LE OPINIONI

IL COMMENTO Pasolini (a 100 anni dalla nascita) e Ischia

Il 2022 è un anno in cui ricorrono i centenari della nascita di molti illustri personaggi italiani, tanto che il settimanale culturale La Lettura (allegato al Corriere della Sera) ha dedicato un numero intero a tale galleria di personaggi. Tra questi spiccano nomi come lo scrittore Jack Kerouac (che col suo romanzo On the road inaugurò la beat generation), Beppe Fenoglio, Giorgio Manganelli, il premio Nobel José Saramago (scrittore del post rivoluzione dei garofani in Portogallo, a cui Ischia dedicò un omaggio dal 3 al 25 giugno del 2011 presso la Torre di Michelangelo, evento al quale presenziò la figlia dello scrittore, Violante. Il Direttore scientifico Gianfranco Marelli, l’artista e regista Salvatore Ronga e l’intermediatore culturale Ciro Cenatiempo diedero un formidabile apporto a quella manifestazione). Altri personaggi di cui si celebra il centenario: la grande soprano Renata Tebaldi e il leader dei comunisti italiani Enrico Berlinguer. Ognuno di questi personaggi meriterebbe un discorso approfondito a parte. Ma mi sia consentito di soffermarmi sul personaggio che, a mio avviso, più di tutti, ha precorso un’analisi dei tempi che viviamo, con una lucidità e una capacità, senza paragoni, di anticipare le mutazioni etiche ed antropologiche che avrebbero investito l’Italia e gli italiani. E cercherò di dimostrare come Pier Paolo Pasolini, in un reportage del 1959 su Ischia, aveva saputo leggere ed interpretare certi cedimenti che l’isola incominciava già da allora a manifestare. Anche per Ischia Pasolini predisse, in qualche modo, la trasformazione etico-antropologica in fieri, a seguito del turismo che – da lì a poco – sarebbe diventato di massa.

Pasolini era nato a Bologna il 5 marzo 1922, ma fu a Roma e in alcuni dei suoi quartieri che egli colse i tratti umani e sociali dalla “trasformazione” antropologica ed etica del nostro popolo. Ricorderete, degli anni della contestazione giovanile, la difesa che egli fece della figura del poliziotto che, ai suoi occhi, incarnava non il braccio armato e complice di un sistema oppressivo (come sostenevano i contestatori) bensì il rappresentante di una classe proletaria e reietta, molto più autentica della borghesia studentesca ideologizzata che la disprezzava. Nel 1959, per il settimanale Successo, Pasolini intraprese un viaggio esplorativo lungo le coste italiane, dal titolo “La lunga strada di sabbia”. Una delle tappe importanti di questo percorso fu Ischia, ove soggiornò presso l’Albergo Savoia di Casamicciola. Nel 2005, il famoso fotografo francese Philippe Séclier volle rifare lo stesso percorso e così immortalò anche Ischia. Séclier riuscì a trovare anche pagine del reportage di Pasolini che il settimanale Successo non aveva pubblicato.

Tutto questo materiale fu raccolto nel libro “Pier Paolo Pasolini – La lunga strada di sabbia” contenente anche due pagine inedite, scritte a mano su carta intestata dell’Albergo Savoia. Cosa scrisse Pasolini in quei due fogli? Diceva: “Sono felice, era tanto che non potevo dirlo; e che cosa è che mi dà questo intimo, preciso senso di gioia, di leggerezza? Niente. O quasi. Un silenzio meraviglioso intorno a me, la camera del mio albergo, in cui mi trovo da cinque minuti, dà su un grosso monte, verde verde, qualche casa modesta…Il senso di pace, di avventura che mi dà l’essere in questo albergo nell’interno di Ischia, è una di quelle cose che ormai la vita dà così raramente”. Ma nelle pagine che invece furono pubblicate, subito PPP mise a confronto la pace di Casamicciola con il maggior fervore di Ischia, dove era arrivato col “pulmàn” (come pronunciavano gli ischitani). “Ma questa è una città” scriveva Pasolini e in questo mi par di udire il mio amico Peppino Mazzella oggi, quando mettendo a confronto la Casamicciola odierna del dopo terremoto con il Comune d’Ischia, dice: “Vengo alla Capitale, alla città d’Ischia”! Continuava così Pier Paolo su Ischia: “Qui vie, vicoli, lungomare sono scintillanti, la gente è un fiume”. Mentre la Casamicciola vista dal Savoia gli appariva familiare ed accogliente come era stato per lui il Friuli, la Carnia, l’Emilia, invece altre realtà come Ischia e Forio incominciavano ad essere scoperte da troppi turisti e faceva dire a Pasolini: “Meno male che gli ischitani ancora non si sono accorti di essere stati scoperti dal turismo. Di Forio diceva: “ragazzaglia e sole”, in piena difformità con i grandi letterati ed artisti che a Forio avevano orbitato ed orbitavano intorno al Bar Internazionale da Maria. Di Panza invece diceva: “stanno preparando luminarie, archi di lampadine, tra le bicocche di un paese senza villeggianti, beduino”. E di Sant’Angelo diceva: “Poi ecco, isolato, fuori dal mondo, Sant’Angelo…Sotto lo strapiombo, una lingua di terra, di sabbia, con un mucchio di casette; in fondo a questa lingua un massiccio, un piccolo mostro, inaccessibile, di scogli e rocce, con una torre in cima”.

Ad Ischia Pasolini volle incontrare anche Luchino Visconti. Lo incontrò sul molo di Casamicciola, perché non gli era riuscito al Regina Isabella; avevano erroneamente riferito a Visconti che lo cercava “Pratolini”. E Visconti lo portò un po’ a girare Ischia dicendogli “Sono stato uno dei primi a scoprirla. Vengo qui da quattordici anni”. E Pasolini aggiunse: “Ne è fiero ed ha ragione. Ischia è un posto dolcissimo, dove si vive senza nessuna fatica”. Forse, in questo, Pasolini si sbagliò. Aveva capito anticipatamente che il turismo di massa avrebbe portato fenomeni degenerativi, ma non ancora aveva intuito che ad Ischia, oggi, non è affatto vero che si vive “senza nessuna fatica”. L’omologazione che egli aveva previsto per l’Italia, il conformismo che appiattisce la società in basso hanno coinvolto anche Ischia e gli ischitani. E il livellamento in basso fa sì che “si viva a fatica”. Quella che dall’Albergo Savoia gli pareva la pace della Natura e della bellezza, oggi è la cloroformizzazione culturale, etica, di un corpo che da “sociale” si è ridotto a mero “corpo elettorale”, che fabbrica consenso per la perpetuazione di un sistema che si avvita, sempre di più, su se stesso.

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