquillamente essere anche delinquenti della peggiore specie e muoversi liberamente sul territorio) e registrare di conseguenza i relativi contratti. Insomma, il problema principale resta sempre lo stesso: pur di mettersi un gruzzoletto in tasca al nero, vendiamo pure il culo al primo che capita senza curarci del danno che facciamo a noi stessi ed alla terra in cui viviamo.

Ma attenzione, perché in questo le responsabilità maggiori ce le hanno i politici e noi lo denunciamo con forza da almeno due anni. Anche in questo 2017, infatti, le ordinanze sulle affittanze – quelle che per carabinieri e polizia rappresentano lo strumento che consente loro di operare e punire i responsabili – sono rimaste quelle firmate a suo tempo dai sindaci di Ischia e Lacco Ameno, tuttora in vigore. Diciamo che voglio salvare Dionigi Gaudioso da questo calderone, perché appena insediatosi avrà avuto troppe cose a cui pensare (lo aspettiamo al varco il prossimo anno, e comunque per stendere un’ordinanza ci vogliono cinque minuti) ma le responsabilità di Giovan Battista Castagna, Francesco Del Deo e Rosario Caruso sullo specifico sono pesanti ed inappellabili. Perché non viene emanata un’ordinanza che disciplina il controllo sulle affittanze? Forse perché si intende favorire o difendere una condotta criminosa da parte dei propri cittadini elettori se non addirittura di qualche amministratore? Una domanda, questa, che abbiamo posto più volte ma che è sempre rimasta senza risposta. E allora, inutile che cominciamo la nuova commedia sui social da qui fino al 31 agosto, quando fingeremo di celebrare la nostra “Festa della Liberazione”. Facendo salva qualche eccezione, restiamo sempre la solita massa di ipocriti. Buona estate a tutti.

gaetanoferrandino@gmail.com

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