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Furia Ottorino: «Il bavaglio di Enzo? E’ un aborto della democrazia»

Dopo il botta e risposta a colpi di note con il sindaco d’Ischia, il presidente del consiglio comunale spara a zero su Ferrandino al quale non risparmia pesanti stoccate

Questo botta e risposta tra te e il sindaco Ferrandino è arrivato quasi come un fulmine a ciel sereno. Ma cosa è successo realmente?

«Fondamentalmente abbiamo ormai imparato tutti a conoscere Enzo, ma di questo parleremo più avanti, per adesso vorrei ricostruire i fatti così come si sono succeduti. Ho proceduto a convocare il consiglio comunale lo scorso 6 marzo, poi il 9 è uscito il DPCM che all’articolo 1 comma secondo recita che sull’intero territorio nazionale è vietata ogni forma di assembramento in luoghi pubblici e aperti al pubblico. E credo non esista luogo più pubblico di una sala consiliare, insomma, di certo rientra tra quelli contemplati. Non a caso mi sono confrontato con colleghi di altre realtà ed ho avuto modo di appurare che l’analoga prassi è stata seguita in almeno altri sedici Comuni e parlo solo di quelli per i quali ho appreso notizie attraverso i motori di ricerca. Sono numerosissime le sedute di consiglio comunale sospese, tra quelle convocate oltre il 16 marzo. E dunque…».

Dunque?

«Nella mia decisione di revocare la seduta di civico consesso non c’è nulla che non sia conforme al decreto della presidenza del consiglio dei ministri, sfido chiunque a dimostrare il contrario».

«Nella mia decisione di revocare la seduta di civico consesso non c’è nulla che non sia conforme al decreto della presidenza del consiglio dei ministri, sfido chiunque a dimostrare il contrario. Credo che misure di carattere prudenziale simili andrebbero messe in atto dal nostro sindaco: d’altro canto le stesse volanti della polizia municipale, su indicazione di Enzo Ferrandino, invitano i cittadini ad evitare assembramenti ed ulteriori situazioni di pericolo. Questo per vale anche per noi, nel rispetto delle persone con cui abbiamo contatti e quindi più vicine. Non c’erano necessità impellenti ma prendo atto che si è inteso perseguire un’altra strada».

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Prima il botta e risposta di ieri, poi una nuova convocazione della seduta. Insomma, una cosa che non vi siete fatti mancare è lo scambio epistolare.

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«La sensibilità del sindaco è pari a quella di un anestetizzato dopo un intervento chirurgico. Questo è il motivo per il quale si è arrivati a un documento serale in cui si sono addotte motivazioni diverse per costringermi a convocare la seduta. Motivazioni di carattere tecnico, dettate da presunti motivi d’urgenza come peraltro era già accaduto in passato con altri consigli. Ricordo come fosse ieri quello legato alla convenzione con il segretario comunale: era urgente per Barano, non certo per Ischia, eppure facemmo le corse. La verità è che Enzo ogni tanto vuole mostrare i muscoli per lo sfizio di mostrarli, ma il paese in questo momento ha bisogno di altro e cioè di una guida che salvaguardi la salute pubblica…».

Insomma, in questo “ring” rivendichi di avere ragione sotto tutti i punti di vista.

«La sensibilità del sindaco è pari a quella di un anestetizzato dopo un intervento chirurgico. Questo è il motivo per il quale si è arrivati a un documento serale in cui si sono addotte motivazioni diverse per costringermi a convocare la seduta. Il problema è che ogni tanto Enzo vuole mostra i muscoli per il gusto di farlo»

«Guarda, io nella mia nota ho preteso la sanificazione della sala consiliare che tra l’altro è stata eseguita proprio questa mattina (ieri per chi legge, ndr), ed è stata anzi estesa all’intero palazzo municipale. Gli stessi dipendenti, mi va di precisare, operano negli uffici privi delle garanzie essenziali. Insomma, al tirar delle somme prendo atto che invece di condividere un momento critico – col governo che invita a mettersi in movimento solo per questioni importanti ed indifferibili – noi andiamo a convocare un consiglio comunale d’urgenza. E lo facciamo, è giusto sottolinearlo, per finalità esclusivamente clientelari».

Un’accusa non da poco.

«Parlo a ragion veduta, sia chiaro. In fondo i revisori dei conti sono scaduti ai primi di dicembre, eppure si è arrivati fino al 13 marzo senza battere ciglio, evidentemente attardati da altre incombenze più ampie. Perché il coronavirus è roba recente, ma qui si è arrivati con l’acqua alla gola anche per altre questioni. Successe anche col primo consiglio comunale, ma l’inefficienza evidentemente è all’ordine del giorno. Avremmo preferito si pensasse ad altro, magari a non partecipare a messe patronali con tante persone ammassate tanto per dirne una: ma evidentemente qui c’è l’abitudine di predicare bene e razzolare male».

E adesso che aria tirerà nella sala consiliare?

«C’era una proposta portata all’attenzione del consiglio dalla minoranza che prevedeva tre argomenti all’ordine del giorno. Abbiamo intenzione di discuterne e far presente tutto quello che può essere il nostro disappunto. E poi, devo constatare che il sindaco bypassa anche le attività proprie della presidenza attraverso una serie di escamotage».

Enzo Ferrandino ti ha accusato di mancanza di confronto e dialogo con l’amministrazione. Cosa rispondi?

«Che è vero esattamente il contrario. E’ previsto, da che mondo e mondo, che il confronto con il presidente del consiglio comunale e i capigruppo consiliari avvenga prima, se hai bisogno di convocare una seduta. Lo prevede il nostro regolamento, e questo serve per concertare insieme date e argomenti da trattare. Ebbene il sindaco in una nota scriveva candidamente di aver già raggiunto un accordo sulla data con la maggioranza, ritenendo dunque fosse inutile il confronto con le forze di minoranza. Sono sincero, questo è l’aborto della democrazia di un sindaco privo del senso della democrazia. Hai il dovere di formulare una proposta, poi se non passa pazienza: questa modalità del “bavaglio” non può contestarla a me perché io ho semplicemente agito di conseguenza, utilizzando le stesse modalità contenute nella sua corrispondenza. E per finire…».

Per finire?

«Ricordo in ogni caso che la figura del presidente opera in autonomia. E lo dicono le norme, non il sottoscritto».

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