CRONACAPRIMO PIANO

DENTRO LE PIEGHE DELL’EVI

L’addio di Condurro, l’avvento di Basentini, la nomina di un CdA, poi la frenata: la composizione a 6 sarebbe contra legem. E sullo sfondo aleggia il disegno di ritornare alla figura dell’amministratore unico. Ecco intrighi e scenari possibili. Lo statuto della società e le due distinte versioni dell’articolo 16 ad alimentare il “giallo”…

In principio fu Condurro e la voglia matta del liquidatore di lasciare l’incarico. Un desiderio esaudito per la verità a fatica e dopo mesi di estenuante tira e molla con il professionista napoletano che dovette “alzare la voce” e le virgolette non sono affatto casuali. Poi, dopo un paio di assemblee saltate, ecco arrivare la nomina di Mario Basentini a presidente e la composizione di un CdA al cui interno ogni Comune isolano inseriva un nome di fiducia. E vissero tutti felici e contenti, anzi no. Perché sembrerà incredibile ma nonostante mesi e mesi di gestazione, alla fine il parto non sembra essere stato dei migliori. Il tempo di insediarsi e per il consiglio di amministrazione è iniziata la prima grana. La composizione a 6 non sarebbe possibile perché la norma prevederebbe al massimo 5 componenti. Nell’attesa di capire se le cose stanno davvero così (potrebbe, il condizionale è d’obbligo, servire un parere legale), nell’attesa l’interrogativo oltremodo inquietante non può che essere uno: se le cose stessero realmente così quale soluzione si potrebbe trovare? E’ chiaro che l’unica percorribile vedrebbe un Comune rinunciare al suo membro ma in tal caso verrebbe automatico chiedersi quale criterio verrebbe adottato per capire chi e perché debba fareil passo indietro. Si potrebbe pensare che il sacrificato potrebbe essere Serrara Fontana, sol perché ente in possesso di meno quote ma è pensabile che in alta quota accettino di rimanere fuori dai giochi a tempo indeterminato? Difficile, per non dire impossibile. E allora ecco che si potrebbe pensare a una turnazione ogni “X” anni ma questa ipotesi trova un ostacolo grande quanto un muro nel pensare che poi i Comuni più quotati all’interno della società come Ischia, Forio e Barano possano rimanere a turno senza un componente del CdA. Onestamente sembra improbabile, per non aggiungere altro.

Allora, volendo fantasticare un po’, una possibile strada da percorrere sarebbe quella del ritorno alla figura dell’amministratore unica, scartata inizialmente più o meno all’unanimità. Appunto, più o meno. Perché l’ipotesi, dentro le stanze dei bottoni del municipio di Ischia, non sarebbe affatto dispiaciuta in particolare al sindaco Enzo Ferrandino. Che secondo alcuni rumors di corridoio avrebbe rovato a fare bingo approfittando dello sponda di Forio e dell’appoggio del sindaco di Serrara Fontana Irene Iacono o meglio del suo vice Rosario Caruso, che non a caso si accompagna a Irene in tutte le occasioni che contano. Sarebbe stata un’operazione che avrebbe consentito di piazzare una tacca decisamente importante, magari anche parlando di un traghettatore a tempo, ma questo avrebbe dato scacco matto sia ad alcune velleità ischitane ed evitato anche l’ipotesi di un CdA. Ecco perché per un certo periodo, nemmeno tanto breve, ha circolato un nome che secondo alcuni bene informati era quello che Enzo Ferrandino custodiva già gelosamente in un foglietto, pronto a tirarlo fuori al momento opportuno. E quel nome apparteneva al redivivo Sandro Iannotta, in passato protagonista da professionista con la defunta ASSE ma anche da politico avendo ricoperto tra l’altro il ruolo di assessore in tempi non certo recentissimi. Un disegno che però non è riuscito ad essere portato a compimento perché non tutti i sindaci erano d’accordo nel lasciare ancora nelle mani di Ischia le redini dell’Evi. E così, dopo mesi e mesi delle precitate pressioni di Condurro, che voleva tornare a dedicarsi esclusivamente ai suoi affari partenopei, si è arrivati alla nomina del CdA. Va detto che in questo caso gli altri Comuni hanno consentito che il presidente fosse nominato dal Comune di Ischia e qui però sorge il dubbio che il lasciapassare sia stato concesso per una serie di rapporti di varia natura di esponenti politici locali oltre che per “consolidata tradizione” come ha voluto rimarcare anche sui media qualche sindaco. Una cosa è certa, la nomina di Mario Basentini a Ischia sembrerebbe dotata di due caratteristiche fondamentali: la prima quella di avere una chiara matrice, la seconda di non essere stata gradita all’unanimità. E così abbiamo detto tutto.

Ma adesso torniamo da dove eravamo partiti. E’ possibile un ritorno alle origini e cioè all’amministratore unico tanto bramato dal Comune di Ischia? Forse è fantapolitica e forse no ma prima di scandagliare l’argomento in ogni suo sfaccettatura bisogna comprendere una serie di dinamiche. La prima, su tutte, capire chi ha sollevato il problema del numero di membri del CdA. Perché se a farlo fosse stato il Comune di Ischia allora si potrebbe immaginare che l’ipotesi fatta non sia tanto peregrina. Strano però che nella riunione d’assemblea, dove avvenne la nomina, presieduta dal vicesegretario del Comune di Ischia Dott. Raffaele Montuori, nessuno si sia posto il quesito. Di tutto questo ci si è resi conto in seconda battuta, ma qualcuno potrà obiettare che queste siano cose tipicamente nostrane, in pieno stile “made in Ischia”.  

Ma non é finita qui. Andando a “scavare” sul sito internet dell’Evi abbiamo osservato con attenzione lo statuto della società ci si é imbattuti in due diverse versioni dell’articolo 16. Avete capito bene, due versioni. Quello sotto la voce atto costitutivo, allegato alla delibera costitutiva del 3 febbraio 2000, prevede solo un consiglio di amministrazione composto da un minimo di sette ad un massimo di undici consiglieri. Quello invece sotto la voce statuto, allegato alla delibera del 7 marzo 2023, prevede sia l’amministratore unico che il consiglio di amministrazione con un minimo di sei ad un massimo di undici consiglieri. Il diverso numero di consiglieri é legato sicuramente alla fuoriuscita del comune di Procida dalla società. 

Ma qui torna in gioco la famosa delibera n. 18 del 30 dicembre 2022, é infatti con questo atto – ormai arcinoto a tutti gli addetti ai lavori – che si procede alla modifica dell’articolo 16 dello Statuto, ma sono ad ora a dire il vero, senza aver letto attentamente gli atti, pensavamo che la modifica si fosse resa necessaria per consentire la nomina del CDA ed invece scopriamo che é esattamente il contrario. Tradotto in parole semplici, sarebbe servita per giustificare la nomina dell’amministratore unico. E a voler continuare a mal pensare probabilmente questa modifica sarebbe tornata utile per continuare a solcare il sentiero dell’amministratore unico. Un gran casino ma verosimilmente così è, se vi pare.

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