LE OPINIONI

IL COMMENTO Il tramonto dello stato di diritto

Il 2019 ci lascia con un lacerante interrogativo: la nostra società possiede, ancora, robuste energie per reggere le fondamenta, i pilastri di uno Stato di Diritto? Le ultime vicende rappresentano un acuto campanello d’allarme. Nel senso che, guidato da tanti Torquemada di borgata, si sta scivolando verso uno Stato Giustizialista, Autoritario, in cui una determinata Magistratura tende a smettere la propria funzione giudiziaria per diventare sommo potere con la politica, devota e docile ancella. Tale alito di aria limacciosa si percepisce intensamente dentro le “cave di pietra” delle nostre istituzioni, con un virulento ed odioso sarcastico supporto di gran parte dei mezzi di informazione, di comunicazione, di certi intellettuali, di associazioni, di movimenti.

Basta leggere una notevole carta stampata, osservare una vasta gamma di trasmissioni televisive per sperimentare il contenuto di noti organi di stampa e l’avvento del “Grande Fratello”, attraverso i volti ostili di Torquemadine e Torquemadini, della Torva Inquisizione che ci vuole far declinare verso uno Stato che assume le sembianze del Leviatano, mostro biblico di cui si parla nel libro di Giobbe, cioè uno Stato prefigurato dentro una ragione dell’obbedienza, non insita nella cosa in sé che viene comandata ma nella forma del comando, in quanto espressione di una volontà sovrumana che non considera il vero un elemento importante e decisivo per l’esistenza altrui. Ciò che ci addolora profondamente, in tale perniciosa deriva verso il sovranismo giustizialista, sferzato dalle scure di politici, magistrati, carta stampata, soubrette televisive, è la caduta libera in simile imbuto dell’ultimo baluardo che era rimasto dello Stato di Diritto: il Partito Democratico, per il quale abbiamo speso una parte considerevole della nostra esistenza.

Infatti, pur di governare per governare, smantellando il principio fondante che il poter governare deve essere uno strumento per cambiare, si è messo in prima fila a trainare il carro trionfante come la definisce giustamente Biagio De Giovanni “della Repubblica Penale”.

Da credenti della speranza, auspichiamo, per il 2020, che i luoghi della cultura diventino espressioni forti ed acute di un risveglio civile, democratico, tollerante, vibrante di respiro cosmico, libero, creativo per evitare di essere risucchiati nel buio della notte perenne.

* FILOSOFO

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