LE OPINIONI

IL COMMENTO Rosa Procida

DI NICOLA GRAZIANO

Non tutti i lunedì sono uguali l’uno all’altro. Quello appena trascorso però resterà per sempre nel mio cuore. Avevo dentro me una strana adrenalina che, man mano che arrivava l’orario dell’annuncio, aumentava. Non sono un cittadino di Procida ma la amo da quando una notte con la mia Donatella vi siamo approdati traversando il mare che la bagna e poi, successivamente,perché il mio compianto amico Giovanni me ne ha svelato le magiche meraviglie. Da allora, e da sempre, è per me diventata rifugio e passione, riflessione e bellezza, scoperta e stupore.

Procida è così dal primo momento che la vedi: severa e rude, mai doma; ma nel contempo docile mentre scopri, in modo continuo ed inarrestabile, la sue bellezze, i suoi colori, i suoi odori, i suoi panorami, la sua forza culturale. Alle dieci e trenta scrivo al mio amico Antonio la mia gioia e mi è venuto spontaneo dire: “abbiamo vinto” Procida, come annunciato dal Ministro Dario Franceschini, era infatti da pochissimo la Capitale Italiana della Cultura 2022. Qualcuno ha anche provato a gettare fango su questa scelta, quasi a sostenere che Procida non meritasse questa indicazione ma quel qualcuno forse non è mai stato in questa perla del Mediterraneo, la più piccola delle isole del Golfo di Napoli ma, forse, quella che ha saputo sognare. E il sogno, a volte, è come una grande sfida che, all’inizio sembra essere una follia, ma poi, man mano che sogni, ti rendi conto che hai la forza di sostenere il sogno e di poterlo realizzare e far diventare il sogno una realtà.

Io credo che chi non osa nella vita non ottiene mai la gioia della vittoria ma, al di là di questo, non vive la passione di aver puntato in alto, potendo anche perdere ma sapendo anche vincere. E questa vittoria, che deriva da questa importantissima designazione, nasce da lontano e cioè da quando, mia sia consentito osservare, una amministrazione,per lo più composta da giovani, ha iniziato quel lento ma inesorabile percorso di trasformazione culturale che ha vissuto Procida negli ultimi anni. Ed io vi ho assistito, a volte partecipando anche in prima persona, e mi sono reso conto che l’isola era tornata a risplendere di quella luce propria che non aveva lasciato indifferenti Vasco Pratolini, Alberto Moravia ed Elsa Morante e che è stata set a cielo aperto per consentire a Massimo Troisi di girare il film Il Postino. E a questa amministrazione va riconosciuto il merito di aver saputo prima sognare, poi realizzare e poi vincere e non è dir poco in questo difficilissimo momento storico.

E allora Procida diventa simbolo di una rinascita, non solo sua e dei suoi cittadini, ma anche delle isole limitrofe, che con lei gareggiano in bellezza, della Regione Campania e dell’intero Paese. Un onore ma anche un onere che saprà essere sostenuto nel migliore dei modi se tutti uniti aderiamo al sistema Procida che chiede collaborazione e relazioni forti per poter rispondere in modo ambizioso. Procida, quindi, quale capofila di una serie di rivoluzionari della cultura, chiama tutti a questo appello perché sa bene di essere stata designata come apripista di una rinascita che non può aspettare, perché non sa aspettare. Nasce, quindi, un colore di questa vittoria: il Rosa Procida che è la sintesi del rosso passione e del bianco purezza. Il Rosa Procida saprà indicare la strada della bellezza, della delicatezza, della raffinatezza, della dolcezza e della tenerezza delle sue meraviglie. Indicherà quella energia portatrice di calma, serenità e straordinaria apertura che sprigiona ed invade l’anima di ogni suo visitatore, incarnando quel senso di sicurezza ed ottimismo verso il Futuro. E’ un Rosa che indicheràil fascino ed il romanticismo dell’isola.

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Con questo simbolico Rosa Procida viene dato inizio alpercorso, impegnativo ma magico, che porterà all’anno 2022. Si tratta di rimboccarsi le maniche, tutti, nessuno escluso, e anche chi non c’è mai stato dovrà poter raccontare le meraviglie di Procida. E’ un lunedì intenso durante il quale mi sono perso in questo turbinio di pensieri. Sento il bisogno di riposare un po’. Chiudo, allora, gli occhi e volo su Terra Murata, il promontorio più alto, dove è insediato il nucleo storico dell’isola e dove si trova il maestoso Palazzo d’Avalos; attraverso con lo sguardo il coloratissimo borgo dei pescatori della Corricella; guardo dall’alto tutte le spiagge, le baie e le insenature nelle quali spesso ho trovato rifugio, e dopo aver ammirato la naturalistica bellezza dell’isolotto di Vivara ed il silenzioso “chiasso” della Marina Grande, finisco per posarmi sulla spiaggia di Ciraccio e della Chiaiolella. E’ la sera di un giorno indimenticabile perché segnato nella Storia ed inizia il mio tramonto procidano che significa per me carezza per l’anima, pace interiore e lacrime di gioia. Sento rimbombare dentro me le parole del testo di una canzone di Amedeo Minghi dal titolo Il suono“La foglia, il frutto, il fiore, il ramo, il mare che ripete “T’amo”. E cosa c’è lassù? Se non è il sole è la luna”. Anche questa volta è un tramonto caldo ed infinito. Sarà per sempre un tramonto caldo e infinito. Sono felice: Procida è anche la mia Capitale Italiana della Cultura 2022.

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