LE OPINIONI

IL COMMENTO Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire

DI LUIGI DELLA MONICA

Da qualche giorno i social, le pubblicità a pagamento sui provider nazionali, tipo libero, Virgilio, Bing etc stanno diffondendo vetrine online di pacchetti turistici low cost per l’isola. Prendo atto di essere un vecchio trombone stonato ed inascoltato sull’argomento. Il “me ne frego”, nel senso storico e più cruento possibile, sovrasta l’astratto ideale di un opinionista perdutamente innamorato dell’isola e per questo fautore del turismo d’elite. Prendo a modello di paragone il Salento, terra delle bandiere blu, tanto nominate e brandite nei miei precedenti articoli. Un soggiorno per sette notti in alta stagione (ultima di luglio), in una struttura presente a Marina di Ugento (LE), avente 4 stelle formali, ma secondo me per esperienza diretta 3 stelle sostanziali, per due persone compreso il lido giornaliero con ombrellone in seconda fila e due lettini viene offerto a 1800 euro e le prenotazioni sono in corso di raccolta al massimo entro il mese corrente. Vi posso garantire che la distanza è 580 km da Napoli, le temperature sono mediamente 40 gradi, i servizi complementari totalmente assenti, ovvero carissimi (taxi, trasporto pubblico…). Pertanto, una coppia di coniugi o fidanzati che nell’estate 2023 vorrà trascorrere una vacanza medio-breve nel lontano, sperduto ma famoso Salento, dovrà pagare impegnandosi al massimo entro il 31 marzo circa 125 euro al giorno per pernottamento e pensione completa.

Non mi soffermo sulle offerte che sto vedendo da e per l’isola, perché non voglio entrare nel merito delle strategie aziendali dei proponenti, ma ritengo che sia ora di mettere la parola fine all’Ischia vendesi, stuprasi – badate bene il termine è quello che avete compreso – per pochi euro. Valutiamo i costi di un trattamento pensione completa a partire dalla ristorazione esterna. Se una coppia vuole dormire nella formula “bed without breakfast” e badate che mi è pervenuta voce che si trovano alloggi anche a 25 euro per persona al giorno, deve spendere 10 euro al mattino per una colazione medio-buona al bar, 50 euro per pranzo ed a cena si arriva sugli 80 in media: totale 165, diviso due 82,50. In termini microeconomici forse qualcuno pensa che le plusvalenze di reddito portate al seguito dal turista potranno essere distribuite e\o spalmate sulle altre attività produttive. Amaramente tutti sanno che non è così. Resse agli imbarchi, caos per le strade, ricerca selvaggia di un posto auto durante le ore mattutine e dell’aperitivo e notturne, cestini al ciglio della strada stracolmi di rifiuti di ogni genere. Tutto questo perché Ischia deve essere fruibile low-cost: posti letto, accoglienza, quantità, accumulo compulsivo del materiale umano, senza un’ottica imprenditoriale ecosostenibile.

In questo mi riallaccio al concetto “prenditore” teorizzato da Josep Ejarque. La risorsa mare, il tempio dell’economia ischitana per purezza delle acque, ahimè non valida per tutto il periplo dell’isola, e freschezza del pescato – da solo basti pensare la propulsione economica determinata del totano gigante – viene assolutamente lasciata a se stessa. Forse il trascorrere del letargo invernale, perché molti isolani sono imparentati agli orsi marsicani ed alle tartarughe terrestri, ha sopito il ricordo scomodo delle unità da diporto che violano le aree marine protette per ormeggiarsi, oppure le gare di motoscafi a largo con conducenti minorenni. Il famoso imperativo del “me ne frego”, basta che guadagno io e che a fine giornata pensi quando possa andare all’Ikea per comprare un nuovo cubo 35x35x35cm dove infilare i miei incassi giornalieri. La mentalità del piccolo cervello che sotterra il “talento” Ischia non ci abbandona, nemmeno dopo il terremoto e l’alluvione. Come dice il mio Collega Francesco Pero, “si cambia per non cambiare ed il gattopardo sembra un micetto spelacchiato”.

