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“Riconsiderare il turismo sull’isola, ormai è inevitabile”

Dalla Redazione

ISCHIA.  A poche settimane di distanza dalla conclusione del periodo natalizio, abbiamo rivolto alcune domande a Ermando Mennella, Presidente di Federalberghi Ischia, che fa il punto sulla situazione dell’industria turistica isolana e la prospettiva di una nuova stagione alle porte.

L’analisi sul turismo di casa nostra non può che partire naturalmente dal Natale. L’impressione è che ci sia un target ormai consolidato di turisti che scelgono l’isola anche nel periodo invernale. Proviamo a tracciare un primo bilancio sui “numeri” di queste festività, con a margine una considerazione un po’ “maliziosa” posta da molti, i quali affermano che, se ci fossero stati più posti disponibili, sarebbero stati certamente occupati da un ulteriore afflusso di turisti. Visto che si parla tanto di destagionalizzazione, forse qualche struttura aperta in più non avrebbe fatto male:

«Io credo che in questi anni abbiamo investito molto, anche insieme alle amministrazioni, sul rendere l’isola vivibile anche durante il periodo natalizio. Oggi tuttavia le date “che contano” restano sempre quelle dal 30 dicembre al 2 gennaio. Non c’è una “tradizione” di grandi afflussi nei giorni di Natale, e quest’anno abbiamo avuto alcuni affanni anche nei giorni dell’Epifania, a causa del meteo. Tuttavia quest’anno è stato positivo per alcune concomitanze che non sono state “merito” nostro, bensì del bel tempo e della mancanza di neve che ha notevolmente migliorato il nostro “appeal”. Insomma, sono dell’idea che il numero delle strutture aperte fosse quello giusto. In caso di un numero maggiore, forse non avremmo avuto l’occupazione totale dei posti disponibili bensì una media occupazione, che non avrebbe apportato veri benefici».

Parliamo ora dei flussi turistici. Anche quanto accaduto con l’introduzione della nuova indennità di disoccupazione si parla da una parte di cercare di allungare la stagione turistica (fenomeno che sarebbe auspicabile per l’intero sistema, a prescindere dalle problematiche occupazionali), ma dall’altra parte c’è qualche imprenditore che dice invece che questa “forbice”, piuttosto che allargarsi si restringe sempre più: si nota quindi una sorta di discrasia tra quelli che sono gli auspici e quelli che invece sono poi i dati concreti. Qual è la sua posizione in merito?

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«Io sono dell’idea che dobbiamo consolidare la nostra stagione, dobbiamo cioè dare una continuità di lavoro. Oggi abbiamo problemi sul mese di aprile, ma anche il mese di maggio sta dando delle complicanze come inizio stagione, pertanto se noi miglioriamo la nostra stagionalità, avremo già compiuto un sostanziale passo avanti. Solo in quel momento potremo cominciare a pensare di allungarla ulteriormente. Sono comunque dell’opinione che sarebbe più opportuno stabilizzare  almeno sei mesi di stagione, o anche di più, perché in tal caso arrivare a otto mesi sarebbe molto più semplice. Non credo che potremmo essere avvantaggiati dal tentare un allungamento senza aver prima consolidato la “base” di partenza».

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Negli ultimi tempi ha fatto discutere (a molti è sembrata un messaggio positivo) l’iniziativa di una nota catena alberghiera che ha lanciato un nuovo brand, “Il prezzo non è tutto”. Si è cioè molto discusso sul fatto che questa iniziativa, laddove poi venisse messa in pratica, potrebbe avere ripercussioni positive sull’intero sistema. Non soltanto in qualità di Presidente di Federalberghi, ma anche come addetto ai lavori, come la valuta e come la giudica?

«Sono sempre dell’idea che il prezzo lo fa il mercato. Noi siamo gli operatori di tale mercato: se ciascuno mette in campo iniziative positive, possiamo migliorare tutti. Oggi sull’isola c’è bisogno di riconsiderare il tutto. Penso che il numero delle camere sia eccessivo. È necessario un impegno costante per qualificare sempre di più il servizio, e diversificare l’offerta. Oggi siamo in una situazione di “mono-offerta”, sia sul mercato nazionale che quello straniero. Dobbiamo cominciare a valutare altri tipi di mercato estero, consolidare quelli che sono i nostri mercati tradizionalmente più diretti (quelli europei, per intenderci), oltre a riconquistare il mercato russo. In generale dobbiamo quindi distribuire su più mercati la nostra offerta turistica, e questo lo si fa appunto con la riqualificazione del servizio: in questo, Federalberghi sta investendo molto. Puntiamo sulla professionalità dei nostri collaboratori, come testimoniano i corsi di formazione professionale come quelli dell’Ais e dell’Aibes, e quelli su come “vendere” bene la struttura a livello di marketing. Auspichiamo che anche le amministrazioni facciano la loro parte. Abbiamo bisogno di ridefinire la tassazione locale, che oggi non è più sostenibile, e  ciò potrà andare a vantaggio della nostra professionalità sia dell’occupazione, su cui ci sono dati allarmanti: io continuo a sottolineare che se un’azienda produce ricchezza produce anche occupazione. Se le aziende sono in perdita, è inevitabile una disoccupazione diffusa».

Si è sempre detto in passato che la forza di Ischia è quella di essere un’isola, per tutte le tasche in virtù di un’offerta ricettiva variegata, e di essere adatta a ogni target: mare, montagna, terme, e invero in un territorio così piccolo è difficile trovare altrove tutte queste peculiarità. Oggi, anche alla luce di una serie di evoluzioni del mercato, m anche del marketing e della comunicazione, secondo Lei è giunta l’ora che venga dato un brand preciso a questo territorio? Oppure questo “fritto misto” funziona ancora?

«Guardi, più che un “fritto misto”, la definirei una “mono-frittura”: sono quindi dell’avviso che sia necessario un cambiamento. Già tra il 2013 e il 2014 lanciammo l’iniziativa denominata “I love Ischia”, diretta a riscoprire le nostre più dirette capacità di offerta, quelle in campo enogastronomico, naturalistico e termalistico. In particolare, dovremmo rivalutare le terme, come strumento per star bene e voler bene a se stessi e al proprio corpo, e di conseguenza voler bene all’isola: ecco, se cominciamo ad avere maggiore attenzione verso la nostra isola, coglieremo frutti migliori».

 

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