CRONACA

Forio, capitozzatura sotto accusa: e c’è chi parla di “tragedia”

La tecnica di potatura radicale torna ad infiammare il dibattito. Inutile e dannosa secondo gli ambientalisti il modo di ridurre la chioma degli alberi che rende scheletrico il patrimonio arboreo

Capitozzatura, è una tecnica adatta al patrimonio arboreo isolano? Il dibattito si infiamma tra gli ischitani mentre le conseguenze del taglio radicale si possono vedere già in giro sul territorio. La capitozzatura è una tecnica di potatura che taglia i rami al di sopra del punto di intersezione con il tronco o con qualsiasi altri ramo principale in modo che rimanga soltanto una piccola parte della chioma dopo una rimozione molto drastica. Il colpo d’occhio in effetti è impressionante e fa rassomigliare i tronchi degli alberi a degli scheletri, solo un simulacro dei fusti frondosi che arricchiscono il panorama.

Ed è nel cuore di Forio che la recente potatura radicale effettuata che ha suscitato l’indignazione della Lega Animali e ambiente delle isole del Golfo che tuonano: «Quanto alla potatura, è fatta male e non c’è dubbio. Non è tanto un problema di periodo ma di modalità di potatura. La capitozzatura è una tragedia, dovremmo legarci agli alberi come forma di protesta».

CAPITOZZATURA: PERCHÉ’ E’ RITENUTA DANNOSA

Utilizzata per ridurre drasticamente le dimensioni degli alberi potenzialmente pericolosi, la capitozzatura è ritenuta addirittura più pericolosa a lungo termine. La capitozzatura può ridurre la totalità delle foglie di un albero ed è risaputo che le foglie servono a creare, attraverso la fotosintesi clorofilliana, le sostanze nutritive che consentono all’albero di vivere. Rimuovendole tutte l’albero rimane quindi “a digiuno” senza l’energia necessaria ad alimentare tutte le sue parti. Come reagisce l’albero a questo traumatica privazione? Producendo rami più lunghi e sottili in modo da recuperare nel più breve tempo possibile il volume fogliare. Un meccanismo che richiede un enorme impiego di energie che l’albero preleva dalle sue riserve e se queste energie non vi sono c’è una grande possibilità che l’albero possa morire. La capitozzatura, secondo una teoria diffusa, risulta essere quindi più vulnerabile agli insetti e alle malattie.

Ma qual è un’adeguata alternativa alla capitozzatura?

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Quando un albero deve essere ridotto in altezza o diventa troppo ingombrante è possibile ridurne la chioma senza distruggerne l’aspetto e, soprattutto, senza grossi tagli. Se un ramo deve essere accorciato, lo si può fare rimuovendolo a partire dall’inserzione con un ramo secondario (taglio di ritorno). In questo modo l’albero è in grado di rimarginare la ferita del taglio in un lasso di tempo accettabile. Le regole da rispettare sono precise: è necessario stare attenti al diametro del ramo laterale che non deve essere inferiore ad un terzo del diametro del ramo asportato; non dovrebbero essere rimossi rami con diametri maggiori di 7-10 cm; non dovrebbe essere rimosso più del 30% delle foglie. I periodi in cui eseguire una potatura di questo tipo sono l’inverno e la tarda primavera-estate, come sottolineato dal sito isaitalia.org.

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