Gli albergatori “fai da te” e la concorrenza sleale sull’isola

Ermando Mennella denuncia la “concorrenza sleale” effettuata da albergatori fai da te in strutture extralberghiere

La stagione turistica è cominciata con i controlli delle forze dell’ordine contro le fittanze estive. Oltre illegalità legata a questo reato c’è dell’altro. A sollevare un “turismo parallelo” effettuate in “strutture che fanno concorrenza sleale” è Ermando Mennella, vicepresidente regionale per la Campania di Federalbeghi. “La concorrenza è un fattore positivo, purché sia ad armi pari”, ci spiega. E ribadisce: “Tesse regole, stesso mercato. Questo dovrebbe essere il principio. Sull’isola di Ischia, però, non è così”.

Mennella lancia un allarme: “L’introito delle imposte di soggiorno deriva per circa per il 90% dagli alberghi”. In pratica, secondo Mennella, su 100 ospiti che arrivano sull’isola 90 alloggiano in albergo e solo 10 soggiornano in case vacanze e bed&breakfast. Ed allora delle due, l’una: o sono pochissimi i turisti che soggiornano in strutture extralberghiere o sono pochissimi coloro che pagano la tassa di soggiorno. Propendiamo per la seconda ipotesi. Ecco perché. Basta dare un rapido sguardo a Booking.com che è uno tra i primi siti web di aggregatori di tariffe di viaggio e motore di metamotore di viaggio per le prenotazioni di alloggio, per capire che sull’isola di Ischia strutture extralberghiere sono presenti. Ed anche in abbondanza.su 780 offerte di ospitalità, solo 300 sono alberghi. Quasi 500, quindi, le case vacanza, hostel, stanze, b&b, agriturismi e ville che vengono fittati da privati. “È pacifico che c’è qualcosa che non va”, è l’allarme di Mennella. Basti pensare che ad agosto di un anno fa Airbnb ospitava circa 1800 annunci di strutture in vendita sull’isola di Ischia. “Devo precisare che anche chi effettua turismo in strutture extralberghiere e rispetta le regole. La maggioranza, però, e ce lo confermano i numeri, non è così”. Per Mennella cedolare secca non versata ed imposta di soggiorno evasa sono all’ordine del giorno per coloro che fittano case, stanze, sgabuzzini, magazzini e garage sotto forma di posti letto nei vari Comuni dell’isola. Ma c’è anche un altro aspetto. “I proprietari di queste strutture effettuano una vera e propria attività imprenditoriale pur non essendo imprenditori e non correndo i rischi che corrono gli albergatori. Ad esempio la tari che si paga ad Ischia per una struttura alberghiera è pari all’11 per mille. Per una casa, invece, è pari a 19 euro al metro quadro. Una disparità di trattamento”.

Per l’ex presidente di Federalbeghi Ischia: “Questi appartamenti non possono e non devono essere più considerati come residenze. Nella realtà, invece, lo sono. E qui nasce la concorrenza sleale”. Secondo Menella: “Basterebbero dei controlli sui contatori e sulle utenze per capire come queste strutture non possono essere considerate residenze, bensì case vacanze”. I numeri danno ragione a Mennella. Nel solo territorio del Comune di Ischia ci sono 8800 residenze per 20.100 abitanti. Il vicepresidente regionale di Federalbeghi, poi, mette sul tappeto un altro dato. “Sull’intera isola ci sono 26posti letto in albergo. Basta mettere a confronto i dati di sbarco sull’isola nei periodi di alta stagione che superano di gran lunga questi numeri per capire che l’ospitalità extralberghiera è una realtà sulla nostra isola. Noi albergatori siamo favorevoli ad ogni tipo di concorrenza purchè sia fatta ad armi pari”. E chiosa: “Diventa paradossale immaginare che solo chi soggiorna in albergo paga l’imposta di soggiorno. Per questo ci siamo detti sempre favorevoli all’imposta di sbarco e non di soggiorno. Così l’obolo sarebbe per tutti e non solo per coloro che scelgono ‘malauguratamente’ di soggiornare in albergo” 

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