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Fantasilandia

di Graziano Petrucci

fantasilandiaCi sono tante cose su questo scoglio che hanno la stessa efficacia di una spina nel culo. La prima, forse quella in assoluto, è la convinzione di essere l’ombelico del mondo. Una sicurezza abbastanza diffusa che si tramanda una generazione dopo l’altra e che in certi casi riveste la struttura su cui si fondano ragionamenti superficiali altrettanto condivisi e diffusi. In questa prospettiva scorre ancora viva l’idea che quando Jovanotti scrisse l’omonima canzone nel 2002 lo fece per celebrare questa bellissima isola incontaminata e lontana dall’oceano dei pregiudizi e bassezze umane in cui il mondo ama perdersi. La seconda, e forse ci si arriva per conseguenza, è che da noi fanno capolino alcuni personaggi che proprio qui hanno costruito la postazione avanzata a favore della continuazione della specie simile a quella del Marchese Del Grillo. Il personaggio, per intenderci, del: «Io sono io, e voi non siete un cazzo». La maggior parte di questi alberga nella dimensione politica di casa nostra fatta d’improvvisazioni come di esperienze mistiche nell’assoluta considerazione che tra sindromi premestruali e deliri di onnipotenza non ci facciamo mancare niente. E’ nell’ambito di questa varietà che esseri tra l’umano e il divino amano calarsi nelle noie di noi poveri umani. Qualcuno, a volte, per volere di una forza universale e sconosciuta si manifesta e diventa Sindaco facendoci dimenticare la necessità di correre dietro ai ricordi di vecchie figure ormai passate, se non addirittura trapassate, appartenenti alla Democrazia Cristiana che un po’, ammettiamolo su, ci sapevano fare. Ricoprire un tale ruolo, capiamoci, non è da tutti e le doti che bisogna esibire per essere «Il Primo della classe» devono di certo essere fuori dal Comune. Ci serve un Superman, e in qualche caso dobbiamo andar fieri di chi frigge i pesci con l’acqua e allo stesso tempo pensa al bene collettivo partendo magari dal porto, capace di comandare alle betoniere con la forza delle parole di non preoccuparsi per ordini in contrasto con il suo, che magari arrivano dal comandante plebeo della polizia municipale, e di continuare perciò a fare il lavoro senza preoccuparsi di stupide reazioni. Se certi comportamenti ci sembrano simili a quelli dei bambini capricciosi all’asilo, state tranquilli, siamo noi qui in basso, sulla terra, a non capire un’amata cippa e il periodo che stiamo vivendo non è il Mesozoico della politica. Per di più secondo qualcuno oggi meno di ieri abbiamo bisogno di gente che ha il potere di traghettarci fuori da questa zona d’ombra in cui prende spazio la crisi d’identità perché certi uomini straordinari sono già in mezzo a noi. Mentre gli Oscar intanto rimbalzano come palline nel flipper delle strategie che fanno ripensare alla nuova stagione de «Il Boss delle cerimonie» e si fa largo l’idea che la riproposizione del minestrone riscaldato in quella specie di caularone è funzionale per la conquista del territorio di Ischia anche passando per personaggi che arriverebbero da altri Comuni, mi piacerebbe levarmela questa spina dal culo e realizzare il mio desiderio. Sempre se qualcuno non ha nulla in contrario. Come umano gradirei alla carica di Sindaco di Ischia un personaggio, e dietro di lui una squadra, con certe caratteristiche che non se ne vedono facilmente in giro. Che quando se ne sente il profumo deve venire la pelle d’oca a pensare di avere le stesse qualità olfattive di Michele che riconosce l’odore del Glen Grant con la sola imposizione della proboscide nel bicchiere. Tutto ciò partendo dalla considerazione che sarebbe interessante scoprire come la pazienza non se n’è andata a puttane. Che scambiare idee sui modi in cui si potrebbe trasformare in meglio Fantasilandia, parlando di green economy o semplicemente dichiarando il bisogno di trasparenza nei bilanci come negli appalti e nella spesa dell’amministrazione o che gli anziani non dovranno più fare la guardia ai cantieri per monitorare l’avanzamento dei lavori, farà parte del quotidiano. E a quel punto ridere di quando la logica pre-puberale governava i comuni.

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