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“Fuori di sé”, il progetto fotografico per dire basta ai selfie

Di Isabella Puca

Ischia – Un esperimento totalmente riuscito quello che ha visto coinvolti 19 ragazzi delle quinte del liceo statale Ischia; parliamo del progetto “fuori di sé” conclusosi lunedì scorso con una mostra fotografica nell’androne di Palazzo Lanfreschi a Ischia Ponte. L’idea era quella di rappresentare la realtà esterna senza l’essere umano, dando quindi delle particolari visioni del mondo visto con gli occhi dei ragazzi. Ognuno, dotato del suo smartphone, dopo aver raccolto i consigli del fotografo Enzo Rando, ha così scattato la sua fotografia dando un’ interpretazione personale del mondo. Il progetto è partito subito dopo la conferenza organizzata dall’associazione Artemisia una voce per l’anoressia dal titolo “l’immagine corporea all’epoca dei selfie”. In cattedra il professore di filosofia Tommaso Ariemma che ha guidato i ragazzi allo scatto. «Il progetto di fotografia – ha spiegato il professore Paolo Massa, presidente dell’associazione “Artemisia” – è stata una conseguenza logica alla conferenza. Abbiamo parlato di immagine corporea e poi proposto qualcosa per uscire da quest’ultima così da allontanarsi da questa attenzione eccessiva alla propria immagine». Le foto, correttamente eseguite e ben esposte, sono prive di didascalia proprio per dare al visitatore la libertà d’interpretazione. «La mia foto s’intitola “Cenerentola” – ci spiega Gloria Laura – l’idea è quella di mettere in contrasto una fiaba molto conosciuta come quella di Cenerentola che invece di perdere la scarpa perde il telefono, un oggetto che negli anni ha acquistato un valore fondamentale», per lei è stata un’esperienza davvero formativa soprattutto per l’essere stata a contatto con un fotografo professionista come Enzo Rando che ha spiegato loro come usare al meglio la macchina fotografica dello smartphone. “Stop Bulling” è, invece, il titolo della foto di Annabella Monaco. Nello scatto un’aula vuota vista dall’esterno e un banco girato verso la finestra, «ho voluto rappresentare – ci spiega –  la voglia di evadere di chi è vittima di  bullismo e cerca di scappare, per questo guarda la finestra. La prospettiva è quella dell’entrata in classe, perché si spera che  dall’esterno qualcuno capisca che quella persona sta soffrendo. Eravamo tante teste, ciascuna con il proprio modo di vedere le cose, ma le idee sono uscite da noi e siamo riusciti a renderle fotograficamente, immortalando dei momenti importanti». A parlarci della sua foto dal titolo “stanza” è anche Francesca Buono, «la stanza – ci spiega – racchiude un verso, la bolla riesce a racchiudere un momento particolare del castello e può indicare la fragilità delle cose perché può scoppiare da un momento all’altro. È  un’ esperienza che mi resterà, abbiamo cercato di cogliere un significato che non si percepisce a primo impatto, bisogna rifletterci». Al di là dello scatto ciò che è più importante è che i ragazzi hanno percepito il messaggio principale dato dal progetto, «adesso – ci dicono – guardiamo le cose in maniera diversa, abbiamo capito che non tutti le vediamo allo stesso modo e che è più importante non concentrarci su noi stessi, ma anche su ciò che ci circonda, non esistiamo solo noi». Pienamente soddisfatto il professore Paolo Massa che annuncia una seconda edizione del progetto, «i ragazzi hanno captato il senso e ne siamo contenti.  Abbiamo fatto entrare la scuola nel territorio e tutti i visitatori hanno apprezzato l’iniziativa. La nostra idea come associazione è di portare i ragazzi ad aprire la mente e piano, piano stiamo seminando».

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