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Gocce D’Ambra, la dolcezza ischitana premiata dalla guida Bibenda 2018

Come nasce un vino di eccellenza? L’aiuto del terroir è fondamentale, la mano dell’uomo aggiunge sicuramente valore ma tanto, tantissimo fa la passione e la volontà di migliorarsi sempre e comunque. Quando Andrea D’Ambra decise di gestire in prima persona la storica azienda ischitana fondata da nonno Francesco nel 1863, lo ha fatto con un obiettivo ben preciso: unire l’innovazione alla tradizione, ovvero continuare a coltivare l’eccellenza senza mai perdere di vista le radici contadine del territorio. Andrea deve molto del suo spirito al padre Salvatore e agli zii Mario e Michele: impegno e idee di uomini di questa terra del vino che hanno lasciato in eredità il forte legame con la campagna, che hanno lavorato e promosso il nome dell’Isola nel mondo, le sue tradizioni viticole, le sue eccellenze in vigna. Entusiasmo, cura, attenzione, passione e il rispetto più assoluto delle tradizioni, questa la “semplice” filosofia di Casa D’Ambra, un’azienda che ha saputo trovare la propria natura nel legame con il territorio e nella dimensione familiare, guardando lontano, verso il rinnovamento, con la passione e la volontà di migliorarsi sempre. I risultati raccontano di etichette che hanno reso importante la storia del vino dell’Isola: la delicatezza floreale del Biancolella ha fatto il giro del mondo, le note sapide e il lungo finale ammandorlato del Frassitelli continua a fare incetta di premi, l’amicizia di Mario D’Ambra con l’indimenticato Veronelli aleggia ancora tra le sale nell’azienda ed è così che Casa D’Ambra è diventata negli anni una delle aziende di riferimento della viticoltura campana e italiana, affermandosi come cantina di prestigio internazionale, i cui prodotti si trovano nei migliori ristoranti di New York, Londra, Tokyo… mancava giusto una nota di dolcezza a completare il quadro di una gamma di vini “cucita sul tessuto dell’eccellenza”. È arrivata anche quella, nata da poche e vecchie piante di un’uva che parla solo ischitano, che la si chiami Arilla o Rilla o Rillottola poco importa, è sempre lei che appassita al sole dell’Isola regala profumate gocce di nettare dolce, capace di scaldare l’anima. Nel vero senso della parola. Il Passito di Ischia Gocce D’Ambra è un dolce sorso di sole nel bicchiere, un compagno di meditazione piuttosto che un eccellente dopo pasto, sposo ideale di dolci e pasticceria, magari quelli più tipici della tradizione campana, eccezionale se servito con formaggi erborinati e stagionati. È l’ennesimo omaggio di Andrea a suo padre Salvatore e al suo “Amber Drops” il passito liquoroso prodotto negli anni ’70 a base Biancolella usando i lieviti flor, gli stessi responsabili della produzione di alcuni vini, in particolari degli sherry spagnoli. “Una cosa talmente innovativa ma i tempi non erano ancora maturi” come racconta lo stesso Andrea che dopo anni si cimenta nella produzione, lunga e complessa, di un passito che ha la peculiarità di non essere mai lo stesso, anno dopo anno: “Quello del 2015 ad esempio non ha lo stesso residuo zuccherino di quello di 3 anni fa” commenta “È tutto merito della natura, è l’uva che fa tutto. Ci tenevo molto a fare un passito, una novità per me poiché penso che sia uno dei vini più difficili da fare così come il rosato”. E il lavoro alla fine premia: Gocce D’Ambra è una delle eccellenze italiane per la prestigiosa guida Bibenda: “Ci tenevo molto e ne sono felicissimo perché è un prodotto sul quale ho lavorato molto, tra vigneto e cantina, studiando personalmente l’evoluzione dell’uva, il suo colore al sole, la sua maturazione e il suo successivo appassimento. Insomma, fa molto piacere dimostrare che Casa d’Ambra non è solo il Frassitelli”questo il commento a caldo di Andrea D’Ambra sull’importante riconoscimento ricevuto alla fine di un processo lungo e laborioso per ottenere poche ma preziose bottiglie di qualità.

