CRONACA

Gas e luce, prezzi alle stelle: la protesta parta da Ischia

L’appello di Gennaro Savio che teme fortemente che gli annunciati aumenti rischino di aumentare anche sull’isola la sacca di povertà dopo il colpo già inferto dalla pandemia

Due anni di snervante pandemia che tra morti, contagi, isolamento e quarantene ha segnato psicologicamente tutti, a partire da ragazzi e bambini, oltre alle preoccupazioni e alla paura diffusa, stanno producendo una crisi economica degna di un periodo post bellico. Infatti quasi negli ultimi due anni non bastassero le chiusure ad oltranza delle attività commerciali, il fallimento di piccole e medie imprese dell’artigianato e del commercio, i licenziamenti, l’aumento dello sfruttamento animalesco di chi ha la fortuna di avere un’occupazione, e i ridicoli ed inutili fondi stanziati dal governo sotto forma di bonus per famiglie e lavoratori in difficoltà, il 2022 è iniziato nel segno dei vertiginosi aumenti del 42% del gas e del 55% dell’elettricità. Aumenti vergognosi, spropositati ed ingiustificati che giungono in un periodo di fame nera per cui, anche per questo, la povertà continuerà a dilagare in tutta Italia. Infatti non solo l’aumento di luce e gas costerà in un anno circa 1.400 euro in più ad ogni nucleo familiare, ma causerà un ulteriore aumento dei prezzi dei beni di consumo di prima necessità come pane, pasta, olio, latte, carne, pesce, uova, frutta, verdura e quant’altro. Una tragedia per milioni di famiglie italiane che oltre a non poter pagare le tasse, in questo periodo hanno difficoltà persino a mettere il piatto a tavola e che spesso per poter mangiare sono costrette, loro malgrado, a rivolgersi alle associazioni di volontariato.

Famiglie che sono costrette a rivolgersi alle associazioni di volontariato perché lo Stato è vergognosamente assente a partire dal governo centrale sino a finire alle amministrazioni comunali, passando per le regioni, che nulla sino a questo momento hanno fatto per arginare le difficoltà economiche degli italiani attraverso l’elargizione di fondi cospicui per andare incontro a chi è in difficoltà. Si tratta di una tragedia sociale che in Italia trascinerà nella povertà altre centinaia di migliaia di famiglie che da tempo sono sull’orlo del precipizio finanziario e di cui sono responsabili il governo di Mario Draghi e i partiti di centro, centrodestra, centrosinistra e movimento 5 stelle che sostengono la sua politica antipopolare ed antidemocratica di affossamento del mondo del lavoro nel nostro Paese. E se nelle città l’aumento di luce, gas e prodotti di prima necessità causerà un pauroso accrescimento delle sacche di povertà, sull’isola d’Ischia, dove i prezzi arriveranno maggiormente alle stelle considerata la distanza con cui il mare ci divide dalla terraferma, l’impatto sociale sarà ancora più devastante essendo quella Isolana una popolazione “fragile” dal punto di vista del mondo del lavoro visto che la maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori che hanno la fortuna di avere un’occupazione, sono stagionali e dunque precari a vita lavorando al massimo sei mesi all’anno e subendo, tra l’altro, un assurdo sfruttamento nelle aziende del turismo dove, fatta qualche eccezione, spesso si è costretti a lavorare come asini da soma per dieci, undici, dodici, tredici e persino quattordici ore al giorno a fronte di paga mensile corrispondente a sei ore e quaranta minuti di lavoro giornaliero. Quindi è giunto il momento che la classe lavoratrice italiana ed isolana, ormai prive di una forte guida politica e sindacale di classe e rivoluzionaria, scenda in piazza per difendere il diritto alla dignità che passa, innanzitutto, attraverso il riconoscimento del diritto al lavoro o al salario garantito. Perché senza lavoro o salario garantito viene annullata la nostra dignità di esseri umani non avendo più nemmeno la possibilità, a breve, di acquistare i beni di prima necessità. E allora parta dall’isola d’Ischia un movimento di lotta del mondo del lavoro che punti a ridare dignità alla classe lavoratrice italiana, a cominciare da quella isolana attraverso l’allungamento della stagione turistica. Vogliamo lavorare dodici mesi all’anno, e non più sei, e nel rispetto dei contratti di lavoro. E se lo Stato non è in grado di garantirci occupazione stabile e duratura, e allora provveda ad elargire a tutti i disoccupati il salario minimo garantito. Altro che l’elemosina degli inutili bonus…

*Presidente del Comitato di Lotta dei Lavoratori Stagionali e non dell’isola d’Ischia

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