Portare una squadra al massimo rendimento

Non capita spesso al preparatore atletico di collaborare con un allenatore che ha buone conoscenze di base sulla preparazione atletica, si rende conto di non saperne quanto uno specialista e che discute con il preparatoreper trovare la migliore coordinazione fra il lavoro tecnico-tattico e quello fisico. Il preparatore, tra due mezzi di allenamento sceglie quello che determina gli adattamenti maggiori. Tra due mezzi parimenti efficaci nel migliorare una certa qualità, sceglie quello che ha minori “effetti collaterali”. Vanno sempre utilizzati con molta attenzione e con molte precauzioni i mezzi che aumentano i rischi d’infortunio. Se un certo mezzo di allenamento ha un “effetto collaterale”, non si deve necessariamente eliminarlo dal programma di lavoro quando da esso si può ricavare un vantaggio difficilmente ottenibile con un altro mezzo, ma è semmai il caso di aggiungere quei lavori grazie ai quali tale “effetto collaterale” è minimizzato se non eliminato del tutto. Il preparatore che ritiene che un certo lavoro sia molto utile, ma non lo utilizza perché pensa che non sia gradito ai giocatori, non è stimato né dai giocatori né dall’allenatore. Chi afferma che i giocatori non hanno voglia di fare fatica, di solito non crede che la preparazione atletica sia davvero utile e che “l’unica cosa che conta è buttare la palla nella porta”. Chi a fine marzo sostiene che, con l’arrivo della primavera, è il caso di ridurre il lavoro, spesso è anche chi che a fine aprile afferma di non capire come mai la sua squadra sia tanto calata di efficienza. Smettere d’allenare una certa qualità ignorando che spesso ci vuole meno tempo ad avere una riduzione di una certa qualità che per ottenere, attraverso l’allenamento, un suo miglioramento.

Differenze tra preparare sport di squadra e singoli atleti

Lo dice la parola stessa: ”Preparatore Atletico”, e dovendo preparare un centometrista, un saltatore, un lanciatore, un mezzofondista, un fondista, ecc. applicherà i principi che sottostanno alla singola specialità. I guai nascono quando un simile personaggio, che non ha maturato esperienze dirette sui campi di gioco, ma solo in pista e strada con singoli atleti, è chiamato ad allenare uno sport di squadra. Cosa pensate farà? Ma allenerà le qualità come ha sempre fatto con i singoli atleti. E’ più redditizio, allenando una squadra di calcio o basket, invece di effettuare un allenamento fine a se stesso e quindi farli:” correre, balzare, skip, ostacoli, scatti, gradoni”, far eseguire quanti più schemi o fondamentali possibili. Quanti? Tanti quanto i giocatori riescono a eseguire facendoli propri e che andranno a incrementare il bagaglio tecnico dell’atleta. Il calciatore non va allenato come un lanciatore che dopo aver eseguito lo strappo o la girata, si fa immediatamente lanciare un attrezzo regolamentare o più pesante per il giusto transfert. Metodica che eseguo io e i miei lanciatori con ottimi risultati.

Nel calcio, è un “allenamento spazzatura” far eseguire in alcuni periodi dell’anno la corsa lenta.

Pochi riescono ad assorbire le metodiche della corsa lenta, che apre invece per molti la porta agli infortuni per sommatoria di carico (super-allenamento). Infatti, la percentuale da dedicare al gioco del calcio, basket, ecc. dovrebbe essere di almeno il 70-80% della quantità totale.

Il calcio e basket, sono attività atletiche per eccellenza e di per se stesse atletizzanti. Serve poco applicare i metodi della normale Preparazione Atletica per atleti singoli, agli atleti di sport di squadra. Ho collaborato con decine di allenatori. Qualcuno si meravigliava che nei miei allenamenti di preparazione atletica facevo eseguire molti lavori col pallone. Replicavo loro che il gioco, in se è preparazione atletica, dato che giocando esegui tutto quanto il corpo necessita per elevare le proprie prestazioni. Se l’intensità e il volume si elevano e, rispetto a prima, si eseguono con facilità determinati schemi, dribbling, salti, ripartenze, accellerate, ecc. e principalmente rendi di più giocando, è la prova che i carichi in aumento sono quelli che la squadra abbisognava e che poteva incrementare. In pratica è lo stesso gioco che ti prepara atleticamente.

