Gli effetti della munnezza sulla gente
di Graziano Petrucci
A guardarlo fa quasi tenerezza mentre provoca, allo stesso tempo, una pena da orsacchiotto maltrattato. Goffo in certi atteggiamenti, spigliato in altri. Chi l’avrebbe mai detto che avremmo preso l’Oscar e grazie a lui e alla sua performance, dopo esser stato destinatario di un provvedimento di custodia – ai domiciliari- da parte della Procura della Repubblica, ci saremmo gonfiati il petto nello spazio dei tg nazionali. È accaduto ciò che da qualche tempo, diciamocelo, molti percepivano nell’aria la cui pesantezza – che non deriva questa volta dalle polveri sottili- spesso annuncia eventi nefasti. La nebbia si dirada mostrandoci trame, rilievi, attori e personaggi che fanno la propria comparsa a vario titolo in una vicenda che avrà, quasi certamente, altre e successive increspature. Il quadro rischia di farsi più preciso su questa che appare come la tipica serie televisiva dalla sceneggiatura tutta italiana e descrive la piovra di un mondo senza etica che ospita un metodo corruttivo in piena regola assieme a spallate di potere esercitate a vario titolo per favorire l’azienda di questo o di quello negli appalti o per semplice tornaconto personale. I danni alla collettività di una corruzione quasi dilagante il cui malcostume, si può ipotizzare, è diffuso anche da noi nemmeno si contano. E non parlo solo di danni morali cui vanno sommati, è chiaro, quelli economici. Voglio però evitare di parlare del senatore Domenico De Siano, che nel frattempo non ha lasciato il ruolo di coordinatore campano di Forza Italia, e del suo probabile coinvolgimento che, se fosse vero, mi riporta alla mente quello di Don Rodrigo ne «I promessi Sposi». Come voglio evitare di affrontare la questione se non nella misura in cui conosciamo, da alcuni stralci d’intercettazioni ambientali, delle tabelline nelle operazioni da parte di Rumolo e Ciummo – quello dell’Ego Eco, per intenderci- «bravi» nella macchina di quest’ultimo; o d’incontri finalizzati al sovvertimento delle leggi matematiche attraverso lo scambio di eventuali tangenti, o favori, o cortesie economiche, mazzette o richieste sponsor. Chiamateli come vi pare. Voglio tentare di guardare, e inquadrare, invece, la questione da un punto di vista altro. Magari potrebbe essere poco condiviso e prima di me qualcuno l’ha già accennato ma si è confuso nel chiasso dei fatti che assumeranno, via via nei prossimi giorni, uno status da connotazione principale. Non c’è dubbio che oltre le storie di cui sappiamo se ne potrebbero aprire altre di cui non siamo ancora a conoscenza e come le prime produrre conseguenze in quel restante mondo che sfiora in alcuni casi e tocca in altri i nostri comuni, chi li dirige o li ha condotti. In considerazione dei protagonisti coinvolti pure in via mediata, in questa storia triste che presto si trasformerà in gossip mondano, si apre una serie di questioni. La prima è che anche da noi esiste la corruzione e, guarda caso, uno dei settori colpiti maggiormente è proprio quello proficuo della raccolta dei rifiuti e della «munnezza» che è stato sempre un affare. Se la smettessimo di cascare dalle nuvole come i mini pony, di essere meno ipocriti e di prenderne coscienza magari ne potremmo anche parlare e rispondere a domande sul perché non prendiamo in considerazione l’unione del servizio con l’avviamento di una vera raccolta differenziata capace di monetizzare un guadagno per ogni famiglia. A questo punto, in sub ordine, mi chiedo pure che fine abbia fatto il parco auto usato per raccogliere i rifiuti, pari a quasi cinque milioni di euro, che era di proprietà del comune di Lacco Ameno ma che è «scomparso», nel senso che non si sa esattamente dove sia andato a finire, dopo la venuta di Ego Eco. Un’altra questione su cui dovremmo riflettere, a causa del rigagnolo fetido della corruzione cui si aggiungono modi di fare sul confine della legalità che molti sono propensi a navigare, è la questione morale. Riguarda l’isola e la sua gente. Chi fa politica, spesso con passione mediocre, e i suoi faccendieri. Chiederci se c’è, oggi, la trasparenza di cui abbiamo bisogno o se invece non sia arrivato il momento di rendere tutto più chiaro evitando i soliti proclami. Riflettere su chi usa la propria posizione non per agevolare la democrazia, la partecipazione attiva del popolo, ma per vantaggi personali e aumentare quelli che già possiede e, per conseguenza, il proprio potere contrattuale. La «munnezza» e i fatti che riguardano la costituzione di un triangolo delle Bermude tra Forio, Lacco Ameno e Monte di Procida rischia di essere solo la punta di un iceberg che nasconde parti importanti agli sguardi superficiali e poco attenti. A ciò si collega, poi, un’altra ipotesi. La presenza della brutta copia di un «apparato lobbistico» sull’isola che per un certo tempo – i fatti, che conosciamo, risalgono al 2011- ha agito indisturbato. Poi l’inchiesta, solo oggi nel 2016, si traduce in ordinanze di custodia cautelare mentre all’orizzonte già si parla delle elezioni del 2017 nel comune capoluogo. Un grande potere che si muove – a orologeria – a nostra insaputa e ha bisogno di Ischia? Qualche domanda, fossi in voi, me la farei.
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