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Forio, la “diagnosi” di Franco Regine e la porta aperta al ritorno

Di Francesco Ferrandino

FORIO. Sono passati oltre due anni dal termine del suo lungo mandato come primo cittadino del comune del Torrione, ma la passione politica è sempre intatta, così come l’attenzione nei confronti delle vicende che riguardano il suo amato paese. Impegnato sin dal 1975 nella politica attiva, nei vari ruoli di consigliere, assessore, vicesindaco, Franco Regine dopo dieci anni consecutivi alla guida dell’amministrazione foriana vive con tranquillità il suo (momentaneo?) allontanamento dalla scena ma, ascoltandolo e leggendo tra le righe i suoi commenti, forse non è detta l’ultima parola: potremmo nuovamente rivederlo in campo.

Dottor Regine, da qualche anno è lontano dalla politica. Vive bene questo distacco, oppure c’è una certa nostalgia?

«Nessuna nostalgia. Chiaramente la passione c’è sempre. Tuttavia dopo quindici anni, di cui cinque da vicesindaco con Franco Monti e dieci anni da sindaco, con tanto lavoro svolto, era ora di tirare il fiato. Al momento vivo benissimo questa mia condizione di libero cittadino. Auguro agli attuali amministratori di saper risolvere i problemi e di andare avanti, anche nel solco di quelle iniziative già messe in cantiere dalla mia amministrazione, continuando a sviluppare una progettualità di recupero del paese, che ha ancora bisogno di tanti interventi, ma soprattutto di tanta passione».

Molti comunque sostengono che Lei stia “affilando le armi” per tornare in campo. C’è del vero?

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«No, le assicuro che sono soltanto voci. Non ci penso proprio, guardi. Possiamo tranquillizzare coloro che amministrano, a cui invio tutta la mia solidarietà, conoscendo le problematiche che si presentano quando si amministra un paese così complesso, ma così affascinante, come è Forio. Vedo comunque che tante opere che io avevo già messo in cantiere si stanno fortunatamente realizzando. Ad esempio, la riqualificazione e la valorizzazione del Molo Borbonico è basata su un finanziamento che io ho intercettato con la mia amministrazione, così come anche i lavori fognari sul Cuotto, che originano da un nostro vecchio progetto portato avanti di concerto col Ministero dell’Ambiente».

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Quindi, almeno a livello delle opere infrastrutturali, Lei vede una certa continuità con la sua precedente amministrazione.

«Certo, ed è quello che andrebbe spiegato a molti. È naturale che, nella continuità amministrativa, chi viene chiamato a governare il paese prende il buono ma anche il meno buono di ciò che la situazione presenta. Leggo spesso di inutili polemiche che cominciano con frasi del tipo: “Stiamo risolvendo i guai lasciatici in eredità dalla precedente amministrazione..”. Ecco, frasi del genere generano in me un certo disappunto, perché si tratta di banalità del tutto gratuite. Anch’io, quando sono stato eletto sindaco, ho ereditato i problemi, i guai, i progetti delle precedenti gestioni, ma ripeto, è una cosa del tutto naturale nell’ottica della continuità amministrativa. È irrealistico pensare che quando si ascende ai vertici dell’amministrazione si possa trovare una situazione completamente rosea. Anzi, direi che il comune di Forio, per quello che ho potuto capire, è probabilmente quello che si trova nella situazione meno problematica tra tutti i comuni isolani, perché abbiamo sempre condotto una saggia politica amministrativa. Se ponemmo in liquidazione due società, quali la Torre Saracena e Pegaso, fu proprio per evitare che il comune andasse in dissesto, rendendoci conto tempestivamente che la gestione andava affrontata in maniera diversa. Abbiamo fatto scelte coraggiose, come quelle di affidare l’area portuale a una società dove il comune di Forio detiene il 51%. Se poi l’amministrazione non riesce a far comprendere ai soci privati che essi sono una minoranza, ciò non è certo colpa dell’impostazione data dalla mia precedente amministrazione, quando prevedemmo di mantenere la maggioranza del porto, per avere la certezza che tale bene strategico rimanesse sempre di proprietà di tutti i Foriani. Ritenemmo che lo sviluppo del porto avrebbe dato grandi benefici a tutto il terziario, al comparto turistico, alberghiero e ristorativo del territorio».

