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Forio, Stani Verde: «Quello di Citara era un disastro annunciato»

di Francesco Ferrandino

FORIO. Il violentissimo nubifragio di venerdì pomeriggio ha ancora una volta messo a nudo tutte le debolezze che dal punto di vista idrogeologico attanagliano la nostra isola. Anche Forio il giorno dopo ha dovuto contare i danni. Le immagini dell’autentico fiume di fango che si è abbattuto su Citara, e dei tombini letteralmente esplosi per la pressione, si sono rapidamente diffuse su ogni canale web e social. Eppure, come spiega il consigliere Stani Verde, non si tratta affatto di un disastro imprevisto, anzi. L’esponente dell’opposizione foriana aveva denunciato da circa un anno i pericoli cui si andava incontro nell’esecuzione dei lavori che per lunghi mesi hanno interessato le principali arterie del paese, compreso il tratto critico tra il Cuotto e, appunto, Citara.

«Sin dall’inizio dei lavori avevo lanciato una serie di segnalazioni all’Anac, l’Autorità Anticorruzione – afferma Stani Verde – perché ero fortemente perplesso su alcune modalità d’esecuzione, che non trovavano corrispondenza con quanto era previsto nel capitolato d’appalto. Mi ero poi consultato con alcuni tecnici, spiegando le mie perplessità, e ho ricevuto purtroppo le conferme che le opere in corso non venivano affatto eseguite in maniera corretta». Secondo il consigliere di minoranza, dunque, ci sarebbero state pericolose negligenze: «Ad esempio, era previsto che l’interramento dello scavo dovesse essere eseguito con un apposito materiale drenante e secondo precise modalità. Invece – continua Verde – il fossato è stato riempito con lo stesso materiale di risulta dello scavo: una cosa inammissibile, non soltanto perché avrebbe causato quei cedimenti che oggi purtroppo sono avvenuti, ma anche perché in varie zone c’erano alcune perdite dalla rete fognaria. Quindi quel materiale era già fortemente inquinato e non poteva essere riutilizzato: sia sotto l’aspetto tecnico, sia sotto l’aspetto dei pericoli igienico-sanitari».

Le reiterate segnalazioni che Stani Verde aveva inviato all’Anac non erano limitate all’esecuzione dei lavori, ma anche alla stessa procedura d’aggiudicazione dell’appalto, con risvolti inquietanti: «Tra le ditte che avevano presentato offerte per la gara, ben più di una erano riconducibili allo stesso centro decisionale». In pratica, parliamo di aziende prestanome? «Proprio così! Ho portato all’Anac le prove schiacciate di questa circostanza. Ma, a quanto ne so, l’Autorità anticorruzione inviò alcune richieste di chiarimenti al Comune, ma finora non si ha notizia se la cosa abbia avuto un seguito». Un esempio di tali prove appare illuminante: «La ditta che si è aggiudicata l’appalto ha presentato il progetto firmato dallo stesso architetto che figura tra i dipendenti di un’altra ditta che aveva partecipato alla stessa gara. È evidente alcune delle partecipanti erano finte concorrenti». Ma c’è di più, come spiega lo stesso Stani Verde: «La società vincitrice è la ditta-prestanome che fa capo a Di Palo nell’operazione-Fornaretto, l’esercizio commerciale che oggi si chiama “Re Grano”.  È sufficiente controllare il nome dell’amministratore unico della società che gestisce quell’esercizio: è lo stesso architetto firmatario del progetto vincente per i lavori a Citara».

In pratica, emergerebbe una grossa rete di interessi convergenti e facenti capo all’imprenditore che per anni ha di fatto gestito il porto di Forio. Più volte in Consiglio comunale Stani Verde aveva denunciato i pericoli e le storture emerse: «Ho esplicitamente invitato il Sindaco a ordinare una serie di carotaggi, per verificare le mie affermazioni. Il presidente del consiglio Michele Regione tuttavia si preoccupava soltanto di interrompere la mia denuncia, che secondo lui si riduceva a una serie di sciocchezze infondate. Purtroppo, adesso i fatti mi danno ragione. L’amministrazione avrebbe dovuto chiarire tanto tempo fa da quale parte stare, perché non è chiaro se essa stia facendo gli interessi della popolazione foriana, come dovrebbe essere, oppure se gli unici veri interessi tutelati siano quelli della ditta che ha eseguito i lavori nel modo che tutti oggi possono constatare. C’era tutto il tempo per intervenire, e invece siamo qui a lamentare per l’ennesima volta i danni».

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Sembra che alla base del disastroso esito delle opere in quel di Citara vi siano anche alcune varianti richieste in corso d’opera: «Per l’irreggimentazione delle acque piovane hanno utilizzato tubazioni di diametro inferiore a quanto originariamente previsto. Aggiungiamoci il fatto che le tubazioni sono state collocate in modo lineare, cioè senza “spezzare” la sequenza delle condotte in corrispondenza dei pozzetti d’ispezione, dove la curvatura verso il basso della condotta avrebbe rallentato il getto d’acqua,  che invece adesso arriva con una pressione enorme: i risultati sono sotto gli occhi di tutti, con i tombini saltati e le strade trasformate in fiumi di fango». E ora cosa succederà? «Il timore è che queste opere malfatte possano provocare cedimenti non solo al manto stradale ma anche al muraglione sottostante. Non oso immaginare cosa potrebbe succedere. Assurdo mettere così a repentaglio l’incolumità delle persone, residenti e turisti».

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La conclusione del consigliere d’opposizione è amara: «Tra poco più di un anno ci saranno le elezioni. Asfalteranno qualche strada, ci regaleranno qualche festa e qualche fontana. Con interventi estemporanei del genere cercheranno di far dimenticate tutti i danni provocati dall’ inefficienza del sindaco e dal suo manipolo di soldatini».

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