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Final Berth, patteggiamento per Trotta

ISCHIA. È infine arrivato il responso. Il Tribunale di Napoli ha accolto la richiesta di patteggiamento avanzata dall’avvocato Guido Izzo per il proprio cliente, l’ex colonnello della Polizia municipale di Procida, Giuseppe Trotta. Il verdetto è dunque quello atteso: due anni di reclusione con pena sospesa. L’ex Comandante dei vigili esce quindi definitivamente di scena tre anni dopo che l’inchiesta denominata Final Berth deflagrò investendo l’isola di Arturo. Il processo che ne seguì, con quasi venti imputati, vide tuttavia subito lo stralcio della posizione di Trotta nell’udienza preliminare del giugno 2016 quando il Gup Tommaso Miranda dispose il ritorno degli atti al pubblico ministero.  Fu infatti accolta l’eccezione sollevata dall’avvocato Izzo: nel marzo 2016, come previsto dall’art. 415 bis del codice di procedura penale, venne inoltrata al pubblico ministero la richiesta del suo assistito di essere sottoposto a interrogatorio, a cui il p.m. deve obbligatoriamente procedere. Il mancato svolgimento dell’interrogatorio fu riconosciuto dal giudice Miranda come motivo per annullare la richiesta di rinvio a giudizio per il colonnello. Analogo provvedimento di stralcio fu disposto anche per Vincenzo Ruocco, a causa di un’imprecisione nell’invio dell’avviso di conclusione delle indagini. Da allora i procedimenti viaggiarono divisi, anche per la successiva richiesta di patteggiamento prima accennata. Continuerà quindi solo per gli altri imputati il processo che si innesta sulle indagini, coordinate dalla Procura di Napoli (sezione reati contro la Pubblica Amministrazione), nell’ambito dell’inchiesta  che deflagrò a  gennaio 2016 scuotendo pesantemente l’intera comunità procidana. Secondo la ricostruzione operata dalla Procura di Napoli, il colonnello Trotta, avvalendosi soprattutto della collaborazione della Costagliola di Polidoro (considerata dagli inquirenti come l’alter ego del Comandante) avrebbe posto in essere una serie di condotte illecite nella gestione personalistica del delicato settore della Polizia Municipale, ufficio che, di fatto, sarebbe diventato una sorta di “feudo” del comandante; ciò avrebbe determinato una netta spaccatura tra il gruppo dei fedelissimi denominato “la squadra” (gratificati da posizioni di privilegio) e il gruppo dei dissenzienti, emarginati all’interno del Comando e destinatari di vere e proprie attività di dossieraggio. Al colonnello Trotta e alla Costagliola di Polidoro vennero contestati plurimi episodi di falso in atto pubblico, nonché calunnia, peculato e corruzione; al Coppola invece i reati di corruzione e falso in atto pubblico. Uno dei campi di intervento del colonnello Trotta sarebbe stato quello delle demolizioni di manufatti abusivi, disposte dalla Procura Generale della Repubblica di Napoli nell’ambito di diverse procedure denominate R.e.s.a., affidate per l’esecuzione proprio al Comando della Polizia Municipale di Procida: attraverso false attestazioni elaborate con l’ausilio di altri dipendenti comunali, nelle quali si dava atto, a seconda dei casi, della impossibilità di procedere alle demolizioni ordinate dall’autorità giudiziaria, ovvero dell’avvenuta demolizione, il colonnello Trotta di fatto avrebbe consentito agli autori degli illeciti edilizi di conservare la disponibilità dei manufatti abusivi, per poi tentare di scaricare le responsabilità sul sindaco di Procida. Sempre secondo gli inquirenti, il colonnello Trotta e l’impiegata Costagliola di Polidoro si sarebbero adoperati anche per favorire l’attività edilizia della “Paco beach” mediante la consapevole omissione di controlli sui lavori in fase di esecuzione, l’adozione di una pluralità di provvedimenti di favore. Trotta e Costagliola di Polidoro si sarebbero poi appropriati di somme di denaro destinati al Consorzio di gestione dell’area marina protetta Regno di Nettuno. Ulteriori favoritismi sarebbero stati realizzati da Trotta nell’affidare indebitamente e senza alcuna selezione preventiva lavori pubblici  per un totale complessivo di oltre 50.000 € ad una ditta amica, priva dei necessari requisiti e peraltro cancellata dal registro delle imprese. Per evitare la diffusione di notizie sull’illecita gestione del Comando di Polizia Municipale, secondo l’accusa il colonnello Trotta avrebbe creato false dichiarazioni, facendole poi firmare da alcuni componenti della Polizia Municipale (con la prospettiva che, in caso contrario, avrebbe fatto perdere loro il posto di lavoro), con le quali costoro accusavano l’agente Vincenzo Intartaglia di aver sottratto timbri e verbali dall’ufficio, e conseguentemente minacciava l’Intartaglia di usare contro di lui tali dichiarazioni per indurlo a non denunziare le appropriazioni di denaro. Trotta avrebbe anche disposto attività di dossieraggio ai danni del segretario generale del comune di Procida, seguito e fotografato mentre si allontanava dall’isola a bordo di un traghetto in orari di lavoro, nell’erroneo convincimento che questi fosse rigidamente vincolato agli orari di entrata e uscita dal luogo di lavoro. Il processo agli altri imputati è comunque ancora

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