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I viaggi di Papa Francesco raccontati al “Telese” di Ischia

Gianluca Castagna | Ischia Raggiungere tutti gli angoli del mondo, ogni periferia della Terra per annunciare il Vangelo. Per dimostrare che la parola di Dio è ancora capace di dare un senso alla vita dell’uomo. In un mondo travagliato, secolarizzato, malato di un eccesso di mobilità a cui corrisponde una grande immobilità di pensiero. Le frontiere della Chiesa di Papa Francesco non devono avere confini, la parola deve arrivare fin dove può, specialmente dove l’uomo lotta, soffre, muore. Per questo bisogna continuare a viaggiare, mostrarsi ovunque, senza paura e timori, facendo proprie le dinamiche della modernità e della comunicazione.
Tutto ha avuto inizio da Lampedusa, l’isola degli sbarchi, uno scoglio in mezzo al mare dove Papa Bergoglio, all’indomani dell’elezione, decise di recarsi per rendere omaggio a tutti i migranti che avevano perso la vita nel Mediterraneo, oggi il più grande cimitero del mondo. Poi il Brasile, la Terra Santa, la Corea del Sud, Turchia e Filippine, Cuba e Stati Uniti.

Pope Francis (Foreground-R) stands beside Kenya's President Uhuru Kenyatta as they watch traditional dancers after he arrived at the Jommo Kenyatta International airport in Nairobi  on November 25, 2015.  Pope Francis landed in Kenya's capital Nairobi Wednesday on the first leg of a landmark trip to Africa, with huge crowds, choirs and dancers waiting to greet him. The flags of both Kenya and the Vatican flew from the airplane's cockpit as it taxied to a stop, where Francis was met by Kenyan President Uhuru Kenyatta with a red carpet welcome.  AFP PHOTO / SIMON MAINA / AFP / SIMON MAINA        (Photo credit should read SIMON MAINA/AFP/Getty Images)

Il viaggio apostolico del pontefice nei paesi dell’Africa sub sahariana di questi giorni è diventato l’occasione per un incontro tra gli studenti dell’IPS “Vincenzo Telese” di Ischia e il giornalista Massimo Milone, direttore di Rai Vaticana, al seguito di Papa Francesco nei suoi viaggi, quindi testimone privilegiato di una personalità fuori dal comune nei cui confronti spesso sentiamo utilizzare il termine “rivoluzionario”. Dopo Karol Wojtyla, il grande conquistatore di folle, e Joseph Ratzinger, troppo spesso liquidato come dragone del conservatorismo, è arrivato da lontano («dalla fine del mondo») un uomo figlio della rivoluzione, più che rivoluzionario. Un uomo affabile e determinato, insofferente alle rigidità dei cerimoniali, lontano dalla curia romana e dalla solennità del ruolo.
Gesuita, coltissimo, scelto dallo Spirito Santo (ovviamente), ma soprattutto da un’astuta cordata di cardinali americani, asiatici, una piccola parte di europei e quasi da nessun italiano. Perché la nuova evangelizzazione deve guardare al mondo, libera dalle trame della Curia. E gli italiani, forse, non erano d’accordo.
Franco Iacono (box in basso)La conversazione tra gli studenti del “Telese” e il vaticanista è avvenuta nell’ambito della 5° edizione de “Il Contastorie”, che nell’Istituto Alberghiero di Ischia ha trovato spazi e interlocutori congeniali. «Credo sia questa la scuola più appropriata per la serie di incontri che vogliamo organizzare – ha dichiarato Franco Iacono, presidente dell’Associazione Terra – I migliori ambasciatori delle osservazioni e delle idee che emergono da questi incontri sono ragazzi e ragazze che svolgeranno un giorno la professione per cui studiano, soprattutto quelli nel campo dell’accoglienza. La Chiesa di Papa Francesco è la Chiesa dei poveri, dei bisognosi, dell’amore. E’ difficile trovare un prete, anche di periferia, anche qui sulla nostra isola, che parli con la stessa semplicità, richiamando semplicemente le parole del Vangelo. La Chiesa di Roma si è dimostrata del tutto impreparata ad accoglierlo. Intendo la Chiesa strutturata, le gerarchie, chi oggi vuole farlo passare per pazzo o malato. Il popolo, invece, ha accolto il suo messaggio. Il richiamo continuo all’amicizia, alla misericordia, alla capacità di relazionarsi con l’altro, popolo con popolo, fratello con fratello, le parole del Papa sui migranti, contro gli egoismi dell’Europa. Il Sud del mondo ha fame e chiede al Nord del mondo di poter vivere».
Mario Sironi (per box in basso)Gli occhi del mondo, in questi giorni sono puntati su una terra martoriata come l’Africa. «Un tempo i Papi risiedevano a Roma – ha commentato il neo dirigente scolastico Mario Sironi – La dimensione planetaria e universale della Chiesa cattolica obbliga tutti a muoversi e a viaggiare. Ora Papa Francesco è in Africa, dove ha aperto a Bangui la Porta Santa del Giubileo della Misericordia. Quando pensiamo al messaggio della religione cattolico cristiana, lo leghiamo in qualche modo al mondo occidentale, mentre è un messaggio che riguarda l’umanità intera. E’ importante rimarcarlo in un momento storico nel quale l’umanità è lacerata da mille tensioni. Il papa è stato il primo, con intelligenza e cultura, a parlare del pericolo di una terza guerra mondiale. Forse non è un caso che chi vive l’esperienza di una fede universale, è portato ad anticipare i ragionamenti».

Foto terza-3Per una sorta di gemellaggio simbolico tra isole, l’incontro con gli studenti del “Telese” è stato introdotto dalla visione di un filmato tratto dal programma televisivo “Il Giubileo di Francesco”, girato a Lampedusa, simbolo ormai di accoglienza universale. Una metafora delle tante periferie sociali, economiche, esistenziali dove Bergoglio ha voluto, sin da subito, affermare la radicalità evangelica come lettura del mondo e strumento per rispondere alle istanze della modernità. «Il Papa parte dalle frontiere, dalle periferie, per raccontare al mondo che la Chiesa accoglie, perdona, viene incontro – spiega Massimo Milone – La Chiesa di Bergoglio non giudica né condanna. E’ questa la rivoluzione dello spirito che fin dal primo giorno, al momento stesso della sua elezione, il Papa ha voluto manifestare. Chiedendo una benedizione al suo popolo, e non il contrario. Scegliendo non a caso il nome Francesco, un santo che si era spogliato di tutti i suoi onori e ricchezze. Con Bergoglio, la Chiesa prova a voltare pagina, a fare grandi pulizie. Un’operazione non facile, che porta inevitabili resistenze».
Nel tumulto di un’esistenza inevitabilmente mediatica, è il suo stile semplice, spontaneo, naturale a essere entrato nel cuore della gente, in un’epoca storica nella quale la Chiesa appare indebolita, incapace di riempire le navate delle cattedrali e di trovare sacerdoti per le parrocchie. Crisi speculare a quella di una cultura laica non più sorretta dalla fede nel progresso infinito. I viaggi di Bergoglio, dunque, per trasformare il papato in punto di riferimento di esigenze etiche e umanitarie ben oltre i confini del cattolicesimo e addirittura della cristianità.
«Non sappiamo dove ci porterà questa Chiesa – ha concluso Milone – Sappiamo che il Papa ha aperto una grande autostrada per offrire al mondo la sua visione. Altri dovranno raccoglierne il testimone, ma questa strada da qualche parte ci porterà. Sono convinto che nulla sarà come prima, tornare indietro non è più possibile».

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