Gigetta torna libera, la tartaruga riprende il viaggio
L’esemplare di Caretta Caretta era stata ferita e non era più autosufficiente, poi le cure del Turtle Point di Portici le hanno restituita una nuova vita. E’ stata rimessa in acqua a Sant’Angelo dinanzi a giovani studenti entusiasti
DI ARIANNA ORLANDO
Al largo di Sant’Angelo, è stata liberata Gigetta, giovanissimo esemplare femmina di tartaruga che, presumibilmente, è nata intorno al 2020. La storia d’amore tra Gigetta e il mare si è bruscamente interrotta quando, a causa di un amo da pesca, è stata ferita e quindi non più capace di provvedere a se stessa. Andrea Affuso, direttore sanitario del Centro Ricerche Tartarughe Marine di Portici, ha spiegato con parole chiare ai bambini intervenuti da alcuni plessi delle scuole elementari e materne, che le tartarughe respirano con i polmoni e per questo hanno necessità di salire a galla per incamerare aria. Quando una tartaruga resta ferita, per ragioni di sopravvivenza, decide di restare sul pelo dell’acqua e di non immergersi più per non andare incontro al caso in cui per via di qualche ferita fosse impossibilitata a raggiungere la superficie per rifornirsi di aria. Questa decisione però è dispendiosa a livello di sforzi e di energie in quanto la tartaruga risulta incapace di nutrirsi. Gigetta infatti, di quasi quattro chili, è stata rinvenuta così: tenace sul pelo dell’acqua, desiderosa di essere salvata e imperterrita nel tentativo di riuscire. È stata raccolta come un piccolo e leggerissimo, indifeso fiore dal mare e condotta al Turtle Point di Portici dove un team di esperti si è preso cura delle sue ferite e oggi l’ha restituita al mare.
I piccoli studenti di alcuni plessi ischitani hanno così incontrato una delle piccole e meravigliose creature del mare e con occhi pieni di stupore hanno posto domande al dottor Affuso che, mentre idratava con acqua di mare la pelle di Gigetta, rispondeva e raccontava loro con dolcezza la storia di una tartaruga che è stata salvata. Sebbene ai piccoli studenti sia stato reso comprensibile il concetto, ai più adulti invece è stata resa evidente la responsabilità morale umana dell’accaduto che è impropriamente spesso definito “incidente”. Questa definizione implicherebbe di fatto un’assoluzione del comportamento umano che è invece il principale artefice del deterioramento ambientale nonché della progressiva estinzione delle creature che lo abitano. Presso il turtle point, spiega il dottore Affuso, giungono quasi mai tartarughe ferite accidentalmente. Quasi sempre la loro sintomatologia è da riferirsi ai comportamenti errati che l’uomo perpetua ai danni dell’ambiente marino, come in questo caso, disperdendo in mare ami e reti da pesca, rilasciando stanze nocive in acqua o navigando senza attenzionare la presenza eventuale di animali sul loro percorso. Le lesioni di Gigetta non erano gravi ma, se trascurate, avrebbero portato la tartaruga a morte per stenti perché Gigetta, quando è stata trovata, già più non si nutriva. Al largo della costa, dopo il promontorio annodato di pietra lavica dove I gabbiani nidificano e la vegetazione cresce divincolata e avvolta dall’inerzia della natura, Gigetta è tornata al mare. Il sindaco di Serrara Fontana, la dottoressa Irene Iacono, ha accompagnato la tartaruga nel suo viaggio verso il mare a bordo della barca di Area di Nettuno e, prima che venisse appoggiata al mare, le ha pronunciato un augurio di buona fortuna. Gigetta in questo preciso momento è forse in rotta per un viaggio straordinario verso le Egadi o forse verso le Eolie o verso chissà dove la trascinano le correnti e mentre si allontana sempre di più da noi che l’abbiamo per così poco amata, ci lasciamo travolgere dell’immaginazione per cui quest’isola sia forse un enorme guscio di una tartaruga che dorme.