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Decreto e condono, respinto dal Senato l’emendamento che “inguaiava” Ischia

ISCHIA. Il dibattito in aula mette una pezza rimediando allo “strappo” delineatosi in Commissione, come del resto era piuttosto prevedibile. L’emendamento che bloccava il rinvio alla legge 47/85 nell’esame delle istanze di sanatoria per le case terremotate è stato infatti respinto.  La lunga maratona al Senato di questo accidentato cammino del Decreto post sisma ieri mattina è proseguita a partire dalle 10.30 di ieri. Il senatore Stefano Patuanelli  (M5S) ha difeso strenuamente e in maniera relativamente dettagliata le norme post sisma per la ricostruzione ad Ischia, spiegando che si tratta di norme relative esclusivamente agli immobili terremotati, e ad istanze di condono presentate decenni addietro, ancora in attesa di risposta. Una risposta che urge per ottenere il contributo per la ricostruzione, e che comunque non sanerà automaticamente ognuna delle costruzioni colpite, di per sé già in numero estremamente limitato rispetto alla massa delle domande di sanatoria. Il riferimento alle procedure del condono dell’85 secondo Patuanelli, non è un condono, ma una necessità per poter definire in tempi ragionevolmente rapidi le istanze di sanatoria. L’esponente pentastellato ha inoltre ribadito che quello di Ischia, non è stato un terremoto di serie B, vista la superficialità dell’epicentro che ha provocato grandi danni alle abitazioni ma anche alle aziende locali. Un’eventualità che secondo l’esponente M5S legittima le norme fiscali a supporto delle attività economiche colpite.

Gli ha ribattuto il Senatore Margiotta del Pd, che ha parlato di “prove di monocameralismo” e di “condono a Ischia”, che non costituirebbe un’emergenza di cui occuparsi scagliandosi anche contro l’ “incompetenza” di alcuni componenti del governo. Margiotta ha citato l’unica palazzina crollata a Casamicciola, sottolineando però che essa era gravata da un piano abusivo sopraelevato. In un momento come questo, con alluvioni e tragedie, concedere un condono sarebbe assurdo per l’esponente dem. Un riferimento è stato ovviamente fatto alla circostanza dell’altroieri, quando cioè in commissione il Governo è stato battuto su un emendamento che impediva di utilizzare le procedure della legge 47/1985 nella definizione delle istanze di sanatoria. Anche il senatore Andrea Ferrazzi (Pd) ha parlato di “schifezza di condono per Ischia nascosto nel decreto-Genova”. Secondo l’esponente Dem non si tratta affatto di “sanatoria”, ma di un vero e proprio condono che necessiterebbe di una legge speciale e che, in assenza di questa, a Ischia non è possibile riaprire il condono.

Mauro Coltorti del M5S ha provato nuovamente a spiegarlo: non si tratta affatto un condono, ma di pratiche tutte antecedenti al 2003, che avrebbero dovuto essere definite dalle amministrazioni dell’epoca che però si sono pilatescamente lavate le mani. «Ischia ha bisogno di attenzioni, come quelle contenute nel decreto», ha dichiarato Coltorti, la cui posizione è stata supportata dal senatore Luca Brizianelli (Lega): «Non è la riapertura di un condono, bensì la chiusura di un condono che era attesa da 33 anni. Vengono date risposte, abbattendo ciò che si deve abbattere, sanando ciò che si può sanare. Il Pd mette trappole per bloccarci, ma non ci riuscirà». Il Movimento 5 Stelle, tramite Gianluca Castaldi, ha continuato a sottolineato la sostanziale bontà del provvedimento: «Sopperiamo ad anni e anni di incuria, dando risposte all’inadeguatezza e all’incapacità di decenni di classi politiche, che non hanno mai saputo fare la propria parte. Abbiamo lasciato che altri parlassero di “condono” quando esso non c’è, soltanto per l’ingenuità di aver inserito tale parola nel decreto».

Gaetano Nastri (Fratelli d’Italia) hainvece parlato di un decreto “nato debole”, un “decreto-macedonia”, mentre Giuliano Pazzaglini (Lega) ha dichiarato: «Dove l’etica nel bloccare la ricostruzione? Non c’è alcun nuovo condono: la risposta alle istanze è un diritto dei cittadini, e noi vogliamo dare queste risposte. Quelli del Pd sono irresponsabili». Anche Ruggiero Quarto (M5S) ha difeso le misure predisposte dal governo.

Fiammetta Modena (Forza Italia), ha riflettuto sul fatto che il decreto richiama le misure urbanistiche già elaborate dai governi precedenti di centro destra. Il penta stellato Giorgio Fede ha sostenuto il decreto permetterà a tanti cittadini di ricominciare una vita normale: «Per Ischia si tratta di accelerare le procedure rimaste ferme da trent’anni, e chi non ha avrà titolo per la sanatoria non otterrà alcun contributo, quindi parlare di condono è una falsità frutto di un’informazione scorretta. Ogni intervento di ricostruzione sarà fatto rispettando le norme di sicurezza».

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Un intervento duro è stato quello del senatore Carlo Martelli del gruppo misto, acerrimamente contrario all’articolo 25, che ha persino invocato gli abbattimenti. Dopo altri interventi dei senatori democratici Verducci e Vattuone ostili al decreto, Sergio Romagnoli (M5S) ha parlato di “tanta ipocrisia in aula”, mentrePaolo Arrigoni (Lega) ha dichiarato: «Chi parla di schifezza e di condoni è un ipocrita in malafede. Le misure previste per Ischia sono la risposta al nulla del Governo Gentiloni. L’articolo 25 non è un condono tombale, ma una risposta ai cittadini. Non c’entrano assolutamente le 28mila domande di sanatoria, ma soltanto meno di mille edifici situati nei soli tre comuni terremotati. Sono tutte balle colossali».

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Il sottosegretario Crimi (M5S) ha ribadito l’inesistenza di un nuovo condono: «Non c’è un condono a Ischia e non è vero che c’è un nuovo condono», spiegando che nell’articolo 25 «si parla delle procedure di condono che sono state già avviate e che sono inevase rispettivamente da 33, 24 e 15 anni. Per queste, si chiede che siano definite solo ed esclusivamente per quanto riguardano case danneggiate dal terremoto del 2017. Quindi non c’è un nuovo condono a Ischia». Crimi ha poi così terminato il suo intervento:«Nel decreto si dice che prima di concedere ogni eventuale contributo per la ricostruzione, deve essere chiarito se quelle domande avevano diritto rispetto alle richieste di condono fatte 33, 24 e 15 anni fa. Questo è quello che fa questo decreto».

La seduta, sospesa alle 14.00, è poi ripresa alle ore 16.00 con la lunga votazione sugli emendamenti proposti: una raffica di “respingimenti”, e l’accoglimento di tutti gli ordini del giorno. Non sono tuttavia mancati gli scontri tra i big dell’aula, comprese le senatrici Cirinnà, Bernini e Santanché, mentre Ferrazzi (Pd) ha nuovamente tirato in ballo la casa abusiva del padre del vicepremier Di Maio nel rivendicare l’emendamento partorito in commissione che voleva “tagliare” il richiamo alla legge 47/85.

Finalmente, al calar della sera, il tanto chiacchierato emendamento “25-12” è stato messo ai voti, e “non approvato” dall’assemblea. La discussione è poi proseguita sugli emendamenti agli articoli successivi fino al termine della seduta.

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