Maria Napolano: la soprano che incanta Ischia Ponte
Di Valerio Nobler
ISCHIA – Bisogna ascoltarla, guardarla e pensarla Maria Napolano. Nemmeno l’esperto riuscirà al primo
colpo a capire da dove viene quell’arte, quell’ispirazione, quella sonorità. Sì, certo, Napoli, Ischia,
il Mediterraneo (che si riflette negli occhi, nei capelli e nell’incarnato di questa giovane soprano)
ma il rigore e l’impostazione di alta scuola hanno eco di Mittel-Europa così come il repertorio –
che è antico e moderno – ma spazia preferibilmente tra Bellini, Puccini, Leoncavallo, Giordano,
Verdi, e la liederistica tedesca da Brahms in poi. Mettiamoci Wolf, Shoenberg, Berg.
Peccato che in una sera d’inizio estate la Cattedrale di Ischia Ponte non traboccasse di pubblico.
Soltanto un selezionato pubblico ha potuto godere del recital per voce e pianoforte “alacre come
il fuoco dell’amor”, nel cui titolo riecheggia la poesia di Alda Merini. Complice in ciò la distrazione
isolana, il ciabattante struscio sul corso e la non impeccabile organizzazione: dov’erano locandine
e manifesti? Perché un piano elettrico nelle mani esperte del Maestro Luca Iacono, compositore e
direttore d’orchestra tra i più solidi sulla scena nazionale? (intenso il suo brano “Nuan con brio”)
che ha aperto il concerto). Qualche “colpa” va da sé ce l’hanno forse anche scelte musicali troppo
ardite per una “piazza” che più in là di Bovio, Murolo e Tagliaferri non va (quando va bene, anzi
benissimo). Ammette Maria: “Sì, ho scelto brani di non immediata comprensione e difficile
approccio tecnico che per questo necessitavano di notevole pulizia vocale, senza mai perdere di
vista il fattore espressivo. Era quello che cercavo e che mi interessava al momento. Nella seconda
parte, più ispirata al tardo romanticismo, ho potuto spaziare di più, proponendo la mia idea di
libertà con maggiore volume espressivo nella parte recitativa e dando più spazio alla voce
interiore”.
Sì, peccato davvero. In fondo si sa che nessuno è profeta in patria e Maria non se ne duole più di
tanto: in inverno volerà a Salisburgo per un recital anche qui per piano e voce, di cui l’artista non
vuole dire di più. Si sa solo che nella patria di Mozart ci sarà spazio anche per qualche classico
napoletano.
Maria Napolano è nata a Fiaiano, sull’isola d’Ischia, terza tra quattro fratelli maschi, sposata con
l’architetto napoletano Giacomo Sarnacchiaro. Diplomata in Canto al Conservatorio “San Pietro a
Majella” di Napoli sotto la guida di Tina Quagliarella, si è poi perfezionata all’Accademia Chigiana
di Siena con il soprano Raina Kabaivanska per lo studio dell’Opera e della musica da camera con il
Maestro Alain Meunier. Prosegue gli studi con Elio Battaglia diplomandosi all’Accademia
Pescarese con il massimo dei voti, alternando i suoi corsi alla Scuola “Hugo Wolf” di Acquasparta
(Terni) e all’Università Mozarteum di Salisburgo (dove è stata candidata al Premio Internazionale
tra musicisti: “Preistraeger”). Fa tesoro degli insegnamenti del soprano Rosanna Savoia e nel
2004 vince una borsa di studio del Conservatorio S. Pietro a Majella destinata ai migliori allievi in
carriera. Ciò le consente di interpretare il ruolo di Suor Angelica nell’omonima Opera di Giacomo
Puccini, ricevendo consensi di pubblico e di critica, tanto da ricevere un’ulteriore borsa di studio.
Nello stesso anno le è stato assegnato il primo premio al Concorso Internazionale “A. Bacchelli” di
Livorno (presidente della giuria Carlo Bergonzi).
Ha vinto numerosi concorsi internazionali (es. Concorso Renata Tebaldi a San Marino, menzione
speciale al Concorso U. Giordano, primo premio al Concorso Napolinova in Musica da Camera“, al
Concorso Città di Castello, Angri , Bacoli etc.). Giovanissima ha ricoperto ruoli da protagonista in
“le Nozze per puntiglio “ di V. Fioravanti, “ La serva padrona” di G.B Pergolesi ed “ Il filosofo di
campagna” di B. Galuppi al teatro Kursaal Santa Lucia di Bari. Interprete principale ancora in La
Boéhme, Madama Butterfly, Tosca ,I Pagliacci, Lady Macbeth, Andrea Chénier. Ha collaborato con
varie associazioni per la realizzazione di recital tra cui la Pietà dei Turchini diretta dal Maestro A.
Florio, concerti per il Maestro Roberto De Simone, concerti per la stagione concertistica di
Ravello, per la Fondazione di W. Walton a Firenze e a Ischia, per l’associazione H. Wolf ad
Acquasparta. Canta a Parma nell’Auditorium N. Paganini per il Regio Parma Festival, a Torino
nella stagione concertistica MITO, al Festival di Cartagine, delle Nazioni , di Città di Castello , di
Pescara etc.
Incide la colonna sonora del cartone animato giapponese BANZAI.
Ma l’attività di interprete non le basta. Maria Napolano indaga, esplora, approfondisce i mille
poteri, potenzialità e provenienza della voce umana. Nel 2017 supera un master in Vocologia a
Ravenna (tenuto dal professor Franco Fussi) che altro non è che lo studio della voce artistica.
Diventa esperta vocologa ma anche conferenziere per conto della S.I.E.M. ( Società Italiana
Educazione Musicale), docente in master-classes di Alto Perfezionamento Vocale, attrice in un
film americano di Arlie Visinapoon e nel frattempo (già da alcuni anni in realtà) avvia un’intensa
attività didattica, formando e preparando cantanti lirici ma anche pop, che sotto la sua guida
mietono successi nei vari concorsi locali ma anche nazionali (Maria tiene molto a citare in ordine
sparso i nomi di Daniele Cigliano, Imma Iaccarino, Alessandro Riff, Diego Iacono, Carolina
Silvestri, Valentina Senese, Erminia Verde, Erika Barbato, Federica Monti, Antonella Bifulco,
Chiara Buono, Giulia Capuano, Marika Lauro, Miriam Pilato, Rosanna Iacono, Vincenza Gallo, Silvì
Vargiu e tra gli ex allievi Miriam Cianciarelli, Andrea Apetino, Giovanni Apetino, Roberto Sollino,
Maira Salatiello, Carolina Palma, Valentina Piesco…).
“Ai miei allievi – racconta Maria – cerco di fare indossare il ‘vestito migliore’ tirando fuori la loro
espressione interiore perché solo così si arriva a chi sa ascoltare. Certo, si canta maggiormente
per sé stessi e non bisogna cadere nella trappola di dipendere dal giudizio altrui. Tuttavia i
riscontri nel nostro mestiere, gli applausi, il successo sono fondamentali”. Sì ma qual è il primo
ingrediente? “Bisogna cantare le parole e non le note: credo nel continuum tra suoni e silenzi e
occorre essere molto accorti alla voce del silenzio. Così si cura un’identità. L’errore che
commettono molti insegnanti e quello di costruire un allievo a propria immagine e somiglianza.
No, non sono d’accordo. Ogni artista deve esprimere la propria interiorità e bisogna aiutarlo”.