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Procida, l’ospedale e le accuse di Carlo Massa: l’Asl vuole vederci chiaro

Nell’attesa che su questa vicenda a tinte fosche indirizzino le loro attenzioni anche le forze dell’ordine e la magistratura (dubitiamo seriamente che non lo abbiano già fatto, ma non abbiamo riscontri precisi a riguardo), emergono nuovi sviluppi sulle dichiarazioni rese in consiglio comunale lo scorso mese di dicembre dall’assessore Carlo Massa, operatore sanitario in servizio presso l’ospedale di Procida “Gaetanina Scotto di Perrottolo”, ed inerenti proprio una serie di fatti e circostanze che riguardano il presidio sanitario che insiste sull’isola di Arturo. Secondo quanto si apprende, infatti, i vertici dell’Asl avrebbero “invitato” o sarebbero in procinto di convocare presso i propri uffici proprio il Massa, con l’intento di chiedergli lumi su una serie di dichiarazioni comunque di una certa gravità. E che, ovviamente, potrebbero portare all’apertura di una indagine interna necessaria per fare chiarezza e per appurare se qualche dipendente non abbia rispettato le regole che disciplinano in tutto e per tutto la sua attività lavorativa. Una procedura standard in casi del genere, e che certamente non poteva trovare un’eccezione in questa circostanza, soprattutto laddove si consideri che le frasi in questione non sono state pronunciate… al bar dello Sport ma in una cornice istituzionale come quella di un civico consesso.

Diverse erano state le frasi incriminate che avevano suscitato scalpore anche se su tutti due passaggi avevano letteralmente fatto drizzare i capelli in testa a tutti. Era il 29 dicembre, si svolgeva una seduta di consiglio comunale nella quale si discuteva proprio di Sanità, soprattutto a seguito del ricorso vinto presso il Tar contro la riorganizzazione nefasta del presidio procidano disposta e voluta dal commissario per la Campania, il contestatissimo Joseph Polimeni. “Inoltre  – riferiva Carlo Massa – dovremmo pretendere quella famosa direzione sanitaria presente nella struttura, perché quando il gatto non c’è i topi ballano. Non avendo oggi una direzione sanitaria, ed io ne sono testimone, molte volte lo smonto non è continuativo, il medico o l’infermiere lascia l’ospedale mezz’ora, tre quarti d’ora prima senza che arriva il collega, magari si è sentito telefonicamente e dice che si sta imbarcando”. Di fatto, l’assessore affermava senza mezzi termini che era consuetudine consolidata quella che ci fosse una fascia oraria nella quale non ci fosse nessuno di “guardia”, con tutti i rischi che ne potevano derivare. Ma non sarebbe stato quello l’unico passaggio dell’esponente della giunta municipale guidata dal sindaco Dino Ambrosino, che avrebbe poi anche aggiunto: “La degenza nell’ospedale di Procida è quasi sempre vuota, perché il personale sanitario e parasanitario, quindi i miei colleghi, fanno una sorta di terrorismo psicologico nei confronti dei familiari dei pazienti, se si rimane a Procida è pericoloso. Abbiamo la cultura della negazione che bisogna smantellare, dobbiamo fare in modo che l’ospedale risponda in modo chiaro a tutte le criticità dell’isola”. Tutto rimasto clamorosamente in silenzio per oltre un mese, fino a quando la pubblicazione del verbale della seduta all’albo pretorio ha fatto scoppiare il caso. Sul quale, obiettivamente, proprio non si può pensare di far finta di nulla.

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