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Furibonda lite tra commercianti, la parola ai testimoni

ISCHIA

. Ieri mattina, dinanzi al giudice Capuano presso la sezione di Ischia del Tribunale, sono stati chiamati a deporre alcuni testimoni in una vicenda che al suo sorgere destò molto scalpore nella comunità isolana. Si tratta del litigio scoppiato tra i titolari di due esercizi commerciali, il “Peparoda” e “Lo Scrigno”, lungo il Corso Vittoria Colonna, quello che è considerato il “salotto”di Ischia. Il litigio degenerò quasi subito in una vera e propria rissa tra le due famiglie, tra calci, pugni, schiaffi e persino il lancio di oggetti, tra cui alcuni piatti decorati. Nel tentativo di fermare  i tafferugli intervennero anche passanti e commercianti limitrofi, sotto lo sguardo allibito e a in alcuni casi terrorizzato dei turisti che affollavano il corso e la vicina Piazzetta dei Pini. Il rombo delle auto e delle moto delle forze dell’ordine accorse sul posto si unì alla sirena dell’ambulanza: alcune delle persone coinvolte nella rissa all’ospedale Rizzoli furono infatti medicate dalle “ammaccature” riportate, mentre i Carabinieri guidati dal capitano Melissa Sipala riuscirono a ricostruire la dinamica generale dei fatti grazie all’analisi delle riprese effettuate dalle telecamere della zona, ipotizzando l’origine dell’episodio nei rapporti tra i due esercizi, che secondo alcuni erano già incrinati ed esasperati da tempo per motivi di natura commerciale. Furono cinque i denunciati all’autorità giudiziaria, tre riconducibili alla “sponda” della famiglia Tavani e due su quella dei Di Maro, con l’accusa di aver commesso il reato previsto dall’articolo 588 del codice penale, “perché  – come si legge nella citazione a giudizio – partecipavano a una rissa nella quale riportavano lesioni giudicate guaribili rispettivamente in giorni cinque per Dordei Riccardo, giorni dieci per Di Maro Domenico, giorni venti per Cuomo Patrizia, giorni quindici per Tavani Giuseppe e giorni cinque per Tavani Riccardo”. Tuttavia, in un momento successivo, i Di Maro sporsero querela nei confronti dei Tavani: ciò diede origine a un secondo procedimento dove furono rinviati a giudizio i signori Romolo e Giuseppe Tavani, insieme alla signora Patrizia Cuomo, con l’accusa di lesioni aggravate in concorso nei confronti di Domenico Di Maro, cagionate “per futili motivi”, oltre ad averlo colpito con “vasi e piatti di ceramica”, e di danneggiamento, “perché [..] distruggevano, disperdevano, deterioravano, e rendevano in tutto o in parte inservibili tre vasi di ceramica smaltata e decorati a mano, una decina di bottiglie d’olio vuote e decorate a mano, una cinquantina di ceneriere e poggia mestoli, varie tazzine di caffè e vassoi dipinti a mano di proprietà di Di Maro Domenico con violenza alla persona”. I due processi sono poi stati riuniti.

Ieri sono stati tre i testimoni che hanno rievocato gli avvenimenti di quella turbolenta mattina del 17 maggio 2014. Il primo a rispondere alle domande del p.m. e degli avvocati Mariangela Calise e Luigi Ferrazzano è stato il signor Fortunato Montuori, il quale ha raccontato di essersi trovato nei pressi del cinema Excelsior nel momento in cui le urla provienienti dalla rissa catturarono la sua attenzione. Il teste ha spiegato di essersi avvicinato al negozio “Lo Scrigno”, e di aver visto il signor Di Maro allontanarsi dal punto in cui infuriava il “litigio” per poi cadere in terra. Il signor Montuori ha raccontato di essersi chinato per sincerarsi delle condizioni del titolare del negozio, e in quel momento un manufatto di ceramica lo ha colpito al capo procurandogli un’ampia ferita al cuoio capelluto. Il teste ha specificato che l’oggetto si è spaccato in almeno due pezzi, ma essendo di spalle e chinato in terra non aveva potuto identificare chi fosse stato l’autore del lancio che lo ha colpito.

Anche lo stesso signor Domenico Di Maro, titolare del negozio “Lo Scrigno”, è stato ascoltato e ha sostanzialmente confermato la versione dell’aggressione subìta dai componenti della famiglia Tavani, che gli procurarono lesioni che i medici giudicarono guaribili in sette giorni. L’ultimo teste esaminato nel corso dell’udienza è stato il signor Lettera, che nel momento in cui scoppiò il diverbio si trovava a poca distanza, nei pressi del bar La Caciassa: anch’egli intervenne perché richiamato dalle urla, e si trovò a soccorrere il signor Montuori, ferito al capo dagli oggetti che volavano.

Il processo continuerà il prossimo gennaio, quando saranno ascoltati i Carabinieri Specchia e Di Scala, ed eventualmente alcuni imputati di cui la difesa ha richiesto l’esame. Come già nel corso delle indagini, probabilmente anche nel processo potranno risultare decisive le registrazioni acquisite dalle telecamere degli esercizi commerciali circostanti, tra cui anche le riprese effettuate dal sistema di videosorveglianza del noto locale notturno, l’Ecstasy.

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Francesco Ferrandino

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