Proprio riguardo al porto, sembra che la gestione non sia proprio ottimale, a giudicare dalle ultime vicende, compresi alcuni forti contrasti che sarebbero sorti tra i soci.

«E’ chiaro che le cose funzionano soltanto se le persone che compongono l’amministrazione le fanno funzionare. Altrimenti, come nel caso della vicenda riguardante la Colombaia e della Fondazione annessa, dove sembra che per oltre due anni abbiano “dimenticato” di occuparsene, è naturale che poi i problemi esplodano di colpo e in modo fragoroso».

Negli ultimi tempi l’attuale amministrazione guidata dal sindaco Del Deo sembra riscuotere minori consensi. Secondo Lei, c’è stato qualche errore particolare?

«Diciamo che forse le persone si erano anche affezionate al mio modo di amministrare, più aperto alla cittadinanza, mentre oggi al Comune adottano un altro sistema, più “chiuso”, meno partecipativo. Quindi probabilmente, dopo dieci anni c’è stata un’inversione di rotta che ad alcuni non è piaciuta. Poi si aggiungono altri elementi congiunturali, che sicuramente non aiutano chi sta amministrando, ma fondamentalmente veniamo anche da due esperienze diverse, io e Francesco Del Deo, persona che stimo e che considero un caro amico; anzi, non nascondo che io l’ho votato e ho invitato altri a votarlo. Il sindaco ha tutta la mia stima e spero che nel resto del mandato sappia recuperare questo trend leggermente negativo, che a mio parere è più nella percezione che nella realtà dei fatti, ma di sicuro bisogna essere un po’ più “popolari”, senza timore di scendere tra la gente, confrontarsi, anche in maniera “vivace”, accettarne anche le critiche costruttive e farne tesoro. Infatti durante il mio mandato, io ero praticamente in “riunione permanente” con i cittadini».

Secondo Lei, Del Deo dovrebbe quindi tastare più da vicino il polso del Paese.

«Sì, direi che forse una delle lacune dell’attuale amministrazione è proprio in queste remore nell’aprirsi ai cittadini, e da questo atteggiamento deriva un’impopolarità che Francesco Del Deo non merita, da navigato democristiano di vecchia scuola quale è, capace di capire bene gli umori e la pancia della gente. E che non ha certo bisogno dei miei consigli, sono convinto che saprà agire bene nel prosieguo del mandato. L’unica cosa che consiglierei al sindaco è quella di recarsi personalmente nei quartieri di Forio, per sentire dalla viva voce dei cittadini le problematiche vissute nelle varie zone. Fra l’altro, io non ho mai goduto di maggioranze “bulgare”, cioè di consensi così larghi, a livello di numeri, in consiglio comunale. Ho sempre dovuto fare i conti in maniera risicata, talvolta rocambolesca, guardandomi da “agguati”. Eppure abbiamo comunque raggiunto importanti risultati. Probabilmente il punto di forza è stato proprio il fatto che per dieci anni ho sempre tenuto la porta aperta ai cittadini, posso dire di essere stato un sindaco molto popolare, anche discusso, certo, ma la dialettica politica è tanto importante quanto la democrazia stessa: attraverso i miei mandati amministrativi, e inserisco anche il quinquennio come vicesindaco di Franco Monti, abbiamo sempre fatto intendere ai cittadini che non avevano nulla da temere dal “palazzo”, anzi, che potevano tranquillamente esprimere le proprie opinioni, anche in modo piuttosto “colorito”. Credo che nessun altro sindaco abbia fatto fronte a proteste eclatanti come quelle da me affrontate, ad esempio quando abbiamo cercato di risolvere il problema dei rifiuti. Ci si deve far carico del ruolo e lo si deve interpretare nel pieno rispetto del cittadino e col senso civico che al ruolo compete».

E per quanto riguarda il resto dei componenti dell’amministrazione?

«L’amministrazione attuale annovera molti giovani professionisti, pieni di voglia di fare, con un importante know-how che io nella mia amministrazione probabilmente non avevo, soprattutto nel mio primo mandato, quando la maggioranza per lunghi tratti era davvero risicata, senza troppa tranquillità in fase progettuale. Oggi l’amministrazione ha i margini per agire con maggior sicurezza, e va detto che ci sono anche diversi aspetti in cui l’azione di governo deve assolutamente migliorare».

Ad esempio?

