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 «Mia la gestione degli aspetti operativi e organizzativi»

 

La testimonianza del direttore del San Montano nell’ambito del processo per lo smaltimento dei rifiuti termali degli alberghi della famiglia De Siano è ripartita esattamente da dove era stata interrotta. Orlacchio ha rivendicato il suo ruolo operativo-organizzativo, che lo portava a occuparsi anche di eventuali contratti per l’erogazione di servizi, consultandosi a volte anche con gli uffici amministrativi. «Il senatore ricopriva molteplici ruoli a livello politico, era quindi quasi sempre impegnato fuori dall’isola», ha detto il direttore dell’hotel. Rispondendo alle domande dell’avvocato Rossetti, il testimone ha spiegato che a fine 2013 come amministratore della società venne nominata la signora Lucia Castagna, madre di Domenico e Michele De Siano (quest’ultimo ieri mattina presente in aula). Da quel momento, Orlacchio si occupò prevalentemente del lato commerciale della gestione. In risposta a una richiesta di precisazioni del giudice, ha specificato che rimaneva suo compito sovrintendere allo smaltimento dei fanghi e all’ispezione dei pozzetti.

Il direttore ha spiegato di essere stato presente agli accertamenti svolti dal Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, effettuati nel 2013 anche con l’assistenza del manutentore, mentre il Senatore era stato chiamato a presenziare soltanto in occasione del sequestro della struttura, avvenuto nel 2014. Il giudice Capuano ha voluto conoscere quali fossero i documenti richiesti dalle forze dell’ordine: queste ultime durante i primi sopralluoghi richiesero quelli concernenti le autorizzazioni agli scarichi, mentre al momento del sequestro il direttore fu chiamato a esibire i contratti di collaborazione con la ditta specializzata per lo smaltimento dei fanghi. Nel corso della testimonianza è stata esaminata più volte la destinazione di un piccolo locale di pertinenza dell’hotel, adibito a deposito di materiale, utilizzati per la manutenzione dei vari alberghi facenti capo alla famiglia De Siano.

Naturalmente la deposizione si è soffermata sulla “sorte” che spettava ai fanghi termali usati. Il giudice ha chiesto quali fossero le modalità ma soprattutto la tempistica di smaltimento. Orlacchio ha spiegato che nella stagione 2013 il pozzetto di raccolta era ancor ben lontano dal completo riempimento, circostanza che per quell’anno lo aveva indotto  a non contattare la ditta per lo svuotamento. Non è mancata qualche perplessità del giudice circa il tempo massimo in cui il fango usato poteva rimanere nella vasca di raccolta prima di essere definitivamente smaltito. Poi è toccato all’avvocato Benetello chiedere al teste l’impiego dei materiali nel locale di deposito: il direttore ha spiegato che più volte i manutentori hanno attinto da tale deposito, che in nessun caso ha mai ospitato eternit. Il giudice Capuano ha poi espressamente domandato: «Le risulta che le acque termali venissero scaricate nelle fogne?». Orlacchio ha spiegato che dopo il controlavaggio dei filtri-piscina l’acqua veniva smaltita nelle fogne, come i reflui termali dei centri benessere, mentre i fanghi si raccoglievano nei pozzetti.

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