CULTURA & SOCIETA'

Gli “anticipi” speciali dell’ attesa festa a mare agli scogli di sant’anna

Oggi luciana morgera riporta al borgo l’antica usanza del “cala cala”

E’ Luciana Morgera che parla: “Il nostro Acala o Panaro è nel programma della festa di Sant’Anna.
Questa Domenica sera dslle ore 21,00 Invadiamo il Borgo con i nostri cesti pieni di prodotti. L’ antica tradizione dello scambio di pietanze e vino tra barche nella magica notte di Sant’Anna rivive lungo le strade del Borgo storico di Ischia Ponte. Per tutti noi che viviamo fuori dal borgo, l’appuntamento è a Piazzetta Mazzella, davanti alla galleria Mazzella.

Basta arrivare con i Cesti pieni di prodotti da scambiare. Chi vive a Ischia ponte non deve far altro che riempire il suo cesto e calarlo dal suo balcone. Scambiare anche dai piani alti sarà divertentissimo. Andiamo negli orti, nei giardini, nei frutteti, riscopriamo antiche ricette e prepariamo in casa detergenti, saponi, composte, conserve, pane e biscotti. Seminiamo antichi semi e facciamoli germogliare. Mettiamo tutto nei canestri, chi vive a Ponte li cala dal balcone di casa, chi viene a scambiare e vive altrove, deve solo portare il canisto sulla testa, se ne è capace. Altrimenti ci pensa la mamma di Maddalena Stilla a insegnarcelo. Che dite, la ripetiamo? Ma certo che la riperiamo !”- Quindi la Festa a Mare agli Scogli di Sant’ Anna si “sposa” quest’anno 2019 con il Cala Cala rilanciato dalla “sempreverde” indomabile Luciana Morgera, “Patronessa” della Borsa Verde e del “baratto con cattiveria zero”.

Tutto quanto accadrà oggi, questa sera in un domenica felice nell’antico Borgo di Celsa di Ischia Ponte dove oltre un anno fa il Cala Cala rivide la suo ritorno con il coinvolgimento di tantissimi cittadini locali alle prese con canestri ricolmi di pane, frutta, verdura, fiori e quant’altro disponibile in casa propria. Certe usanze paesane che affondano le proprie radici in un passato assai lontano, di alcuni secoli addietro non muoiono mai e finiscono col diventare parte della storia di un popolo e del luogo che ne sono stati protagonisti. Poi accade che noi contemporanei scopriamo come hanno vissuto i nostri antenati e siamo presi dalla voglia di imitarli, trasformando un antico e comune atto di vita quotidiana in esempio utile per l’immagine culturale e turistica della nostra isola di oggi. Nello specifico ci riferiamo al vecchio “Acala acala” riproposto questa msttina al Borgo ed in uso già dal ‘700 fra i contadini dei casolari del Monte di Campagnano, di Piano Liguori, di San Pancrazio e della Scarrupata.

Costoro intrecciavano un rapporto di baratto con i pescatori Torresi, di Pozzuoli, di Mergellina e del Borgo di Celsa che erano soliti pescare al largo del costone ischitano, nella macchia del Felice. Il baratto tra il pescatore ed il contadino, divenuto col tempo tradizione, consisteva nello scambio di parte del pescato con i prodotti della terra che i nostri contadini calavano in capienti canestri dagli strapiombi della costa, dopo aver ascoltato la dura voce del pescatore che dal proprio gozzo avvicinatosi alla costa, pronunciava la storica espressone “Acala Acala”. L’usanza è continuata fino agli anni ’30 del secolo scorso. Si racconta che il giorno prima della vigilia di Natale di tanti anni fa (si presume sia stato dicembre 1910) tale Pancrazio Scotti era intento a raccogliere nella sua porzione di terreno giù alla Scarrupata insalate, broccoli, cappucce e patate per sfamare la sua famigliola con casa su all’agglomerato di Piano Liguori.

Il contadino Pancrazio Scotti mentre sradicava dal terreno il fabbisogno, rattristato in volto pensava all’indomani vigilia di Natale dove per il primo anno , egli stesso, sua moglie e i suoi due figli avrebbero dovuto rinunciare alla cena della vigilia con i tradizionali vermicelli al sugo di polipetti e di qualche altro pesce adatto a quel tipo di piatto, perché era nella penosa condizione di non potersi permettere di comprarli. Sempre triste guardava il mare all’orizzonte. All’improvviso i suoi occhi si sgranarono ed il volto si rischiarò. Un gozzo con pescatori a bordo di lontano si avvicinava sempre di più verso il punto dove egli era posizionato. La speranza che covava dentro momenti prima, stava per mutarsi in certezza. I pescatori a bordo del gozzo che ormai era sotto lo strapiombo basso del costone, lo chiamano col suo nome: “Pancrà, acala acala, ca diman fai a vigilia che pisc nuost”.

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Pancrazio Scotti di Piano Liguori non credeva ai suoi occhi, erano due suoi conoscenti della spiaggia dei pescatori alla Mandra i fratelli Rosario e Franchino Amalfitano. Questa storia ci fu raccontata alcuni anni fa da Giacomino Cigliano in San Pedro di California. Ora il passato si fonde col presente. La storia si intreccia con la passione per la cura ed il rispetto dei prodotti naturali della nostra terra. Sull’isola sbocciano appassionati che volentieri impiegano l loro tempo libero a difendere i valori e la pratica dell’agricoltura. Si inventano formule magiche per ricavare da questo o quel prodotto lavorato della nostra amata terra isolana, pane saponi, creme liquori, dolci e fanno nascere, specie fra i giovani “gruppi di lavoro” con sigle che sono tutto un programma.. Ecco che Luciana si sottopone ancora una volta alla prova-esperimento scegliendo nuovamente l’ appropriata location di Ischia Ponte.

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antoniolubrano1941@gmail.com

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