CRONACA

Guerra alla plastica, Costa torna a parlare di Ischia

Il ministro per l’Ambiente si sofferma sull’isola in un’intervista rilasciata ad “Altroconsumo” parlando del decreto Salvamare e di Plastic Free

Il ministro per l’Ambiente Sergio Costa torna a parlare di Ischia. Lo ha fatto in un’intervista ad ‘Altroconsumo’ parlando del decreto Salvamare e di plasti free. “Una delle risposte all’emergenza ambientale è la guerra alla plastica”, ha detto Costa illustrando uno dei suoi cavalli di battaglia. “Il decreto Salvamare si occupa anche di plastiche. Lo abbiamo spacchettato in due momenti. Nel primo i pescatori sono trasformati m una risorsa: finalmente potranno recuperare i rifiuti pescati accidentalmente durante la loro attività, mentre prima erano tenuti a ributtarli in mare. Dalle reti da pesca la plastica finirà nelle isole ecologiche appena sarà realizzata la filiera. Per consentire il recupero, il costo sulla fiscalità generale sarà solo di un centesimo all’anno a famiglia: una spesa minima a fronte del beneficio sociale e ambientale che ne deriva. Nel decreto Salvamare 2 all’inizio dell’estate anticiperemo il recepimento della direttiva europea, che stabilisce entro due anni l’obbligo di bandire la plastica usa e getta monouso. Sperimentazioni sono già partite a Napoli,  Ischia, Capri, Milano e diverse altre città.

Ci si deve rendere conto che affrontare l’emergenza plastica non è una moda, ma una necessità, e non vuoi dire mettere al bando tutte le plastiche, ma solo quelle monouso non recuperabili. Nel campo della plastica biodegradabile noi italiani siamo i primi al mondo per tecnologia, questo ci permette di fare economia circolare: la plastica bio ritorna a nuova vita e non tè la ritrovi più sulla spiaggia o m mare”. Costa che già in passato aveva parlato dell’esperienza dell’area marina di Nettuno che aveva trasformato i pescatori in “spazzini del mare” e dell’isola plastic free ha spiegato come è necessario “un tempo per cambiare e si chiama transizione: dobbiamo tendere verso un nuovo paradigma produttivo. Siamo già pronti, siamo un Paese che esporta tecnologia ambientale. Confindustria ha certificato che 1’84% delle aziende italiane è disposta a investire in green economy e il 25% già lo fa. Il disaccoppiamento tra produzione e tutela dell’ambiente è un tema superato. Diversi studi confermano che per ogni miliardo di euro speso per il carbone fossile si producono mediamente 5.000 posti di lavoro, mentre per ogni miliardo di euro speso per le energie rinnovabili si ottengono 15.000 posti di lavoro: il rapporto è di uno a tre. Questo cambiamento del sistema economico non potrà essere immediato, ma bisogna iniziare ad agire. Bisogna iniziare da cose piccole, ma molto concrete, io sono un pragmatico. Ho firmato poche settimane fa il decreto sul riciclo dei pannolini per bambini: 950mila tonnellate all’anno di pannolini che da rifiuti diventeranno cellulosa. Dobbiamo renderci conto di quanto siamo bravi dal punto di vista delle tecnologie ambientali, molti altri Paesi ci chiedono soccorso. Però adesso bisogna iniziare a liberare il sistema dai gangli della burocrazia, bisogna semplificare”. 

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