A proposito, poi si strapperanno le vesti i salotti radical e gli ambienti di alta cultura isolana a sostenere che tutto sommato verrà presto il 31 agosto e quindi avverrà la liberazione. Quasi mi vieni in mente un’omologia con il 25 luglio del 1943, ma al tempo l’Italia compiva il primo passo per liberarsi dal giogo della tirannia, l’isola il 31 agosto di ogni anno celebra a poco a poco il funerale della sua identità culturale e territoriale. Non voglio chiamare a paragone le cugine del Golfo, ma è notorio che i prezzi dell’isola d’Elba sono ben più alti, come anche quelli a Ponza, Lipari e le Egadi, per limitarmi al Tirreno. Io non riesco a spiegarmi se ciò sia frutto di una politica globale pensata da poche menti a tavolino e questo sarebbe molto grave, ovvero è semplicemente conseguenza del libero mercato che, in territorio insulare poco incline a fondare cooperative, consorzi o conferenze di servizi, pubblici o privati, ingenera l’effetto negativo dell’anarchia e della disomogeneità dei prezzi dei pacchetti turistici. Qualche settimana fa tutti i Sindaci ed i Gruppi di potere isolani si compiacevano dell’icona Ischia che sovrastava Milano, Roma ed altre città. Cosa pensate che penseranno, scusate il gioco di parole, quegli stessi utenti delle metropolitane milanesi esplorando le vetrine online di Sardegna, Salento ed Ischia, della cui bellezza non dubitano nemmeno per un istante? In Costa Smeralda si paga anche l’aria che respirano, secondo la direzione del vento e tutti zitti; in Salento godranno di bellezze selvagge ed incontaminate a prezzi medi, ma con servizi superficialmente organizzati ma esosi; a Ischia forse verrà non il residente del quartiere Brera, ma quello di Viale Certosa verso Quarto Oggiaro e credetemi sono zone che fanno più paura di Secondigliano negli anni’80.

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Con tutto il dovuto rispetto per questi ultimi citati, ma è notorio che Milano è la città impero del denaro, per cui o ci sono i soldi, oppure l’abitante sotto la Madunina è escluso da tutti i circuiti che contano, un po’ come la guida di un’auto senza patente.

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Ebbene non pensate, cari isolani, che vedendo prezzi così bassi il milanese medio-piccolo, perché quello alto non ci guarda neppure, non viene assalito dal retro pensiero della predazione del territorio? Gli unici che ancora si comprano il sesterzo romano farlocco, per ricordare il dramma tragico comico del capolavoro neorealista di Totò-Fabrizi in Guardie e Ladri, sono gli americani, che nel 2022 Dio ci ha restituito, anche se zampino è stata la guerra in Ucraina, ma per gestire la presenza di questi ultimi vi è necessità di servizi di alto profilo. Un macellaio lucano del paese denominato Sasso di Castalda (in provincia di Potenza) mi raccontava che un suo cognato aveva un piccolo noleggio di lambrette d’epoca a Massa Lubrense: ebbene per 100 euro al giorno gli americani facevano la ressa per prenotare e fruire del viaggio guidato con guide turistiche a capo dei centauri dall’ultimo comune della Provincia di Napoli fino a Positano, con visita dei negozietti di prodotti e manifatture tipiche. Anche questo abbiamo dimenticato: i cesti intrecciati, le ceramiche ischitane che dovrebbero essere famose del pari di quelle vietresi… Ascoltate le parole, le litanie di un visionario dell’isola genuina dell’epoca di Rizzoli da proiettare nel futuro remoto della net economy, ma senza bassi costi.

* AVVOCATO

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Beta

Che l’isolano sia vorace fino a diventare anche masochista, non è più una notizia!
Quello che invece può fare la differenza, è la recente sentenza del TAR Campania, che vieta la locazione breve turistica continuativa senza struttura ricettiva.
Per fortuna il settore alberghiero potrà trovare un po’ di tregua, e l’extralberghiero rientrare nei ranghi.
Se i comuni non rilasceranno permessi a pioggia, e se scatteranno anche i dovuti controlli a chi non possiede i requisiti, forse finalmente agosto sull’isola potrà ritornare ad essere un po’ meno insopportabile…

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