 

 

L’uva matura in un piccolo appezzamento di proprietà e raccolta a fine agosto nei suoi grappoli migliori, in piena maturazione; messa quindi ad appassire su plateaux di legno già in vigna, evitando il passaggio in cassetta proprio per non danneggiare l’integrità degli acini. Coccolata e accudita per circa dieci giorni, scaldata di giorno dal sole dell’Isola e coperta la notte per evitarne marciumi e muffe per poi essere vinificata e maturata in acciaio per 10 mesi. La passione e la pazienza donano così un passito non stucchevole, grazie ai “soli” 120 gr/l di zuccheri residui che lo rendono sì dolce ma sapido nello stesso momento, equilibrato nella sua freschezza, dal colore dorato intenso, ottenuto da lieviti indigeni e volutamente non filtrato. Al naso evoca note di albicocca e frutta candita, arancia e miele con ricordi floreali di fiori d’arancio e fruttati di fichi bianchi e cedro, erbe aromatiche e una suadente sfumatura iodata. Il sapore è tipico e vellutato, dolce e carezzevole con una sorprendente freschezza accompagnata da una persistente mineralità che bilancia tutti gli elementi. Elegante, persistente, non sorprende sapere che la produzione limitata al massimo di 3000 bottiglie è vendutissimo all’estero, Belgio, Olanda e Giappone soprattutto.Un vino di assoluto livello, un premio che Bibenda ha dedicato ad un’eccellenza tutta ischitana, prima volta per un vino passito dell’Isola. Dopo l’assegnazione dello scorso anno al Frassitelli 2016, la guida ufficiale della Fondazione Italiana Sommelier ha voluto riconoscere a Casa d’Ambra il massimo punteggio previsto da una guida storica, da vent’anni un punto di riferimento per il mondo del Vino e della Ristorazione. Una guida dai grandi numeri che fa capire l’importanza del riconoscimento assegnato alla storica azienda ischitana: oltre 25.000 i vini degustati di 2.019 aziende recensite, con circa 900 finalisti e 599 vini premiati con i 5 Grappoli, tra i quali il Passito Gocce d’Ambra. L’assegnazione del premio è avvenuta lo scorso 18 novembre durante la cena di gala in onore della presentazione della guida edizione 2018, tenutasi a Roma presso le sale del prestigioso Hotel Rome Cavalieri. “Un evento al quale è impossibile mancare e quest’anno siamo andati a ritirare un premio più che gradito” commenta Marina D’Ambraun prodotto che vale tanto, fatto con dedizione e sacrificio; un lungo processo dove mio padre e i suoi aiutanti girano a mano acino per acino per permettere un appassimento uniforme dell’uva, messa sui graticci al sole dopo il taglio; è un prodotto in cui credo tanto e non nascondo la mia felicità nel vedere l’espressione di stupore nelle persone dopo averlo assaggiato nei wine tasting che conduco in azienda”. Un’emozione che parla all’anima, alla mente e al cuore, per riportare esattamente le parole del gruppo di lavoro Bibenda, da anni impegnato nella scoperta dell’eccellenza Made in Italy, dal nord al sud. Un importante risultato che segue il riconoscimento ottenuto anche dalla guida Berebene 2018 del Gambero Rosso che ha inserito il Forastera tra le etichette che si contraddistinguono per il miglior rapporto qualità/prezzo.

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UN PO’ DI STORIA: L’UVA ARILLA. Un’antica varietà a bacca bianca l’uva Arilla, dalla tipica forma ovoidale dell’acino e, come afferma Andrea D’Ambra, un’uva dalla buccia molto resistente e dalla maturazione precoce, a fine agosto, il che la rende adatta per l’appassimento al sole o alla breve surmaturazione in pianta. Presente sull’Isola da epoca remota e forse proveniente dalla Sicilia, è una delle varietà più rare dell’Isola, presente nei pochi ceppi ancora allevati nella forma tradizionale sul versante sud e sud-ovest di Ischia. I contadini dell’Isola, infatti, lentamente abbandonarono la produzione dell’Arilla poiché considerata poco vigorosa e produttiva, sensibile al marciume. Rarissima e storica, venne menzionata già nel 1867 da Giuseppe D’Ascia nella sua “Storia dell’Isola d’Ischia” con il nome di Rilla e Agrilla o Rillottola, uno dei suoi biotipi presente solo nel comune di Forio ma è stata ampiamente studiata e comparata con diversi cloni ritrovati nell’Isola proprio da Salvatore D’Ambra e descritta nella sua opera “La vite e il vino nell’Isola d’Ischia” ancor oggi punto di riferimento ampelografico per la viticoltura ischitana. Studi che dimostrarono la completa estraneità dell’Arilla con il DNA di tutti i vitigni a bacca bianca del territorio nazionale e quindi appartenente al panorama ischitano sin da tempi antichissimi, con il caratteristico acino ovoidale, il cui succo dona eleganti note sapide dal leggero ricordo foxy.

Malinda Sassu

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