POLITICAPRIMO PIANO

Giunta e nuove sfide, le verità di Enzo Ferrandino

Lunga intervista al sindaco d’Ischia che spiega le motivazioni che hanno portato alla composizione di un esecutivo incompleto e come si arriverà alla nomina del quinto assessore. Poi spazio anche a qualche possibile “mal di pancia”, alla scelta di Ejarque e al senso di autocritica che servirà a colmare l’assenza della minoranza

Volendola mettere sullo scherzo, si potrebbe dire che abbiamo fatto passi avanti rispetto al 2017. All’epoca si partì con una giunta tecnica, stavolta con quattro assessori su cinque. Insomma, mettiamola così: quando si tratta di “battezzare” le proprie sindacature, Enzo Ferrandino non è mai banale…

«Cinque anni fa ci furono una serie di oggettive difficoltà di partenza che resero opportuno diminuire le pressioni sulla politica e cercare di partire con una visione prettamente tecnica. Fu conseguenza delle dinamiche che si vennero ad innestare, si creò un esecutivo composto da cinque amici che ci accompagnarono lungo il primo anno di amministrazione. Stavolta volevamo dare una maggiore caratura su quella che era la tematica turistica, da qui il coinvolgimento del dottor Ejarque che non sarà presente in giunta ma svolgerà un lavoro di natura amministrativa ma il cui operato andrà inevitabilmente a interfacciarsi e completarsi con il governo del territorio».

«Il quinto assessore? Non c’è nessun jolly né tantomeno qualche carta da tenere in mano. Questa scelta risponde all’esigenza di quadrare definitivamente l’organo di gestione amministrativo del nostro Comune nel momento in cui avremo avviato la “macchina” ed avremo anche messo a regime la collaborazione con il dottor Ejarque»

Quattro assessori invece di cinque: cosa rispondi a chi sostiene che hai tenuto da parte il jolly da poterti giocare quando le temperature saranno più fresche?

«Non c’è nessun jolly né tantomeno qualche carta da tenere in mano. Questa scelta risponde all’esigenza di quadrare definitivamente l’organo di gestione amministrativo del nostro Comune nel momento in cui avremo avviato la “macchina” ed avremo anche messo a regime la collaborazione con il dottor Ejarque. Ecco, in quella fase avremo una maggiore comprensione di quelle che sono le tendenze e capiremo come chiudere il cerchio legato alla composizione della giunta comunale. Questa è la motivazione dei quattro assessori, e anche la ratio per la quale ho trattenuto la delega al turismo. E’ mia intenzione, ripeto, avere una visione a tutto tondo di quelle che sono e saranno le dinamiche».

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«Nessuna bocciatura per i Balestrieri e Mazzella: hanno partecipato in maniera lodevole alla nostra coalizione e avranno lo spazio che meritano per dimostrare la loro capacità e mettere in campo la passione che li anima per risolvere i problemi del paese»

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E’ vero che matematica e politica non vanno d’accordo (la prima come è noto non è un’opinione, la seconda magari lo è troppo spesso), ma cosa risponde il sindaco a chi nella composizione della giunta si sarebbe aspettato un naturale scorrimento della graduatoria rispetto ai risultati ottenuti alle elezioni dalle singole liste?

«Per quanto riguarda la distribuzione dei carichi di lavoro da attribuire alle varie anime che politicamente hanno composto la nostra coalizione, si tratta di identificare realmente i pesi. Non è detto insomma che quelli che sono i posizionamenti nell’ambito della giunta possano prevedere uno sforzo maggiore rispetto ad altre attività che riguardano comunque la sfera amministrativa».

Ida De Maio, Feliciana Di Meglio, Paolo Ferrandino, Antonio Buono: se dovessi dare un giudizio stringato, tipo pagella scolastica, a questa giunta, quali parole useresti?

«E’ un esecutivo che ha una forte connotazione politica, e voi che siete osservatori attenti delle dinamiche politiche capirete facilmente perché insisto nel sottolineare questo aspetto. Però si può tranquillamente affermare che la giunta non disdegna una caratura tecnica, perché al suo interno comunque figurano esponenti che dal punto di vista professionale hanno peculiarità tali da metterli in condizione di dare un contributo significativo a quelle che sono le dinamiche amministrative».

