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Giobbe Covatta, il nuovo leader dei Verdi e le origini ischitane

di Marco Gaudini

 

CHIANCIANO TERME – Giobbe Covatta sarà la nuova voce dei Verdi. Lo hanno deciso i rappresentanti della federazione ecologista, nel corso della XXXIII Assemblea di Chianciano Terme, “per imprimere nella società italiana una forte svolta del messaggio culturale e politico”. L’attore napoletano d’adozione, già testimonial di AMREF e Save the Children, è stato eletto “portavoce nazionale e ambasciatore delle battaglie ecologiste” con il 98%dei voti per “la sua grande umanità, intelligenza del mondo e capacità comunicativa”. Giobbe non sarà il classico leader politico, ma una figura per avvicinare il messaggio ecologista e tutte quelle persone alle quali questo messaggio non è arrivato, per far sì che le sfide per l’ambiente, per la salute e per il clima diventino patrimonio di molti hanno affermato i Verdi. Covatta ha dato la sua disponibilità a sostenere i progetti del movimento, con l’obiettivo di riportare al centro della politica “tematiche che ormai sono state espulse dal dibattito. Da sempre vicino ai Verdi, Covatta ha  condotto negli ultimi anni numerose battaglie accanto agli ecologisti, come quella del 2010 contro la mega discarica di Terzigno. Nel corso della due giorni di Chianciano, oltre all’elezione del nuovo portavoce, sono stati rinnovati gli organismi dirigenti del movimento ecologista: l’Esecutivo e il Consiglio Federale Nazionale. L’assemblea è iniziata con un minuti di silenzio per le vittime degli attentati di Parigi, definiti dai Verdi “nuove forme di nazismo”. Sembra quindi che anche i Verdi, adesso avranno il loro comico, così come ha scherzosamente detto Covatta a margine della sua “elezione” parlando con alcuni cronisti. Pochi sanno però che l’attore napoletano di adozione, ma nato a Taranto, è molto legato all’isola d’Ischia, in quanto il papà, ufficiale di Marina, è nato a Forio. Covatta quindi ha trascorso molti anni della sua vita, soprattutto in adolescenza sull’isola, ed ha pertanto un forte legame, con quella che lui ci tiene a chiamare ancora Isola Verde, nonostante tutto. Abbiamo pertanto raccolto, da Chianciano Terme, luogo dove si è tenuta l’Assemblea Nazionale del Sole che Ride, la testimonianza di Covatta, ed il suo messaggio agli isolani: «da ragazzi quando finivano le scuole, venivamo sull’isola e passavamo delle bellissime giornate, inoltre mi piace molto mangiare il coniglio all’ischitana. Adesso purtroppo sono circa dieci anni che non ci torno, e mi manca un po’, penso quindi di ritornarci, anche in questa nuova veste».

L’isola non è più quella che lei ricorderà della sua infanzia, e proprio a livello ambientale negli anni Ischia ha pagato un prezzo molto alto, soprattutto in riferimento ad un abusivismo edilizio diffuso. Qual è la sua posizione in merito a questo tema?

«Ischia è conosciuta come l’isola Verde, e a me piace chiamarla così, ma forse sarebbe più corretto dire isola grigia, se guardiamo a certe zone del territorio e del paesaggio. Purtroppo questi non sono percorsi che si possono invertire nel giro di una settimana. Vorrei comprarmi la felpa di Salvini, quella con la ruspa, e magari scriverci su Ischia. A parte lo scherzo, bisognerebbe essere molto rigidi su queste cose, l’uso del territorio nel nostro paese e soprattutto a sud nel nostro paese è l’anarchia più totale. Il problema è che una volta fatto tutto rimane immobile. Ma anche qui, oltre al problema degli abbattimenti, ci sarebbe da analizzare come sono venute su quelle opere, chi negli anni le ha fatte realizzare o ha fatto finta di niente mentre c’era chi costruiva. Questo è inaccettabile per un paese civile. Mio figlio studia in Inghilterra e quando sono andato a trovarlo, una volta, in Cornovaglia il navigatore mi dava come posizione ad un chilometro e mezzo dal centro cittadino. Noi eravamo in un vero e proprio bosco, circondati da prati ed alberi, ho pensato allora che fosse rotto il navigatore, ed invece no, perché le zone urbane sono quelle urbane, quelle non edificabili si rispettano. Se facciamo riferimento ai numeri, ad esempio, in Inghilterra il territorio edificato si aggira intorno al 23% in Italia si aggira intorno al 75%, evidentemente le cose sono profondamente diverse».

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Un altro grave problema ambientale che si ripresenta ogni anno all’inizio della stagione balneare sull’isola è la questione dei depuratori. Secondo lei come e dove intervenire su questo aspetto?

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«In Italia queste schizofrenie sono frequenti. Quando dico schizofrenie mi riferisco a territori che vivono ad esempio di turismo e di mare, e poi non si fa nulla per tutelare queste risorse. A Tropea per esempio, ci sono dei depuratori a ridosso del paese che funzionano durante l’inverno mentre nei mesi estivi, visto che il numero di abitanti aumenta non funzionano procurando una puzza straordinaria che mette in fuga tutti i turisti. Questo è un meccanismo perverso, cioè io costruisco il depuratore per fare arrivare i turisti, poi questi arrivano, fanno la cacca sentono la puzza e se ne vanno. Stiamo nel mondo dell’idiozia! Con questo voglio dire che non basta a volte costruire le strutture se queste non sono adeguate e non sono fatte in un certo modo».

E quali progetti le piacerebbe portare avanti come portavoce-testimonal?
«La battaglia contro le trivellazioni in Adriatico. E soprattutto la salvaguardia del territorio che come vediamo anche sull’isola è stato fin troppo “sfruttato”».
Qual è il suo messaggio agli ischitani?

«Il mio non è un messaggio agli ischitani, ma a tutti coloro che vivono su questo pianeta. Più conserviamo meglio il nostro pianeta, infatti, più i nostri figli vivono bene. Geronimo diceva: “Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato, l’ultimo pesce pescato, ci accorgeremo che non si potrà mangiare il denaro”. Però allora sarà troppo tardi per questo dobbiamo fare qualcosa adesso ed iniziare da noi stessi, e dai piccoli gesti quotidiani».

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