CRONACA

Farmacia in default, “sì” del commissario al concordato

Il commissario giudiziale, dottoressa Anna Arabia, ha dato parere favorevole alla proposta di concordato avanzata da una farmacia situata sul territorio del comune di Ischia. Come alcuni lettori ricorderanno, l’esercizio commerciale in questione, per evitare il fallimento, aveva elaborato tale proposta di concordato preventivo: peraltro, è di pochi mesi fa la notizia sul concreto pericolo di fallimento che minaccia ben tre farmacie isolane, perché oltre a quella citata, rischiano tale epilogo anche due strutture nel territorio di Forio.

Parallelamente, oltre al parere favorevole alla proposta,sono stati ammessi al voto una serie di creditori tra quelli che non avevano privilegio, i cosiddetti chirografari, che non sono cioè assistiti da cause di prelazione.

Nella relazione il commissario ha dettagliatamente esposto i dati della procedura di concordato, dalle operazioni di inventario, alla sintesi delle cause del dissesto, per poi entrare nel merito del piano di concordato, con l’analisi dell’attivo e il piano triennale previsto nella proposta, le varie passività contabili ed extracontabili, oltre alla condotta del debitore, per arrivare infine ad esporre le ragioni della convenienza della proposta di concordato rispetto all’alternativa del fallimento. Il commissario ha ricordato che l’origine di questa negativa congiuntura va ricercata nella stipula di mutui stipulati con un noto istituto di credito, ma nel piano di rientro qualcosa non è andato per il verso giusto e così i gestori dell’attività sono stati costretti a fare domanda di concordato preventivo.

Entro il 17 novembre i creditori dovranno esprimere a loro volta un parere sulla proposta

Secondo la relazione, in caso di omologazione degli accordi per il mutuo contratto solidalmente dalle tre farmacie, la banca non subirebbe alcuna decurtazione del proprio credito, che verrebbe soddisfatto integralmente, cosa che la banca non avrebbe invece certezza di raggiungere in caso di dichiarazione di fallimento. Inoltre in caso di mancata omologazione si materializzerebbe una tutela fortemente sbilanciata a favore della banca, anche a svantaggio della continuità aziendale.

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In definitiva, secondo il commissario, lo scenario alternativo – costituito dalla procedura di fallimento – verosimilmente non attribuirebbe margini di utilità ulteriori rispetto a quelli conseguibili con la soluzione concordataria, anzi, al contrario “potrebbe risultare compromesso il valore di realizzo della farmacia, ancor più che per le difficoltà oggettive che l’esercizio provvisorio dell’impresa comporterebbe, per il venir meno delle spinte motivazionali che hanno sotteso lo sforzo profuso nella gestione dell’attività in quest’ultimo arco di tempo, foriero dei positivi risultati della gestione rilevati al 31.08.2022”. La dichiarazione di fallimento potrebbe inoltre introdurre fattori di rallentamento nella liquidazione dell’attivo oltre ad incrementi delle passività, in considerazione delle ulteriori spese di giustizia e di procedura che andrebbero ad accumularsi. In conclusione, il Commissario giudiziale ha ritenuto di poter esprimere una valutazione sostanzialmente positiva sul piano proposto.

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Resta ora da vedere quale sarà il giudizio dei creditori ammessi al voto, anche se esso non sarà vincolante per la decisione finale del tribunale. I creditori dovranno infatti esprimersi sulla proposta di piano, la quale afferma che il valore della farmacia, secondo una perizia messa agli atti, è stato stimato in 2 milioni e 315mila euro. La proposta, formulata sulla base di un piano con continuità aziendale da realizzarsi mediante la cessione della licenza di farmacia e dei complessivi asset, prevede il pagamento integrale delle spese di giustizia e di tutti i creditori, secondo alcune percentuali e tempistiche: il pagamento dei creditori privilegiati in via integrale avverrebbe entro dodici mesi dall’omologazione del concordato, mentre il pagamento dei creditori chirografari, nella misura del 25%, si completerebbe entro il termine massimo prudenziale di tre anni dall’omologazione. I tempi di realizzazione del piano complessivo sono quindi prospettati entro i successivi trentasei mesi dall’omologa del piano concordatario con provvedimento passato in giudicato. In particolare, la proposta prevede la cessione dell’attività in favore di una impresa che dovrà essere individuata a norma di legge, e che proseguirà l’attività d’impresa assicurando e garantendo il pagamento del passivo concordatario, risultando lo stesso mantenimento della continuità aziendale strumentale al buon esito del concordato.

Sulla base di questi intenti, i titolari della farmacia intendono proporre un piano che innanzitutto contempli la cessione in continuità dell’azienda farmaceutica entro dodici mesi dalla definitività del decreto di omologa, che in assenza di opposizioni si stima possa avvenire entro il prossimo 31 dicembre. La cessione dell’asset potrà avvenire mediante procedura competitiva secondo le modalità che indicherà il Tribunale sul citato prezzo base di euro 2.315.000. Inoltre, il piano prevede la cessione di due unità immobiliari di Ischia, sempre entro i canonici dodici mesi dal decreto definitivo. Tale cessione potrebbe avvenire al valore di 300mila euro. Viene poi prospettato il realizzo di un credito vantato dal titolare dell’attività, pari a 400mila euro, verso un terzo, credito garantito da ipoteca giudiziale. In sintesi, un totale di oltre 3 milioni di euro.

Sulla base della relazione redatta dal commissario giudiziale e il voto dei creditori, i giudici della Settima sezione civiledovrebbero decidere il destino dell’azienda entro dicembre

È già stata fissata al 17 novembre la convocazione dei creditori per il voto sul piano. A quel punto i giudici della Sesta sezione civile del tribunale, forti della relazione appena consegnata, avranno tutti gli elementi in mano per decidere entro fine anno sulla proposta di concordato.

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