«Gianluca Trani si è assunto l’onere dell’attività di coordinamento del consiglio comunale, che non è un aspetto marginale. Sono sicuro che per l’esperienza che ha maturato sia nel ruolo che come esperienza politica, farà sicuramente bene e sarà una freccia importante al nostro arco per lavorare nella migliore maniera possibile»

Parliamo di Gianluca Trani. Ha scelto la presidenza del consiglio comunale e ovviamente i punti di vista sono diversi. Proprio a Il Golfo, ad esempio, Paolo Ferrandino non ha nascosto il fatto che si aspettava uno “scatto” con l’accettazione della carica di vicesindaco che, se avesse voluto, avrebbe ottenuto numeri alla mano. Qual è il tuo punto di vista?

«Io penso che ognuno, dinanzi alle opzioni che gli si parano di fronte, deve fare delle valutazioni di tipo soggettivo. Per quanto mi riguarda, io registro la disponibilità di assumersi l’onere di questa attività di coordinamento del consiglio comunale, che non è affatto un aspetto marginale. Sono sicuro che per l’esperienza che ha maturato sia nel ruolo che in generale come esperienza politica, farà sicuramente bene e sarà una freccia importante al nostro arco per lavorare nella migliore maniera possibile».

Come si fa a spiegare ai Balestrieri e ai Mazzella che la mancata assegnazione di un assessorato non deve essere interpretata come una bocciatura nei loro confronti?

«Ci sono una serie di servizi o analisi giornalistiche che danno questa chiave di lettura, ma al netto di tutto ciò i soggetti che citi e le loro liste hanno partecipato in maniera lodevole alla nostra coalizione e avranno lo spazio che meritano per dimostrare la propria capacità e mettere in campo la passione che li anima per risolvere i problemi del paese».

«La sfida di questi cinque anni – stante l’assenza della minoranza – sarà quella di tenere un canale di ascolto sempre aperto, e pure parecchio amplificato, con il territorio e la nostra comunità. Dovremo avere la capacità di confrontarci molto spesso con la gente, più di quanto abbiamo fatto nella scorsa consiliatura»

Non ti chiedo chi sarà, non ti chiedo la lista cui sarà assegnato, ma quali sono i parametri che porteranno al completamento della giunta? Qual è il ragionamento che a un certo punto farà il sindaco per far quadrare il cerchio?

«Cercheremo dapprima di individuare un identikit del papabile assessore, tenendo conto delle naturali inclinazioni delle persone che saranno candidate a rivestire il ruolo di assessore. Ribadisco che importante, imprescindibile, è la gestione della delega del turismo, che a mio avviso in seconda battuta dovrà comunque essere assegnata: lo faremo strada facendo, prendendo in considerazione l’azione amministrativa (che deve avere nella “scaletta” un valore prioritario) senza dimenticare però la salvaguardia degli equilibri politici che ovviamente comprende il coinvolgimento di tutti coloro che hanno supportato la nostra coalizione alle passate amministrative».

Nei prossimi cinque anni, in assenza di una opposizione in consiglio comunale, quanto occorrerà sviluppare o accrescere il proprio spirito di autocritica? In fondo, senza una minoranza che farà da pungolo, dovrete essere voi stessi a rendervi conto di quanto un qualcosa non gira per il meglio. E per questo servirà davvero una notevole dose di maturità…

«La sfida di questi cinque anni sarà quella di tenere un canale di ascolto sempre aperto, e pure parecchio amplificato, con il territorio e la nostra comunità. Dovremo avere la capacità di confrontarci molto spesso con la gente, più di quanto abbiamo fatto nella scorsa consiliatura. Di questo ne ho consapevolezza, so che è uno degli impegni che dobbiamo assumerci e affrontare: se avremo la capacità di prodigarci in questo forte collegamento con la gente, penso che questa amministrazione potrà fare veramente tanto».

«La scelta di Ejarque segna una discontinuità con il passato, quando le politiche turistiche venivano affidate alla “spontaneità” dei singoli operatori: vogliamo avere una visione unitaria con l’individuazione di obiettivi condivisi con i quali andarsi a misurare»

Tra cinque anni vorresti svegliarti una mattina e sentirti appagato dal tuo operato da sindaco perché?

