POLITICAPRIMO PIANO

Giosi “confessa”: «Pio Monte, ci siamo»

Lunga intervista al sindaco di Casamicciola Terme che parla dell’anniversario dell’alluvione, della demolizione del Capricho, del nuovo waterfront, del miliardo di euro messo a disposizione dalla BEI. Poi spazio alle demolizioni nella zona alta del paese e soprattutto una significativa ammissione su una storica trattativa che sarebbe ormai a un passo dall’essere definita

Casamicciola e l’alluvione due anni dopo. Nei suoi interventi pubblici, prima ancora che soffermarsi su quanto è stato fatto, ha voluto porre l’attenzione prima sul bicchiere mezzo vuoto, sottolineando la situazione di chi deve risolvere ancora il problema abitativo, rientrando nella propria casa o trovando una sistemazione alternativa.

«E’ un dovere per il sottoscritto e per l’amministrazione comunale risolvere i disagi nei quali i cittadini si sono venuti a trovare. Non possiamo dimenticare che ci sono ancora quasi 100 persone ancora ubicate in strutture alberghiere, oltre a quelle che si trovano in autonoma sistemazione. Ho detto a più riprese e ribadisco che il nostro compito finirà – per quanto riguarda ovviamente la sfera di pertinenza – nel momento in cui ognuno sarà rientrato a casa. Questa è la parte del bicchiere che hai definito mezzo vuoto, poi è chiaro che c’è anche quella dove è mezzo pieno: è innegabile che nell’ultimo anno, grazie ad una apprezzabile sinergia tra le istituzioni, c’è stata una decisa accelerazione per quanto riguarda la ricostruzione privata. Abbiamo mosso passi importanti anche per quella pubblica che purtroppo era al palo dal 2017 e quello che dico è facilmente documentabile e dimostrabile. Ad oggi a Casamicciola non abbiamo avuto un solo edificio pubblico di nuovo agibile, nella vicina Lacco Ameno poche settimane fa hanno inaugurato una scuola. Eravamo destinatari anche di risorse notevoli e nonostante questo a stento sono stati consegnati due cantieri di altrettanti importanti plessi: ma è solo l’inizio dell’opera, occorrerà ancora almeno un anno, forse anche due. E allora la considerazione non può che essere una».

Quale?

«C’è stato un grandissimo ritardo accumulato dalla precedente amministrazione nell’approccio alle opere pubbliche ed alla ricostruzione del patrimonio pubblico edilizio. Adesso ci abbiamo messo mano e si è accelerato e sapete perché? Perché il commissario ha adottato anche una serie di misure che ha incentivato o messo in condizione i tecnici, e dunque i cittadini, a presentare le pratiche per la ricostruzione. Quella si è rivelata una mossa azzeccata ed efficace, che consentirà nel giro di pochi anni di restituire tutte le abitazioni danneggiate dalle calamità naturali. Restringere la zona rossa è un obiettivo che contiamo di raggiungere già nelle prossime settimane e nei mesi a venire. Vanno messe in sicurezza anche le strade, perché molti non possono rientrare nelle loro case non perché non siano sicure ma perché insicure sono le vie d’accesso».

La sento e vedo particolarmente ottimista.

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«Lo sono, infatti. Nei giorni scorsi sono stato a Roma e ho ricevuto ampia rassicurazioni su quanto chiede la nostra amministrazione: stanziamento di ulteriori risorse e semplificazione di alcune procedure. Perché va detto che purtroppo la burocrazia blocca ancora tanto e spesso costituisce un ostacolo e un freno. Mi piace pensare che la maggior parte delle nostre richieste saranno accolte già nella prossima finanziaria. Se ciò dovesse avvenire, credo che il 2025 sarà caratterizzato dall’accelerazione ancor più incisiva di determinati processi».

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A proposito di risorse, c’è il miliardo di euro messo a disposizione della BEI (Banca Europea degli Investimenti) che può cambiare scenari e stato dell’arte della messa in sicurezza del territorio non soltanto di Casamicciola ma dell’intera isola d’Ischia.

