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«Caffè Scorretto» «E siamo fatti!»

di Graziano Petrucci

Lasciamo stare ciò che succede a Forio per un momento. Aspettiamo con pazienza che il semaforo verde si accenda per il nuovo sindaco. In realtà ci sarebbe da dire, molto, su inciuci, velate intimidazioni – così almeno si “dice” – provenienti da “qualche” elemento uscente dell’attuale maggioranza che sa fare leva su permessi, autorizzazioni, domande che potrebbero essere rigettate in caso di “perdita del bacino elettorale” e via così. Naturalmente c’è chi dice che tutto ciò corrisponde al falso e noi gli crediamo. Come potremmo mai dubitare che a Forio, al pari forse degli altri comuni isolani, non si proceda che per garantire le posizioni dei cittadini e non il potere o la poltrona? Ѐ chiaro però che non si può fare a meno di riflettere sulla presenza, a volte ingombrante, di quella razza di amministratori che nel tempo ha acquisito un certo potere. Consiglieri che invece di fare quello che da molti è definito “bene comune” tendono a garantirsi un nuovo quinquennio in Consiglio Comunale. E ciò da prima, molto prima, che Del Deo – che escluderei da questa razza assieme a pochi dei suoi collaboratori – dichiarasse che una cosa del genere non poteva essere, non sarebbe stata ammissibile e mai sarebbe accaduta. Ciò malgrado, come ho detto, non volevo parlare di Forio in cui è in atto una guerra fratricida per conquistare l’onore delle cronache future. Volevo riflettere, invece, di come proprio in occasione delle elezioni amministrative – e la prossimità di Forio a quest’appuntamento è solo un caso – si pensi soltanto a come farsi eleggere attraverso contatti clientelari o, in molti più casi, familiari e sempre meno si dia spazio ai programmi. Un rituale disatteso anche inutile e che non sarà mai preso in considerazione. Tanto la convinzione più diffusa è che l’opinione pubblica non si ricorderà – figuriamoci, non rammentiamo neppure cosa abbiamo fatto ieri mattina- in alcun modo. Che cosa è un programma? «Pro» significa avanti, «gramma» significa scrittura. Si tratta di qualcosa di «ante scritto», ossia scritto prima, per stabilire le linee e le direzioni da adottare per il futuro. Un “avviso” con il quale si sente il dovere di affermare al pubblico, nel caso di elezioni l’elettorato e perciò ai cittadini, da quali idee ci si vuole far condurre per il bene comune di cui sopra. Non è strano imbattersi nella sua mancanza, come non è straordinario trovarsi dinanzi al mancato rispetto nei successivi cinque anni dei temi presentati in una campagna elettorale. A volte mancano i mezzi specie quelli economici, per realizzarli è chiaro. Magari non erano dei buoni punti e quindi andavano rivisti o corretti, è più che legittimo pensarlo. Altre volte però manca la basilare volontà di ammettere che un punto programmatico, delicato, come per esempio può essere la raccolta dei rifiuti o la riduzione della relativa tassa, non è stato raggiunto aumentando i costi per la collettività. Ciò significherebbe agli occhi della gente inadeguatezza e amplificazione del senso del ridicolo. Tuttavia non è soltanto l’assenza di una direzione – il programma, insomma– a dirci che qualcosa magari è andato storto. Anche i fatti, di norma si tratta di fenomeni più evidenti, in un certo modo sono parole da cui si può prendere spunto o iniziare alla riflessione. Un fatto non descrive la direzione che s’intende prendere – per questo ci sono i programmi – ma ne solca la strada e fa in modo di prenderne una specifica. La traccia e magari la rende tanto evidente quanto percorribile. Un fatto può confermare un programma o disattenderlo (riscrivendone a sua volta, e per conseguenza, uno nuovo). Se vogliamo rendere l’isola più vivibile e alla portata sia dei residenti e sia dei turisti non bastano programmi raccolti in delibera, ma ci vogliono i fatti. Se manifestiamo la voglia di bandire i saponi biodegradabili e tutto ciò che nuoce alla salute del nostro mare, e a noi, non basta scrivere un provvedimento e “calarlo dall’alto” – usando le parole del Comandante Monti della Polizia municipale di Lacco Ameno che ha ragione – e aspettare chissà quale intervento divino trasformarlo in «fatto». Tant’è, non adottarne lo spirito è, allo stesso modo, un fatto. E il nostro, di cui le amministrazioni in carica ne rappresentano degnamente la mancanza, lo sappiamo è uno spirito atrofico, senza calore e passione. E l’elettorato, questo spirito secco, non giudica dai fatti ma dalle clientele e dalle famiglie. Che Dio ce la mandi buona. A quel punto almeno potremmo avere tutti i fatti che vogliamo.

Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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