«Perché saremo riusciti a portare a compimento tutto quanto avevamo messo in calendario. Ti dico che nella quotidianità c’è la percezione che questo obiettivo, per quanto ambizioso, è alla nostra portata. Dovremo avere la capacità di essere concreti, non abbandonarci al modo peggiore di fare la politica che è quello di parlarci addosso. Abbiamo energie, intelligenze, capacità e passione che mi lasciano molto ottimista in proiezione futura».

Il tuo primo quinquennio da sindaco ti ha visto affrontare diversi problemi, terremoto e pandemia su tutti. Ma dopo cinque anni, tornando a cose preventivabili e che rientrano nell’ordinario, hai maturato che il problema più grande di Ischia e dell’isola sia il traffico e che magari ci troviamo davanti a un nemico invincibile?

«No, non parliamo di un nemico invincibile. Sul traffico bisogna interpretare delle giuste scelte, avere la consapevolezza che nessuno ha la bacchetta magica per risolvere il problema nella sua interezza ma sicuramente ci sono provvedimenti da adottare e infrastrutture da realizzare che possono migliorare quello che è il quadro attuale. Ma molto, inutile girarci intorno, passa anche da una responsabilizzazione e una maggiore consapevolezza da parte di tutti noi ischitani di quanto danneggi alla nostra comunità l’approccio con i veicoli a motore a due o quattro ruote. Quando ci rechiamo in terraferma, percorriamo lunghe distanze a piedi senza battere ciglio, a Ischia invece abbiamo questa concezione delle distanze completamente sfalsata e utilizziamo la macchina anche per percorrere tratte irrisorie. All’origine del traffico c’è soprattutto tale approccio, che deve giocoforza essere cambiato. A questo va aggiunta la scarsa propensione all’utilizzo dei mezzi pubblici, insomma serve una rivoluzione culturale che va portata avanti con senso di maturità. E poi…».

E poi?

«Dopo aver posto in campo questa serie di variabili, vedrai che anche quello che sembra essere un problema irrisolvibile potrà essere quantomeno attenuato e pure in maniera considerevole».

La sensazione diffusa è marcata è che la nomina di un “guru” del turismo come Ejarque rappresenti la volontà di Enzo Ferrandino e dell’amministrazione di voler alzare l’asticella. Insomma, forse davvero stavolta non ci si vuole limitare al cosiddetto ordinario ma l’impressione è che si voglia andare oltre e lasciare un segno tangibile del proprio operato.

«La sera prima di presentare la giunta comunale e di annunciare contestualmente la stretta collaborazione con Ejarque, abbiamo festeggiato in sala consiliare un ischitano molto in gamba e capace. Mi riferisco a Tonino Baiocco, che nella sua vita ha sempre avuto la capacità di essere un passo avanti agli altri. Bene, credo che la nostra comunità abbia bisogno di avere una visione maggiore, di avere più coraggio nelle scelte. L’individuazione di Ejarque in qualche modo vuole tendere ad alimentare una visione che sia maggiormente ad ampio spettro. Insomma, c’è la necessità di volare alto e per riuscire nell’intento servono persone in gamba che abbiano grandi capacità professionali. E per farlo bisogna attingere anche all’esterno dell’isola. In fondo, se hanno operato proficuamente in altri contesti, queste persone possono dare un contributo importante e significativo anche a Ischia. Non dimentichiamo che ci troviamo in un momento storico particolare: ci stiamo mettendo alle spalle la pandemia che ha causato una brusca frenata del comparto turistico, negli ultimi tempi stiamo però avendo la dimostrazione tangibile che Ischia è una meta di villeggiatura ambita e gradita. Per questo ritengo giusto che – agendo in discontinuità con il passato, quando le politiche turistiche venivano affidate alla “spontaneità” dei singoli operatori – si faccia un tentativo avvalendosi della consulenza di un autorevole professionista per avere una visione unitaria con l’individuazione di obiettivi condivisi con i quali bisogna andarsi a misurare. Il senso della scelta, mi pare fin troppo chiaro, va esattamente in questa direzione».

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