LE OPINIONI

IL PUNTO Quel museo avvolto nel degrado

Casamicciola/il museo del degrado: questa è la “ricostruzione. Doveva essere il simbolo concreto di una” rinascita” civile, culturale, economica, sociale e politica di casamicciola, la più antica stazione di cura, soggiorno e turismo dell’isola d’ischia, dopo una lunga fase di instabilità e di conflittualità amministrativa (5-6 sindaci in circa 10 anni, 3-4 commissari prefettizi) e di decadenza economica (11 alberghi e terme chiusi e la chiusura perpetua del complesso e delle terme del pio monte della misericordia) il “museo civico della villa comunale della bellavista” nell’ex-albergo Napoleon acquisito dal comune: tre funzioni – sede della municipalità, museo civico, parco pubblico – in un palazzo stile liberty di inizio ‘900 con un giardino a più livelli di circa 2mila mq.

Dalla vegetazione mediterranea con doppio panorama alla montagna e sul mare. Non ci voleva un architetto per disegnare il bello che già c’era. Bastava conoscere un po’ di storia locale, sentirsi parte di questo paese ereditato dai nonni, aver visto quello che i comuni di Ischia, lacco ameno, Forio, avevano già fatto. Così quando fui chiamato sul finire del 1999 ad allestire come “direttore onorario” il “centro culturale polivalente” nel palazzo ristrutturato con fondi europei di circa 5 miliardi di ex lire (2milioni e mezzo di euro) ci misi tutto me stesso e tutto quello che sapevo e potevo. Era il primo passo – concreto e fruibile – per un progetto di “trasformazione urbana” di casamicciola del quale scrivevo da almeno un lustro convinto nella bontà dello strumento del “patto territoriale”. Per il nucleo iniziale del museo civico potevo disporre del vasto materiale della monumentale monografia del terremoto del 28 luglio 1883 realizzata dal servizio sismico nazionale diretto dal dottor Roberto De Marco con il coordinamento scientifico del prof. Giuseppe Luongo. Monografia e mostra documentaria andavano a costituire il cuore della struttura museale. Poi il novecento documentato dalle foto degli Alınardı di Firenze e del fotoreporter ischitano Gaetano Di Scala. Ancora la sala della cartografia dei secoli 16simo è 17simo in originale e con la presentazione della prof. D’ora Nicola Buchner. Il “giardino mediterraneo” era avviato con le preziose piante donate dall’orto botanico di Napoli con la loro descrizione dello studioso Gioacchino Vallariello ma era necessario il completamento a monte ed a mare e l’accurata cura e gestione. Si apriva anche l’osservatorio geofisico sulla gran sentinella dopo 80 anni di cause liti e abbandono e si legava legalmente e materialmente al museo civile come “centro di ricerche pluridisciplinari” nei nomi di Giulio Grablovitz e Cristofano Mennella. Anche il giardino storico dell’osservatorio fu recuperato con piante mediterranee panchine per la fruizione pubblica e la posa della stele ad Alfred Rittmann.

Il progetto fu fermato per ignoti motivi da parte del sindaco Giosi Ferrandino nel 2004.il terremoto del 21 agosto 2017 ha colpito anche la villa bellavista. Ma da allora tutto è in abbandono. Un vergognoso ed anti-igienico abbandono. Il giardino è foresta incolta. Gli spazi esterni rudimentale parcheggio. Il simbolo a ricordo del convegno degli architetti del 2018 è parte delle macerie circostanti. “la ricostruzione funziona come un orologio svizzero” ha affermato con saccenza l’inefficiente commissario governativo Carlo Schilardi il 22 dicembre 2021 ad un giornale locale. Anche un orologio rotto due volte al giorno dà l’ora esatta. Ma per casamicciola o con il giorno o con la notte è l’ora più buia. 14.1.22 Giuseppe Mazzella direttore de il continente.

DIRETTORE DE “IL CONTINENTE”

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