Anni 60/70

La preparazione atletica, negli anni 60-70 quasi non esisteva, poi imitando l’atletica leggera si sono copiati i metodi utilizzati per singole discipline.

Prendiamo i tanto decantati test utilizzati in atletica leggera. Li utilizzo anch’io nelle specialità dell’atletica leggera per verificare la condizione raggiunta, e cosa cambiare nell’allenamento. Dai test si verifica lo stato di forma del momento e si gettano le basi per il lavoro successivo. Per esempio se si ha bisogno di lanciare con gli attrezzi più leggeri rispetto a quello standard o più pesanti.

Ho fatto il preparatore atletico di basket dal1979 al 2003, e calcio a 5, non si sono ancora trovati i giusti test per questi sport o quelli da adattare, che danno una previsione di come si giocherò la partita, che è poi quel che interessa. Invece in atletica leggera, dall’esecuzione dei test ho un quadro chiaro di come procede il lavoro e della prestazione che si farà in gara. Rileviamo che nel fondo e mezzofondo, quasi nessuno adotta le intensità e le percentuali di lavoro settimanali.

Ritornando al calcio e basket, è proprio grazie al potenziamento, purtroppo, spesso effettuato addirittura con macchine e non con i pesi liberi, che molti atleti subiscono degli infortuni o incorrono in malanni di ogni tipo. Mi alleno con i pesi da più di 55 anni dato che gli sport da me praticati, il lancio del disco e getto del peso, necessitano di una buona dose di potenza. Non vedo la necessità di far eseguire, quando li si eseguono, ai calciatori o baskettisti degli squat con carichi quasi massimali, tipo 5-8 serie per una singola ripetizione o varianti del tema. Non tocco l’argomento che usando attrezzi tipo il multi power si va incontro a seri guai, date le forze di taglio e di torsione che si generano, ricordando l’inutile leg extension, che va bene nelle prime fasi di riabilitazione, ma non in tutti i casi, dato che per problemi al crociato tale macchina è controindicata.

Slitta e giubbotto zavorrato

Al posto dello squat, trainiamo o spingiamo una slitta debitamente appesantita, o ci procuriamo un bel giubbotto zavorrato e lo carichiamo in base alle singole necessità, eseguendo dei salti, (3 x 5 o 6) e in base alla nota formula “peso x altezza” dall’esplosività dei salti effettuati e dall’altezza raggiunta avrò ben incrementato il carico. Troppo semplice? Le cose apparentemente semplici, che fanno parte del nostro bagaglio quotidiano, sono quelle che funzionano meglio. Perché fare un giorno di potenziamento muscolare? A ogni allenamento richiamerò le varie qualità che intendo incrementare. Imitando i lanciatori, in molte squadre è in voga fare “pesi e tiro” dopo essersi allenati con macchine, che non imitano assolutamente gli angoli del vero gesto tecnico effettuato nel calcio o nel basket.

Crossfit e funzionale

Per esempio il tiro nel basket lavora a 6/7 radianti, che rappresenta la velocità angolare con la quale si effettua il tiro. Con le macchine si lavora a 3.5/4 radianti il secondo, esecuzione che non allena, ma stravolge il gesto tecnico del basket.

Le macchine, per quanto siano sofisticate, imitano malamente il normale gesto che si compie calciando o tirando a canestro. Il loro limite è proprio la loro costruzione meccanica, con pulegge e cavi d’acciaio rivestiti di gomma, che fanno si che la resistenza non possa essere distribuita, né vagamente paragonata al gesto atletico reale. Gesto che risulta a tutti gli effetti ad essere frenato, rallentato, modificato. Che risultati farò ottenere agli atleti, quando dopo il tiro faccio seguire il lavoro con le macchine, e quindi a velocità angolare mai uguale al tiro dato che con la macchina la velocità è sempre inferiore, inserire invece, anche elementi di crossfit e il funzionale.