«Rendere Casamicciola sicura e non farlo per il resto dell’isola, in una visione globale avrebbe poco senso. Ischia potrebbe nel suo insieme assurgere ad esempio virtuoso da esportare ed emulare e questo farebbe bene anche al turismo. Insomma, è un’occasione unica, straordinaria, finanche inimmaginabile fino a qualche tempo fa. Devo dire che con la BEI è da tempo che cerchiamo di intrattenere ottimi rapporti nell’ottica di uno spirito di collaborazione accompagnato da un senso di appartenenza. Rapporti anche istituzionali, favoriti anche dai buoni uffici che il commissario Legnini aveva ed ha con questa importante istituzione bancaria europea. Lavoriamo da tempo insieme, gomito a gomito. La BEI ci ha messo a disposizione a titolo totalmente gratuito fior di consulenti provenienti da autorevoli dipartimenti universitari che hanno redatto un interessante studio sui cambiamenti climatici, su quello che si può fare almeno per attenuare questa fenomenologia che sta davvero nuocendo al pianeta. E noi purtroppo ce ne siamo accorti: il cambiamento climatico c’è, inutile far finta di niente, ed è il motivo principale è l’inquinamento. Quindi ecco l’importanza di andare incontro al Green deal, sia pure senza esasperazione. Ischia può davvero svoltare, avere 1 miliardo a disposizione è tanta roba. Si potranno adottare anche tutti gli accorgimenti possibili per l’efficientamento energetico e far sì che quella che da sempre viene definita “isola verde” possa esserlo per davvero diventando un attrattore fortissimo per tanti turisti che oggi si muovono sulla scia della sostenibilità. E vorrei aggiungere un’altra cosa».

Prego.

«Manco a farlo apposta, il miliardo di euro è giusto la somma di cui parla il commissario Legnini oramai da anni, i soldi che servono per risolvere la questione isolana nella sua interezza, sia dunque per quanto riguarda la ricostruzione post sisma per i tre Comuni ma anche per la messa in sicurezza dal punto di vista idrogeologico per l’intera isola. Adesso le condizioni per riuscire a centrare l’obiettivo ci sono davvero tutte, tornando così alla tanto auspicata normalità. Non sarebbe la prima volta che da eventi negativi nascano delle straordinarie opportunità, bisogna essere bravi e tempestivi a saperle cogliere al volo».

A proposito di verde e sostenibilità, un po’ di cemento nel frattempo lo abbiamo tolto di mezzo. Non c’è più in Piazza Marina il Capricho, di cui si è tanto discusso e in vario modo. Adesso che il dado è tratto, ed a freddo, quali sono le considerazioni del sindaco di Casamicciola?

«Intanto che dopo un lungo braccio di ferro con altre istituzioni abbiamo definito l’annosa questione della titolarità, non dimentichiamoci delle intenzioni di Demanio e Ministero dei Trasporti e dei ripetuti scambi epistolari con le varie autorità, fino ad arrivare alla Presidenza del Consiglio. L’obiettivo altrui, è giusto ricordarlo, era quello di allocare in quell’immobile le caserme di tutte le capitanerie di porto dell’isola. Credo che i cittadini converranno con me nel ritenere che si parlava di un progetto improponibile, realizzare un edificio con tale destinazione al centro del paese avrebbe rappresentato un “delitto”. Quindi mi sono opposto con tutte le mie forze, seguito su questa linea di indirizzo dall’intera amministrazione. Noi abbiamo invece deciso di riportare Casamicciola all’antico, così com’era. Un tempo, infatti, il fronte mare era costituito solo da una cortina di fabbricati (come è tornato ad essere adesso) che ha finalmente preso nuovamente luce, caratteristica tipica di un Comune isolano. Abbiamo eliminato quello che ho sempre considerato un “mostro”. Quella costruzione realizzata a fine anni ’50, inizio anni ’60 su una spiaggia di cemento armato, ha rappresentato un qualcosa che oggi sarebbe inimmaginabile e impraticabile. Lo dico senza mezzi termini: quello è stato senza dubbio uno dei più grandi scandali perpetrati sulla nostra isola dal dopoguerra ad oggi. Che poi ci si abbia fatto l’abitudine o ci si sia recati per fare la festa del matrimonio o si sia conosciuta la compagna della propria vita in discoteca, beh questo non significa nulla. Nella vita non si vive di nostalgia, anzi bisogna guardare avanti. E il futuro immediato racconterà che la piazza verrà sistemata in attesa di capire se si può ancora realizzare qualcosa o magari diversificare il sito. Di certo non perderemo il volume, su questo hanno convenuto tutte le istituzioni interessate: sarà recuperato anche se probabilmente altrove. Intanto credo che questa operazione dia sfogo a tutte le attività commerciali presenti in Piazza Marina e credo che ci saranno grossi investimenti »

Le chiedo una riflessione sulle demolizioni operate nelle zone alte del paese, che stando anche a qualche iniziativa giudiziaria non hanno ottenuto unanimità di consensi. Che idea si è fatto?

