CULTURA & SOCIETA'

GRAFFITI Carlo Levi, anima, ebraismo monoteista

DI ENZO RUJU

L’ arte si veste di religione, parla, pensa, contenuti nella formula linea, forma, contenuto. Carlo Levi 1902-1975 l’uomo artista insolito, scrittore, pittore anima il suo essere tra paesaggi rurali, ritratti, nature morte. Spirito ribelle di agiata famiglia ebraica, amante della questione meridionale nel secondo dopoguerra, il pittore insolito, non comune a artisti del suo periodo. Vede persone e paesaggi rurali immortalando il popolo di campagna, dove fatica, sudore, mani ruvide, lasciano segni sul viso scarno o ossuto, per il lavoro pesante dall’alba al tramonto. Certo la campagna, semina, irrigazione, seminare nella speranza di un raccolto fecondo a sfamare donne, uomini e bambini. Levi racconta, attraverso le opere il miracolo della natura fatta di uomini e donne, senza trucco, alle prime luci del Sole, con fazzoletto in testa, per ripararsi dai raggi cocenti solari. Persone per un piatto di fagioli, vino fresco, raccontano la magia della natura, non matrigna, madre di tutte le anime del paradiso. Non dantesco inferno, purgatorio, paradiso, la distesa di un territorio coltivato a suon di braccia per un proficuo raccolto per una umanità affamata.

Levi antifascista frequenta Cesare Pavese, Giacomo Noventa, Antonio Gramsci e pittori Eduardo Persico, Lionello Venturi amico di Nino Ruju artista del novecento e Luigi Spazzapan. Amicizie tra scrittori e pittori per una visione letteraria, di tavolozza e il vissuto di ognuno per elaborare nuove oggetti pittorici e narrare il quotidiano. Carlo Levi laureato in medicina non esercitò la professione di medico. Il capolavoro letterario Cristo si è fermato a Eboli narrazione dei deboli ai forti,ma la forza da ragione a Levi e il Cristo diventa simbolo di resurrezione e rinascita della vita rurale per la sopravvivenza del genere umano. Una tavolozza fauves, giovani leoni! Certo arrabbiato in misura diplomatica, non rivoluzionaria, intellettuale attraverso linguaggi operativi, scrivere e pittura immortale il mortale. Una fiamma che arde, alimenta le nuove generazioni,esempio di forza mentale, senza l’uso delle armi, ma l’uso della penna e tavolozza che lascia testimonianza di non usurpare la libertà altrui per essere liberi. La dimostrazione che la libertà è un segno tangibile della vita che si conquista con la diplomazia facendo tacere le armi. Meglio un fiore che un cannone. In foto Anna Magnani detta Nannarella.

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