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Focus sulla vendemmia 2017, Nicola Mazzella: «Rese inferiori, ma alta qualità»

Le stagioni non sono più quelle di una volta. È un modo di dire che spesso fa sorridere ma, diciamolo pure, mai affermazione fu più esatta. Fare programmi nei campi e in vigna diventa sempre più un’impresa: annate piovose che si susseguono ad annate siccitose e viceversa. Una cosa però è certa: in tutta Italia ricorderemo l’anno in corso non solo per i terribili incendi che hanno letteralmente devastato il profilo geologico del nostro paese ma anche per l’incredibile quanto assurdo andamento meteorologico, con condizioni veramente estreme. Il 2017 ci ha donato tanto sole (forse troppo) e una siccità memorabile che ha messo a dura prova vigneti e uomini, speranze e aspettative. Dopo il periodo primaverile, caratterizzato da una ridotta piovosità e temperature mediamente più alte rispetto alla media, si è entrati in un’estate da record, segnata da caldo terribile e totale assenza delle piogge, salvo piccolissimi e inutili temporali sparsi. Il risultato? Condizioni di stress idrico molto pesante per le viti, sottoposte ad una realtà quasi di tipo africano e di conseguenza, vendemmie in netto anticipo rispetto alla media. Le prime previsioni di Coldiretti e Assoenologi non sono state confortanti poiché indicano una produzione di vino e mosto in Italia di 41,1 milioni di ettolitri, inferiore di ben 13 milioni rispetto allo scorso anno. Come per dire che il sole e la siccità hanno compromesso almeno un quarto della vendemmia, con stime che vanno al ribasso in tutte le regioni.

Toscana e Umbria piangono un 35% in meno, stesso trend per Sicilia e Sardegna, più fortunata la Campania che stima solo il 12% in meno rispetto allo scorso anno. Ma se Atene piange, Sparta di certo non ride poiché l’Isola, sebbene fortunata da un punto di vista geologico e climatico, mostra nelle previsioni un calo di produzione non considerevole, se rapportato ai numeri citati in altre regioni, ma di sicuro importante per quelle che sono le produzioni in volume. Si parla di una media di circa il 15% in meno rispetto allo scorso anno. E quando il gioco si fa duro, i duri, quelli veri, cominciano a giocare, tirano fuori gli artigli e si preparano ad affrontare il lavoro più importante dell’anno, sperando che i sacrifici di una vita non vadano persi per colpa di un clima bizzarro e poco benevolo. Nicola Mazzella è uno di quei duri e puri d’animo allo stesso tempo. Il sacrificio? Non ha mai fatto paura e le sfide, al contrario, lo incitano a fare meglio, a fare sempre di più. “L’annata, parliamoci chiaro, è stata disastrosa” racconta “noi ci salviamo perché conoscendo le zone abbiamo il polso della situazione e sappiamo raccogliere le uve, vendemmiandole e assemblandole in un certo modo, cercando comunque di avere un buon prodotto”. Parole in linea con l’andamento nazionale le cui stime, se confermate, rappresenterebbero il minimo storico degli ultimi 50 anni.

Ci si aspettava sicuramente una vendemmia povera in Italia ma non tale da annoverarla, addirittura, tra le più scarse dal dopoguerra, superando di gran lunga quella del 2003, come ricorda Nicola: “Per noi quell’annata, invece, fu anche peggiore. Facemmo 45 quintali a ettaro e in inverno neanche una goccia; solo vento da nord che, da queste parti, è come avere il sole a 40 gradi. E, a fine agosto, in vendemmia era tutto cotto”. Quest’anno, invece, la vendemmia delle Cantine Mazzella, iniziata il 2 settembre e tuttora in corso, si attesta su 80 quintali a ettaro con un calo medio del 15%. Rese inferiori, quindi, ma di qualità, per il Piedirosso soprattutto. “Sicuramente non è un’annata favorevole per i bianchi, ma il piedirosso non avrà nessun tipo di problema, sarà spettacolare” afferma Nicola Mazzella. C’è da dire, infatti, che questa situazione di tempo così soleggiato e secco ha regalato una quasi totale assenza di attacchi delle malattie della vite, almeno sul versante est dell’Isola. Ed è pur vero che un raccolto segnato dalla siccità porta ad acidità ridotte (a discapito, quindi, dei vini bianchi) ma gli accumuli zuccherini elevati e le buone concentrazioni, unite a qualche pioggia ristoratrice e alle basse temperature notturne, ha comunque favorito una migliore maturità fenolica delle uve.

Discorso a parte per i vini bianchi, cuore pulsante della viticoltura ischitana, il cui andamento sembra rispecchiare quello del 2003, quando il contenuto zuccherino dell’uva era molto elevato. “Abbiamo avuto un 5% di problemi sull’uva dopo l’invaiatura qui sul lato est, nelle zone maggiormente esposte al sole, in stress idrico già da fine giugno. Lì dove potevamo anticipare la raccolta, l’abbiamo fatto, vendemmiando prima la base spumante. Poi man mano e per zone abbiamo iniziato tutto il resto. Nelle parti più interne, dove l’uva non ha sofferto” continua Nicola Mazzella “era invece spettacolare”.  Ma tutto questo influirà sul prezzo finale della bottiglia? Sembra proprio di sì. Aumenti molto contenuti e anche questo è un trend che sembra essere in linea con tutta la produzione nazionale, specie se si parla di vini bianchi. La vendemmia 2017, precoce e scarsa, riserva però anche aspetti positivi e chi ha saputo lavorare la vigna nella maniera adeguata, assecondandone le necessità, è stato premiato.  Il clima caldo e secco ha favorito uve molto più sane della media, con una sensibile riduzione di fitopatie, come peronospora e oidio, a cui è seguito un minore numero di trattamenti fitosanitari. Bere poco ma bere meglio, insomma e vedremo in fermentazione cosa succederà.

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Al momento, come conferma Nicola Mazzella ci sono profumi molto dolci, profumi di frutto maturo, come la susina gialla, meno agrumati proprio perché l’uva ha una concentrazione superiore. Inoltre, il lavoro dei 46 conferitori è stato prezioso, sia per la sanità delle uve sia per il volume del raccolto totale. Ed è tempo di progetti in casa Mazzella: in cantiere ci sono voci di espansione aziendale con l’acquisto di nuove vigne, la presenza poi al Merano Wine Festival  il prossimo novembre inorgoglisce Nicola e tutta la famiglia per la selection avvenuta ad opera dello stesso Helmut Koecher, presidente e fondatore dell’evento cult tra critici e appassionati: unico partecipante dell’Isola, Nicola Mazzella confida che i cavalli di battaglia Nero 70 e Villa Campagnano rappresenteranno l’azienda e il territorio ischitano, il prossimo novembre a Merano. La consueta partecipazione al Vinitaly di Verona e l’acquisizione di nuovi importatori in Germania, mentre l’America chiede sempre più vino da importare dall’azienda di Campagnano. Il futuro di Nicola Mazzella è però in “rosa” ed è questo sicuramente il regalo più bello di quest’annata 2017 poiché a dicembre è attesa la nascita del secondo figlio di Nicola e della moglie Valentina: una femminuccia che fa ben sperare tempi sereni e una notizia del genere è come il profumo dell’ uva appena raccolta, riesce sempre a renderci felici!

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Malinda Sassu

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