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Gli albergatori, Airbnb e Renzi che preferisce lo status di Fregoland

DI FRANCO BORGOGNA

E così, come ha tempestivamente registrato il Golfo di lunedì, il Premier Renzi ha telefonato, alterato, alla parlamentare PD Silvia Fregolent e ha posto il veto all’introduzione di una cedolare secca del 21%  per i fitti brevi di case, gestiti da Airbnb, bed&breakfast o privati. Finché ci sarà lui alla Presidenza del Consiglio di tassazione ad Airbnb non se ne parlerà. Dunque Renzi dice no a Fregolent e preferisce rimanere nella Fregoland, nel paese dell’evasione e della concorrenza sleale! Ovvia la reazione negativa di Ermando Mennella e degli albergatori isolani. Sorprende anche che il Presidente della commissione Bilancio, Boccia, abbia precisato che gli emendamenti riguardano solo la possibilità, per i proprietari di case , di regolare fiscalmente gli affitti di breve periodo con la cedolare secca, onde evitare l’enorme nero del settore. Sorprende che uomini di maggioranza e di governo ignorino che da anni le Agenzie delle Entrate consentono la regolazione dei ricavi da fitti brevi con il pagamento della cedolare secca. Quanto a Renzi, come si può confondere l’esigenza di disciplinare fiscalmente la sharing economy con l’introduzione di nuove o maggiori tasse? Qui non si tratta di aumentare le tasse, qui è in gioco una giustizia fiscale e un corretto funzionamento del mercato! E’ nota la posizione di Federalberghi ( nazionale e anche locale) molto critica nei riguardi di Airbnb, azienda digitale che si occupa di intermediazione online di fitti brevi di case. E attendiamo con curiosità il preannunciato studio della locale Federalberghi sugli effetti di tale intermediazione online sull’economia dell’isola. E’ stato anticipato che si valuta in 50 milioni di euro l’evasione fiscale del settore sull’isola.

Per dare ai lettori una dimensione del fenomeno mondiale di Airbnb riferiamo che si valuta tale azienda circa 30 miliardi di dollari. Il giro d’affari nella sola Italia è valutabile intorno ai 275 milioni di euro. Nel 2016  3,6 milioni di utenti si sono serviti della piattaforma Airbnb per affitti di case in Italia. Gli alloggi messi a disposizione da questa azienda  nel nostro paese sono circa 230 mila. Tale organizzazione viene accusata dagli albergatori di mezzo mondo di eludere il fisco e di fare concorrenza sleale al sistema alberghiero. Airbnb si difende sostenendo che è difficile confrontarsi con ben 700 sistemi fiscali  di vari paesi del mondo, essendo presenti in 50 mila località. Inoltre, la multinazionale denuncia il fatto che molte resistenze non vengono dalla volontà di disciplinare fiscalmente il settore, ma semplicemente da una totale incomprensione della forza dirompente di fenomeni economici moderni come la sharing economy. Ovviamente non esiste solo Airbnb. In Italia c’è CaseVacanza che conta oltre 100 mila alloggi disponibili, così come ci sono aziende molto più piccole, con pacchetti modesti e localizzati di case disponibili ( qualche centinaio).

Quest’ultimo aspetto dovrebbe far riflettere sulla possibilità di incoraggiare piccole e giovani aziende locali per lo sfruttamento di un limitato numero di case in un’area circoscritta. Potrebbe essere il caso dell’isola d’Ischia dove non sarebbe difficile creare una piattaforma capace di aggregare un’area abitativa per periodi brevi di qualche centinaio di alloggi .Certamente una soluzione del genere genererebbe due aspetti positivi: una maggiore trasparenza e visibilità e individuazione del soggetto fiscale, così come consentirebbe una concorrenza leale e integrativa del sistema alberghiero locale. Segnalo, infine, che nella città di Bologna, la locale Unindustria ha chiesto al Sindaco Merola di essere convocati per essere dettagliatamente informati sulle modalità di utilizzo degli introiti da tassa di soggiorno. Pretendono che parte degli introiti vengano destinati alla vigilanza e alla disciplina dell’abusivismo dei fitti in nero. Da queste colonne lancio dunque l’idea ad Ermando Mennella e alle altre Associazioni alberghiere di seguire la traccia di Unindustria Bologna. Suggerisco di pretendere dai Comuni il dettaglio degli impieghi dei ricavati dalla tassa di soggiorno. Suggerisco di pretendere che con parte dei fondi si vada a finanziare la vigilanza e la disciplina del settore dei fitti di abitazioni con piattaforme digitali o gestiti direttamente da privati. Suggerisco di pretendere che sia il Comune a farlo, non commettendo l’errore di trasformarsi ( come parrebbe da alcune dichiarazioni) da albergatori in delatori. Gli albergatori facciano il loro mestiere e lascino al pubblico l’obbligo del controllo e della repressione! L’isola è già troppo divisa per sopportare l’apertura di una guerra tra privati che mandi alla malora quel poco di coesione che ci resta!

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