“Generare la vita vince la crisi: sono i figli la vera ricchezza del Paese”
Domenica 5 febbraio 45a “Giornata nazionale per la Vita”
di PASQUALE BALDINO e i suoi Tralci
Il sogno di Dio nella “Giornata per la vita”: ma i figli mancano sempre più e cresce la conseguenza della crisi economica, che è morale. Era già il 3 febbraio 2013 e il Consiglio episcopale italiano (Cei) così scriveva sul tema della 35a Giornata per la vita: “Generare la vita vince la crisi. Senza figli non c’è futuro. Se una famiglia si dimostra disponibile, non va lasciata sola. Deve avvertire attorno a sé una rete di solidarietà concreta, fatta non solo di complimenti ed esortazioni, ma di tante forme di aiuto e di solidarietà. Generare è una forma di dono certamente, di solidarietà all’intera società, un gesto d’altruismo che lo Stato dovrebbe gratificare e non mortificare”.
E il Papa Benedetto XVI così rispondeva a una generosa coppia provata dalla crisi economica: “Le parole sono insufficienti…Che cosa possiamo fare noi ? Io penso che forse gemellaggi tra città, tra famiglie, tra parrocchie potrebbero aiutare. Che realmente una famiglia assuma la responsabilità di aiutare un’altra famiglia”(Intervento alla Festa delle testimonianze al Parco di Bresso, 2 giugno 2012). Passa il tempo e siamo quasi alla 45a “Giornata per la vita” con il tradizionale Messaggio della Cei: «La morte non è mai una soluzione. “Dio ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte” (Sap 1,14)». “In questo nostro tempo, quando l’esistenza si fa complessa e impegnativa, quando sembra che la sfida sia insuperabile e il peso insopportabile, sempre più spesso si approda a una “soluzione” drammatica: dare la morte”: inizia così il testo del Messaggio, che inquadra la “cultura di morte” che oggi sembra diffondersi e contagiare, in tante diverse situazioni di difficoltà, dalla malattia alla vita nascente. I Vescovi italiani invitano ad affrontare la sfida “di vivere dei bambini, dei disabili, degli anziani, dei malati, dei migranti e di tanti uomini e donne che chiedono soprattutto rispetto, dignità e accoglienza”. “Dare la morte come soluzione pone una seria questione etica, poiché mette in discussione il valore della vita e della persona umana. Alla fondamentale fiducia nella vita e nella sua bontà – per i credenti radicata nella fede – che spinge a scorgere possibilità e valori in ogni condizione dell’esistenza, si sostituisce la superbia di giudicare se e quando una vita, foss’anche la propria, risulti degna di essere vissuta, arrogandosi il diritto di porle fine”, scrivono i Vescovi, riflettendo anche sul senso del limite che oggi sembra essere perduto. Ricordiamo anche l’Enciclica “Humanae vitae” del Papa san Paolo VI del 25.07.1968: del no a generare la vita, no al “dono del figlio vera ricchezza del Paese”.
Allevare i figli, specialmente se la famiglia è sola, non è facile, appare anzi eroico. Ma è, comunque, un investimento per la comunità. Ne è consapevole la Costituzione italiana che (a parole) stabilisce all’art. 31: “La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose”. Si lasci allora germogliare la speranza: la vita è il dono più prezioso fatto all’uomo, attraverso il quale siamo chiamati a partecipare al soffio vitale di Dio nel figlio suo Gesù. Questa è l’eredità, il germoglio, che possiamo lasciare alle nuove generazioni: “fàcciano del bene, si arricchiscano di opere buone, siano pronti a dare e a condividere: così si metteranno da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vera vita”- (1Tim 6,18,19). Il futuro è solo nella famiglia, quella controcorrente, perché “generare è vincere” sull’arido relativismo. Alla fine “nel deserto s’aprirà una strada”: la Civiltà dell’Amore nella Città Santa (Ap 21, 1).