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Alla scoperta della capanna greca del Chiarito

Di Isabella Puca

Forio – L’isola d’Ischia continua a custodire tesori storici e archeologici di inaudita bellezza, uno di questi è il sito archeologico di Punta Chiarito che sarà illustrato domenica prossima, a partire dalle 11:00, dalla professoressa Maria Lauro che ha partecipato alla campagna di scavo nel sito.  Gli scavi del Chiarito sono molto importanti e costituiscono un unicum nel panorama dell’archeologia magnogreca; il sito archeologico è molto simile a quello di Ercolano, ma più vecchio di 7 secoli. Duemilasettecento anni la colata lavica di una disastrosa eruzione ricoprì l’intera area. Fu nel 1988 che, nel corso di un sopralluogo nella Cava Fumerie, due vigili urbani, recatisi lì per verificare la situazione di dissesto idrogeologico, fecero una scoperta: ritrovarono alcuni frammenti di anfore grezze, segno che lì, in un passato molto remoto, c’era stata vita. Nell’ottobre del 1992 la Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta diede inizio a una nuova campagna di scavi; solo due anni dopo furono resi noti i primi risultati. Nel ’96 alcuni dei reperti provenienti al Chiarito vennero esposti nel museo Archeologico Nazionale di Napoli. Gli scavi, interrotti e poi ripresi sono ancora in corso dal 2004 quando il comune di Forio, la Soprintendenza ai Beni archeologici di Napoli e Caserta firmarono un protocollo d’intesa finalizzato alla realizzazione entro il 2008 del Parco archeologico del Chiarito nell’area del sito. Nel 2006 al grande progetto si aggiunse anche la Regione che si era impegnata a finanziare il reperimento di una struttura per realizzare così lo spazio espositivo, ma da allora, tutto tace. Lo scavo è, infatti, in stato di abbandono e coperto dai rovi.  L’attuale sindaco aveva rinnovato la promessa di valorizzare l’area alla dott.ssa Gialanella, ma per ora sembra non muoversi nulla. Eppure, grazie all’impegno di volontari che stanno gestendo con tanta passione il museo archeologico di Pithecusae in quel di Villa Arbusto, si riporta l’attenzione su quest’importante sito archeologico. La colata di fango e lava coprì in un tempo davvero lontano un insediamento in piena attività, proprio come avvenne a Pompei ed Ercolano; a differenza della più famosa Pompei, fin ora non sono stati ritrovati resti umani. Dell’insediamento resta però una capanna dalla struttura a pianta ovale al cui interno furono ritrovati ancora frammenti ceramici e suppellettili domestici che, insieme ai resti di un focolare, fanno pensare che fosse un’abitazione. «Il ritrovamento di questa abitazione di età arcaica – ha spiegato il dott. Francesco Lamonaca – ha permesso di chiarire che tutta la fascia pedemontana ai piedi dell’Epomeo fosse occupata da piccoli insediamenti sparsi per villaggi che dovevano formare quella i greci chiamavano la “Kora”, cioè il contado  di una polis. In questo modo si è avuto un contributo fondamentale nel dibattito sullo status di Pithekoussai». Il ritrovamento della casa, assieme ai numerosi attrezzi domestici e suppellettili dell’epoca riportati alla luce, ha permesso di raccogliere nuove preziose informazioni scientifiche, fondamentali per ricostruire la storia dell’insediamento greco di Ischia e del Golfo di Napoli di cui si conoscevano fino ad ora soltanto le sepolture e i preziosi corredi. Domenica 17 aprile ricorre anche l’anniversario dell’inaugurazione del museo,  e forse, partecipare a questa visita guidata, è il modo giusto per riappropriarci della nostra storia troppo spesso dimenticata.

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