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Giancarlo Carriero boccia il progetto di nuova geotermia

Gianluca Castagna | Lacco Ameno – Non si placano le polemiche sul progetto di realizzazione di una centrale di geotermia sull’isola d’Ischia. In un territorio già fortemente antropizzato e con caratteristiche di unicità legate a un intreccio, forse miracoloso, sviluppatosi nel tempo tra ambiente, paesaggio, agricoltura e turismo. Balneare e termale. Una linea contraria a questo progetto è stata espressa ieri da un comunicato congiunto dell’Unione Industriali di Napoli e di Federterme, nel quale si chiariscono e ribadiscono tutti i motivi del “no” a un progetto che, nel bene e nel male, potrebbe rappresentare una rivoluzione in tema di risparmio energetico e di impatto sulle risorse del nostro territorio. Il nodo cruciale, che pur non esaurisce tutte le perplessità espresse, riguarderebbe l’eventuale alterazione dei bacini idrici termali. E le terme, per l’economia isolana, sono un bene troppo prezioso per essere messo a repentaglio.
Abbiamo incontrato l’ing. Giancarlo Carriero, patron dell’Albergo della Regina Isabella e presidente della sezione Turismo dell’Unione Industriali.

Ing. Carriero, in merito alla realizzazione del progetto di geotermia che dovrebbe coinvolgere l’isola d’Ischia, Lei si è detto “fortemente e profondamente contrario”. Perché?
«Ritengo che il progetto, da un punto di vista scientifico, non possa garantire il normale utilizzo delle acque termali come oggi viene fatto sull’isola. Il termalismo, è bene ricordarlo, è alla base dell’intero turismo isolano. Parto da quella che non è un’opinione, bensì un dato inoppugnabile: ciò che succede nel sottosuolo è assolutamente impossibile da sapere. Realizzare questi pozzi pilota, in prima battuta, e successivamente il progetto finale, mette in qualche maniera a repentaglio il ciclo delle acque termali. Nessuno può darci garanzie sufficienti che questo ciclo non venga alterato. Una cosa è invece certa: tutta la proposta turistica isolana si basa sulle acque termali. Ischia è unica al mondo per ricchezza, quantità e diversificazione delle sue risorse termali. In un sistema globale dove sono sempre di più le località turistiche che si presentano sul mercato, quello che conta è l’unicità. Con la realizzazione di un impianto di geotermia di quelle proporzioni, rischiamo di privarci della nostra unicità naturale e perdere appeal sul mercato turistico internazionale. Non possiamo permettercelo».

Quali sono gli altri aspetti del progetto che non la convincono?
«Il secondo punto che maggiormente mi preoccupa sono gli effetti che la sollecitazione delle profondità può generare da un punto di vista sismico. Nessuno può realisticamente prevedere con precisioni questi effetti. C’è un problema di sicurezza che mi preoccupa, considerando che l’isola d’Ischia ha un sottosuolo sensibile alle scosse sismiche, e non so cosa poterebbe accadere se anche noi contribuiamo a sollecitare questa sensibilità. L’aspetto acustico dell’impianto mi preoccupa di meno, nel progetto si è dedicato un amplissimo spazio al tema, quindi nutro ragionevoli speranze che siano state prese tutte le misure e le cautele del caso».

Nel comunicato emesso congiuntamente dall’Unione Industriali di Napoli e Federterme si lamenta la mancanza di un confronto aperto e costruttivo con gli operatori economici coinvolti nel progetto. Perché questo silenzio? Che contatti ci sono stati finora?
«Zero assoluto. L’Unione industriali di Napoli e la Federterme chiedono un confronto sereno, poiché non siamo aprioristicamente contrari alle innovazioni. Quello che non ci piace, e non ci convince, è che si porti avanti un progetto del genere senza minimamente coinvolgere le realtà produttive dell’area interessata e dell’isola d’Ischia. Anche ieri, il capo di governo Matteo Renzi ha ribadito la necessità di ripartire dal turismo. Sembrano, però, mere affermazioni di principio. Quando si va a all’atto pratico, si pensa a un progetto del genere senza porsi minimamente il problema del suo impatto su un settore decisivo della nostra economia come il turismo»..

cropped-cropped-p1020279Eppure il Governo sembra promuovere uno sviluppo sostenibile della geotermia. La Commissione Ambiente e quella per le Attività Produttive hanno impegnato il governo ad avviare procedure di zonizzazione del territorio italiano per le varie tipologie di impianto geotermici. La geotermia, dunque, come una delle leve principali per allentare il giogo delle fonti fossili e contribuire alla lotta contro il cambiamento del clima.
«La geotermia può servire moltissimo, anche a Ischia. Ed è sempre un bene ridurre le fonti di inquinamento. Sono contrario a questo megaimpianto che ha delle caratteristiche di gigantismo tali da indurmi a serie preoccupazioni sulla conservazione delle caratteristiche fisiche delle nostre acque termali dopo lo sfruttamento geotermico. Piccoli impianti che vadano a sostituire le caldaie mi trovano favorevolissimo. Qui il problema è dato dalla differenza di scala. Un piccolo impianto mi permette di correre ai ripari in caso di errore o incidente. Se realizzo un mega-impianto, rischio di provocare un megacasino dal quale non posso più tornare indietro. Ci sono molte fonti alternative di energia, perché non parliamo dell’energia solare e investiamo nel fotovoltaico? Qui non c’è solo tanta geotermia, ma anche tanto sole. Non capisco perché, tra tante possibilità, si debba realizzare un mega impianto che vada a tali profondità da mettere in comunicazione chissà quante falde o faglie. Perché sperimentare in un luogo che vive di turismo grazie alle acque termali? E’ questo che trovo assurdo».

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L’idea di una commissione-osservatorio delle attività geotermiche, composta da persone superpartes, terzi, potrebbe tranquillizzarvi o le divisioni già manifeste nel mondo scientifico fanno in modo che le icognite del progetto siano destinate a rimanere tali?
«Nessuna persona di scienza possa dire cosa succede nel sottosuolo. Non si può vedere il sottosuolo. E’ necessario procedere a delle perforazioni anche solo per formulare ipotesi puramente probabilistiche. Anche conoscere ciò che accade potrebbe innescare reazioni che non conosciamo né possiamo prevedere. Nessuno può sapere con certezza cosa accadrà, se non si prova direttamente. Ecco, io credo che un test del genere non vada fatto su un’isola come Ischia ».

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