LE OPINIONI

Ischia, come la tela di Penelope 

Qualche volta la nostra amata isola d’Ischia, fa pensare alla tela di Penelope. Il fare e disfare, nel caso del racconto epico, aveva però un senso e un obiettivo nobile e amorevole. La moglie di Ulisse, per non essere costretta a contrarre un matrimonio con gli ospiti indesiderati della casa del suo sposo, aveva subordinato la scelta del pretendente all’ultimazione di quello che avrebbe dovuto essere il lenzuolo funebre del suocero Laerte. E qui nasce lo stratagemma. Per prendere tempo e ingannare il nemico, Penelope disfaceva di notte la tela che aveva tessuto durante il giorno. Un’astuzia premiata dal tempo, perché Ulisse tornerà nella propria casa e farà strage dei pretendenti al suo trono. E qui finisce il mito e la fantasia e comincia la dura realtà ischitana, dove la “tela di Penelope”, altro non è che la crescita e lo sviluppo dell’isola stessa. Da molti anni gli amministratori locali e forse non solo loro, sembra stiano facendo a gara per distruggere, in un ipotetico “giorno”, tutto quello che hanno realizzato nel corso di una altrettanto virtuale “notte”. Al posto della tela, però, ci sono il turismo, l’economia, la vivibilità, l’accoglienza e soprattutto la bellezza. La vera forza di un territorio inimitabile, il segreto per il quale ogni anno Ischia risulta essere il posto più bello al mondo. Una bellezza, però, messa a serio pericolo da scelte che non sono solo discutibili ma addirittura paradossali e inaccettabili.

Quanto sta accadendo da qualche anno a Ischia Porto, a due passi dal borgo di Ponte, nello spazio destinato a diventare area parcheggio, non ha alcun senso. In questi giorni la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto dalla società Turistica Miramare, avverso l’ordinanza con la quale il Tribunale del Riesame di Napoli aveva confermato il sequestro del parcheggio della Siena. Il processo di recupero della zona, sempre che di recupero si possa parlare, si arresta di nuovo quindi e Ischia Ponte vivrà l’ennesima estate in compagnia di un mostro di cemento che deturpa il panorama, infastidisce chi gli passa accanto, mortifica la speranza di veder nascere aree verdi attrezzate, parchi per bambini e non cattedrali di pietre e cemento piene di macchine e smog. Non entro nel merito della vicenda giuridica, non conoscendo le carte e non avendo seguito la questione dal punto di vista strettamente giornalistico. Ma la riflessione che viene da fare, in maniera spontanea, non ha bisogno di grandi conoscenze e approfondimenti. C’era davvero bisogno di distruggere un angolo di territorio, a due passi dal mare, per la realizzazione di un parcheggio che, così come è stato pensato, sarebbe un orrore anche in una grande metropoli, figuriamoci su un’isola a vocazione turistica? 

Per molti anni attraversando la strada che costeggia il cantiere, molti di noi si sono chiesti il motivo di questo scempio e il perché della scellerata decisione di concedere l’autorizzazione e realizzarlo. E tutto questo nello stesso periodo storico in cui si cerca di migliorare la vivibilità dell’isola, di riqualificare le zone poco sicure dal punto di vista idrogeologico, di investire fior di milioni per garantire più servizi e motivi di attrazione. E’ questa la tela di Penelope in salsa ischitana. Da un lato si lavora per crescere, dall’altro si foraggia il fallimento. Da qualche giorno l’amico Benedetto Valentino ha inserito tanti di noi in un gruppo whatsapp, attraverso il quale vengono veicolate le iniziative culturali e non solo, promosse a Ischia. Un numero di eventi impressionante, inimmaginabile. E bene ha fatto Benedetto a creare uno strumento in grado di farli conoscere. Perché questa è la maniera più intelligente e logica per far crescere Ischia, attraverso la cultura, le iniziative e la promozione del territorio. Un modo per filare la tela sia di giorno che di notte, senza il rischio di dover ricominciare daccapo ogni volta.

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