Firma indebita, funzionario nei guai
Un professionista di una pubblica amministrazione isolana denunciato all’autorità giudiziaria con l’accusa di usurpazione di funzioni pubbliche: si sarebbe recato in un cantiere oggetto di RE.S.A. da parte della Procura, siglando gli atti successivi al sopralluogo pur senza averne titolo
Dopo l’avviso di garanzia a carico di un consigliere comunale di Ischia, c’è un nuovo caso che arriva a scuotere il mondo della pubblica amministrazione isolana. Anche in questo caso parliamo di una vicenda decisamente complessa e sulla quale per la verità non si conoscono molti dettagli, sulla quale vige il massimo riserbo e quest’ultimo particolare ci porta a pensare che il caso stesso possa anche essere foriero di ulteriori sviluppi. Secondo le scarne notizie in nostro possesso, gli agenti del commissariato di polizia di Ischia hanno denunciato in stato di libertà all’autorità giudiziaria un funzionario in servizio presso un ente locale isolano. L’accusa indirizzata al professionista è quella prevista e punita dall’articolo 347 del codice penale, ossia usurpazione di funzioni pubbliche. Ma che cosa avrebbe combinato di tanto grave il soggetto in questione? Secondo una ricostruzione dei fatti che dovrebbe essere in ogni caso abbastanza attendibile, l’uomo si sarebbe recato a un sopralluogo presso un’area di Ischia che era stata oggetto di un provvedimento R.E.S.A. da parte della Procura della Repubblica di Napoli, qualificandosi come dirigente dell’ufficio tecnico comunale. Non solo, in virtù dello stesso titolo avrebbe anche firmato gli atti successivi al sopralluogo nonostante non potesse farlo dal momento che il responsabile dell’ufficio in questione era in realtà il soggetto terzo e non chi aveva visitato il cantiere.
Ma non è tutto. A quanto sembra i poliziotti avrebbero appurato in primo luogo che il tecnico in questione non ha mai ricevuto una delega per recarsi sul posto in luogo del funzionario che ne aveva titolo ma lo stesso responsabile avrebbe riferito agli inquirenti che aveva incaricato altro personale di quel sopralluogo e di non aver mai chiesto a chi realmente si era portato in loco di provvedere a svolgere quelle mansioni. La vicenda ha creato non pochi imbarazzi presso gli uffici comunali al punto che il primo cittadino con un decreto ad hoc ha provveduto a sopprimere l’area diretta dal professionista denunciato concludendo di fatto il rapporto lavorativo e di collaborazione con lo stesso. Insomma, come si nota siamo dinanzi a una vicenda complessa e che ha ancora diversi punti da chiarire, su tutti perché mai il professionista ci abbia tenuto così tanto a recarsi nel cantiere oggetto della R.E.S.A. per quanto non fosse assolutamente di sua competenza. Gli investigatori hanno così deciso di vederci chiaro ma in primo luogo di vedere confermati i propri sospetti e per questo motivo hanno sentito anche a sommarie informazioni alcune figure presenti all’interno della macchina comunale.
In particolare, a sfilare presso gli uffici del commissariato di via delle Terme sarebbero state due architette, attuale ed ex responsabile del servizio con competente sull’edilizia privata e in particolare sulle procedure RE.S.A. della Procura della Repubblica che hanno a che fare con il Comune in questione. Dalle attività investigative è emerso che il giorno seguente alla RE.S.A. – che aveva avuto la sua genesi lo scorso 13 settembre – il professionista in questione si trovava in quiescenza e dunque non avrebbe potuto assolutamente era presente o avere qualsivoglia ruolo nella procedura in oggetto. Anche se lo stesso risultava essere stato prorogato con un apposito decreto fino al 31 luglio, comunque scaduto, e che la norma prevede in automatica un ulteriore proroga per il periodo di 45 giorni. Ad ogni buon conto, per avere informazioni più precise i tutori dell’ordine sentivano come detto la responsabile di settore che confermava che le procedure RE.S.A. e l’edilizia privata erano esclusiva competenza del suo ufficio. Anche un’altra collega, che era stata responsabile di quel servizio fino al 15 settembre, riferiva di essere stata informata della procedura RE.S.A. soltanto il giorno di inizio delle operazioni: la professionista avrebbe anche incontrato il collega poi denunciato mentre stava recandosi sul cantiere chiedendogli perché si stesse recando sul posto. Dove tra l’altro ella aveva inviato un geometra appartenente al suo ufficio. Non solo, confermava anche di non aver mai richiesto quella presenza oggettivamente inopportuna sul posto. Da qui la decisione di deferire il soggetto all’autorità giudiziaria per il reato previsto e punito dall’art. 347 del codice penale, che prevede una reclusione fino a due anni.