«Il problema c’è stato e lo hanno raccontato anche le cronache. Però lasciami dire che se uno su dieci si oppone credo ci si trovi davanti anche un dato fisiologico. Ma l’ultima sentenza pronunciata dal Tar Campania aiuta non poco perché lascia intendere che se c’è un piano di demolizione ed un programma redatto da un commissario e da un’amministrazione, questo va rispettato. Mi piace pensare che questa sentenza fungerà anche da deterrente verso altre possibili iniziative analoghe. Ma voglio sottolineare una cosa per l’ennesima volta: il cittadino non riceverà nessun danno perché il commissario è stato chiaro con la propria ordinanza. La demolizione non preclude nessun tipo di diritto anche a chi ha ancora una domanda di condono pendente: quindi può ricostruire in loco se lo consentono le norme di sicurezza, oppure altrove delocalizzando. Qui si coniugano in maniera assolutamente virtuosa tutti gli interessi: quello pubblico, sulla sicurezza e quello del cittadino che non perde nulla. Forse qualcuno dimentica questi aspetti, preso anche dalla nostalgia e dall’affetto per i luoghi d’origine, e capisco che ci possa stare. Quello che però non va mai dimenticato è che alla fine queste iniziative vengono poste in essere per la tutela e per la salute dei cittadini stessi. Soprattutto, aggiungo, di quelli che abitavano in quelle dimore. E’ un dovere istituzionale garantire la sicurezza anche contro la stessa volontà del singolo e noi su questa tematica andremo fino in fondo, il nostro atteggiamento non cambierà in ossequio alla più rigorosa par condicio. Quindi, al tirar delle somme, nelle zone rosse non si abiterà più, a costo di dover adottare misure impopolari, su questo voglio essere chiaro ed esplicito».

Come immagina (da ingegnere penso abbia idee chiare) e cosa può significare il Waterfront del futuro?

«Lo vedo come un qualcosa in grado di trasformare Casamicciola ma nel contempo di avere una ricaduta positiva sull’intera isola. Anche perché dal nostro paese passano tutti, vuoi per il porto, vuoi per l’ospedale, vuoi perché si tratta di un punto strategico per tutti i turisti che arrivano, partono o si muovono in giro per l’isola. Avere un biglietto da visita importante è fondamentale per un paese a vocazione turistica. Io e la mia amministrazione guardiamo al waterfront come a una grande opportunità di sviluppo e anche di sistemazione di situazioni di degrado che siamo costretti a patire da decenni. E poi il waterfront ha anche un altro indubbio vantaggio, sul quale ci si sofferma troppo raramente».

Quale?

«Si risparmiano un mucchio di risorse e spiego subito perché conti alla mano. Un primo lotto di lavori, quello che ha interessato lo spostamento dei fanghi da un alveo nella zona dell’Ancora, ha avuto un costo approssimativo di 300.000 euro. L’impegno di spesa previsto per trasportarli in terraferma superava il milione, quindi abbiamo evitato un inutile spreco di denaro e risolto anche una situazione di oggettivo degrado. A questo si aggiunga che sarà possibile ampliare anche l’infrastruttura portuale, con ricadute positive facilmente immaginabili vista la sempre maggiore domanda. Collegata a questa c’è la questione Pio Monte: vorrei evitare di parlarne, ma credo che questa sia veramente la volta buona per risolvere una questione ormai atavica che ogni rappresentanza politica ha sempre inserito in tutti i programmi elettorali senza mai arrivare a dama. La questione è sempre rimasta lettera morta e la nostra potrebbe essere l’amministrazione che finalmente imprimerà arriverà la svolta».

La fine dell’anno solare non è dietro l’angolo ma neppure così lontana. Le posso chiedere di rivolgere un messaggio di speranza ed ottimismo ai suoi concittadini. Che nel 2025 si augurano si mettano marce ancora più alte.

«Auguro a tutti di poter mettere la “quinta” e quindi di poter andare avanti spediti senza intoppi per tornare a quella normalità tanto invocata. Ritengo che ci siano le condizioni per arrivare all’obiettivo: bastano solo collaborazione, comprensione e soprattutto sintonia tra tutte le parti in causa. Non solo all’interno della filiera istituzionale, ma anche quella rete che si deve instaurare tra cittadini, categorie ed amministrazione comunale. Se riusciremo a seguire questa strada, credo che il 2025 sarà positivo che ci vedrà accelerare senza mai fermarci. Così facendo in pochi anni sistemeremo il territorio».

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