«Beh, dico la verità, dal punto di vista estetico, dell’ordine e della pulizia, non mi sembra che il paese abbia fatto molti passi avanti. Prendiamo Citara, che io ho sempre ritenuto una delle maggiori attrattive del mio comune: quando ci passo oggi, mi piange il cuore vederla ridotta a un cantiere permanente. Il belvedere che avevamo realizzato sulla passeggiata per Citara era davvero uno dei più belli, mentre oggi si vedono soltanto camion e cantieri, da Cava dell’isola fino alle Pietre Rosse. Pensiamo allo “spettacolo” che si presenta ai turisti».

Alla vigilia dell’ultimo consiglio comunale, si sono evidenziate alcune crepe nella maggioranza, con la polemica tra il presidente del Consiglio Michele Regine e il consigliere Giuseppe Colella.

«Secondo me sono soltanto normali schermaglie politiche, come ce ne sono sempre state. In questi frangenti tocca al Sindaco rimettere ordine tra le file della sua maggioranza. Bisogna serrare i ranghi e dirsi chiaramente se c’è la volontà di continuare, altrimenti si va a casa. È inutile “galleggiare”, per poi rischiare di rimanere invischiati in contrasti che possono soltanto nuocere all’azione amministrativa. Comunque secondo me al momento nella maggioranza ci sono solo “scosse di assestamento”. In fondo non è trascorso nemmeno metà mandato c’è tutto il tempo e il modo di trovare la direzione e la coesione giusta. Mi auguro che abbiano il buonsenso di trovare i motivi per stare insieme e non per dividersi. Quello che manca, secondo me, al momento, è una seria programmazione di sviluppo del paese, almeno di medio termine, un anno o due, con la prefigurazione degli obiettivi. Un’efficace azione amministrativa parte sempre da qui».

Non la si vede più molto spesso in giro, eppure sembra molto informato.

«Certo, ora assisto alle vicende politiche da osservatore esterno, senza intenzione di tornare in campo né di infastidire chi amministra, però resto sempre costantemente informato sulla realtà isolana e su quella del mio paese: ogni mattina, mentre mi reco al lavoro presso l’Ospedale Cardarelli di Napoli, la mia prima lettura è proprio “Il Golfo”. Dal 1975 in poi mi sono occupato per decenni della vita politica e amministrativa di Forio in vari ruoli, ho quindi una certa esperienza di fatti e persone, e ciò mi aiuta a interpretare le notizie e le vicende politiche, con gli annessi possibili retroscena. È vero, in piazza non mi si vede quasi mai, volutamente non partecipo ad alcun evento istituzionale, perché ritengo che ciascuno, quando termina il proprio mandato elettorale, deve farsi da parte per rispetto di chi in quel momento si sta assumendo la carica e la responsabilità di amministrare il comune, con gli annessi oneri e onori».

A distanza di tempo, può dirci perché la maggioranza uscente non si presentò alle passate elezioni del 2013?

«Essenzialmente fu a causa di discussioni interne riguardanti la leadership. Si crearono dei dissapori, delle schermaglie, che impedirono la designazione di una figura destinata a succedermi, cosa che ci portò impreparati al termine finale a ridosso delle elezioni».

Si parlò di un accordo tacito per lasciare campo libero a Del Deo.

«No, no, lo smentisco nella maniera più assoluta. Sono appunto “leggende” che nascono dalle chiacchiere da bar. Ripeto, la verità è che l’amministrazione uscente, dibattendo all’interno senza trovare una convergenza, si trovò impreparata all’appuntamento elettorale, senza poter approntare una squadra in grado di ottenere il consenso. Ma comunque, dopo tanti anni di amministrazione, suggerii ai miei collaboratori e sostenitori che forse era anche il momento di fermarci un attimo, di lasciare spazio a un certo ricambio. Non guasta, ogni tanto, stare un pò alla finestra. E chissà, magari potrebbe darsi che l’elettorato, in futuro…»

Dottore, ci sta forse ripensando? La vedremo di nuovo in pista?

«Guardi, io resto un cittadino di Forio, coi miei diritti civili. Se ci dovessero essere le condizioni, un programma serio, e un gruppo di validi collaboratori, valuterei l’opportunità. Cosa di cui al momento, sia per i tempi, sia per la mia attuale indisponibilità, è del tutto prematuro parlare. La passione politica, quella c’è sempre».

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