CRONACAPRIMO PIANO

Furbetti del cartellino all’ASL, in aula il super teste dell’accusa

Ieri mattina è entrato nel vico il processo che vede sul banco degli imputati ben 30 persone: il pubblico ministero Fabio De Cristofaro ha chiamato a deporre il luogotenente della GdF Stefano Pasimeni, che all’epoca aveva redatto l’annotazione di 180 pagine di fatto “sostanza” del teorema accusatorio

Davanti alla Terza Sezione del Tribunale di Napoli (Collegio “C”, presieduto dalla dott.ssa Elvira Russo) è entrato nel vivo il processo che vede sul banco degli imputati ben trenta soggetti ritenuti presunti “furbetti” del cartellino in servizio presso la struttura Villa Romana di Ischia dell’Asl Napoli 2 Nord. In questo delicato processo, quello di ieri rappresentava senza dubbio uno snodo crociale: il pubblico ministero Fabio De Cristofaro ha infatti chiamato a deporre come suo primo teste dell’accusa il luogotenente della guardia difinanza Stefano Pasimeni, che all’epoca dei fatti era in servizio presso la Tenenza di Ischia delle Fiamme Gialle, che da alcuni giorni tra l’altro è diventata Compagnia. Proprio Pasimeni, tra l’altro, è colui che ha redatto la “monumentale” annotazione di circa 180 pagine (oltre agli allegati) procedendo ad una attività di indagine lunga, minuziosa ed articolata, fatta tra l’altro non soltanto di acquisizioni documentali ma anche di servizi di osservazione e pedinamento. E che di fatto costituisce cuore e sostanza del teorema accusatorio nei confronti degli imputati.

Nella prossima udienza ci sarà il controesame degli avvocati difensori, chiamati a smontare accusa documentate anche con riprese di videocamere piazzate nei pressi della struttura di Villa Romana. L’Azienda sanitaria si è costituita parte civile

L’udienza, per la cronaca, si è protratta fino al pomeriggio inoltrato con l’esame di parte del pubblico ministero: a quel punto il tribunale ha deciso di dedicare un’altra udienza al controesame del teste da parte del difensore. E l’appena citato controesame si preannuncia come un appuntamento impegnativo e forse anche decisivo per il futuro sviluppo processuale. I difensori degli imputati (Antonio De Girolamo, Gianluca Maria Migliaccio, Filomena Giglio, Giuseppe Di Meglio e Michelangelo Morgera) dovranno provare a smontare il castello accusatorio che – lo ricordiamo – è costituito anche da immagini riprese con telecamere che nella fase investigativa furono piazzate in corrispondenza degli ingressi della struttura e che secondo l’accusa avrebbero consentito di evidenziare molteplici reati ascritti agli imputati. Che inizialmente erano trentadue (due sono stati prosciolti in sede di indagine preliminare per la particolare tenuità del fatto contestato) e che adesso sono comunque un bel plotone, ossia trenta. Si tratta di Massimo Barbato, Francesco Base, Pasquale Borghese, Nello Carraturo, Salvatore Castaldi, Emilia Cece, Rosaria Colella, Teresa Coppola, Luigi Delicato, Margherita Di Meglio, Ciro De Sarno, Luca Fabozzi, Maria Francesca Ferrandino, Alberto Grifo, Lucia Impagliazzo, Mario Mariani, Anna Marigliano, Placido Marziali, Francesca Messina, Pasquale Mormile, Salvatore Pacifico, Rosa Capaccio, Brunella Fluda, Anna Puca, Vincenzo Romano, Anna Ruggiero, Carmela Russo, Aniello Silviio, Clotilde Trofa. Ha ovviamente ottenuto la costituzione di parte civile l’ASL Napoli 2 Nord.

La “bomba” arrivò a scuotere l’isola nel giugno del 2020 quando di fatto venne notificato a tutti gli allora indagati l’avviso di conclusione indagini dell’inchiesta condotta dalle Fiamme Gialle locali e coordinata dal pubblico ministero Antonello Ardituro. L’attività investigativa mise nel mirino della Procura della Repubblica di Napoli gli impiegati dell’azienda sanitaria locale, i quali si sarebbero spesso allontanati dal proprio luogo di lavoro pur essendo in orario di servizio approfittando del fatto che tra colleghi ci fosse un terzo che provvedesse a timbrare il cartellino. Secondo l’accusa, attraverso una serie di riscontri, in particolare grazie a varie telecamere, avrebbe consentito agli inquirenti di appurare che c’era sempre un dipendente a coprire le spalle all’amico e collega che si allontanava in modo che i badge risultassero sempre timbrati con puntualità il che non avrebbe fatto emergere alcune anomalie nel caso di controlli attraverso le apparecchiature elettroniche.

L’avvocato Antonio De Girolamo

La lunga indagine che portò all’iscrizione di trentadue soggetti nel registro degli indagati fu il frutto di un lavoro lungo e minuzioso condotto dai militari della Guardia di Finanza di Ischia, all’epoca dei fatti guidati dal tenente Gerardo Totaro. I quali esaminarono una serie infinita di immagini contenute nelle telecamere nascoste che erano state disseminate negli uffici isolani dell’ASL NA 2 Nord, e che servivano per ottenere riscontri sul fatto che chi timbrasse il badge a più riprese non fosse il soggetto in questione ma un terzo che provvedeva a dargli la “copertura” mentre si trovava altrove. Un lavoro certosino accompagnato da appostamenti e pedinamenti che consentirono di far quadrare il cerchio su una serie di condotte ritenute “fuorilegge”. Controlli che, come alcuni ricorderanno, consentirono anche di far venire alla luce situazioni davvero particolari, tra cui l’abitudine di una delle persone indagate che era solita allontanarsi dall’ufficio durante l’orario di servizio per recarsi in chiesa a pregare. A gennaio dello scorso anno arrivò, come detto, il rinvio a giudizio per 30 dei 32 soggetti coinvolti nell’inchiesta.

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