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Ex Jolly, braccio di ferro al Consiglio di Stato tra Comune e albergatori

Si discuterà oggi, dinanzi la Quarta Sezione del Consiglio di Stato, il ricorso proposto dagli albergatori ischitani contro la sentenza del Tar che ha permesso la ripresa dei lavori per la realizzazione del nuovo parcheggio nell’area adiacente l’Hotel Re Ferdinando. Il grado più alto della giustizia amministrativa è chiamato dunque a dipanare definitivamente la matassa dell’intricata vicenda che vede contrapposte le ragioni del Comune di Ischia, che ha dato il via alla realizzazione dell’opera, e quelle degli imprenditori della zona, contrari per i possibili effetti nocivi che i lavori in corso possano infliggere alla falda termale sottostante. Gli albergatori sono rappresentati dall’avvocato Raimondo Nocerino, che il mese scorso depositò un corposo e articolato ricorso presso il Consiglio di Stato. L’istanza prende in considerazione la vicenda da vari punti di vista. Innanzitutto, l’accennata possibilità di inquinamento a seguito delle trivellazioni, con la citazione delle relazioni geologiche del geologo Luigi Pianese e del professor Vincenzo Piscopo, a supporto della tesi secondo cui “le opere di escavazione e trivellazione necessarie per realizzare il parcheggio pluripiano determinano l’insorgenza di fenomeni di inquinamento e/o disfacimento del terreno soprastante la falda”. Successivamente, vengono indicate una serie di carenze (cd “error in iudicando”) che sarebbero stati commessi dal Tar in sede di giudizi, che dimostrerebbero la non cantierabilità dell’opera, a partire dalla trasmissione di elaborati verosimilmente “travestiti” da piani di sicurezza.

Il ricorso punta anche sulle insufficienze istruttorie degli atti impugnati (tra cui deliberazioni della giunta municipale di approvazione del progetto definitivo e dell’esecutivo, nonché la validazione dello stesso esecutivo) che neppure considerano l’effettiva situazione idrogeologica e idrogeochimica dell’area interessata dall’intervento, oltre all’assenza di ogni coinvolgimento dell’Amministrazione Regionale, titolare dell’interesse pubblico specifico, nella valutazione di compatibilità dell’intervento. I ricorrenti hanno anche evidenziato i rischi per le attività imprenditoriali della zona: «Si evidenzia al riguardo – come si legge nel ricorso – che l’introduzione in falda di inquinanti è situazione ex sé irreversibile: una volta prodottasi, in sintesi, non si può tornare indietro, nel mentre, sospesi gli atti gravati, vi è senz’altro tempo e modo di realizzare, all’esito del giudizio, l’intervento contestato. Specie in ossequio al principio euro-unitario di precauzione, la comparazione degli interessi contrapposti impone senz’altro la sospensione degli atti impugnati anche perché l’avversa deduzione difensiva comunale, concernente la presunta perdita del finanziamento finalizzato alla realizzazione dell’intervento ove non completato entro il 31.12.2017, non ha ragion d’essere: il cartello di cantiere indica infatti in 210 giorni il termine di completamento dell’opera, di talché computando lo stesso a partire dalla consegna dei lavori (giugno 2017), è certo che, per mera operazione matematica, il termine del 31.12.2017 non poteva (neanche ex ante), in ogni caso, essere rispettato». La decisione del Consiglio di Stato potrebbe arrivare in giornata, o al più domani. L’udienza di oggi è dunque decisiva per capire a chi, tra albergatori e Comune, andrà di traverso il panettone natalizio.

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