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Ischia, storia di una disfatta turistica?

DI MARCO GAUDINI

ISCHIA. La nostra isola nonostante si trovi in un’area strategica dal punto di vista geografico e nonostante sia detentore di un capitale turistico ricco di attrazioni naturali, culturali, enogastronomiche ed anche di attrazioni artificiali, ha una scarsa capacità attrattiva nei confronti del mercato turistico internazionale. Nello specifico, è ancora molto bassa la percentuale di arrivi stranieri che sceglie Ischia. Ma come, vi domanderete, un’isola così completa che ha terme, spa, spiagge, parchi termali, eccellente enogastronomia, movida, e che non ha pari tra le altre isole europee e forse del mondo, non ha un grande appeal verso il turismo straniero? Un controsenso! Credo che lo scarso peso dell’isola d’Ischia, nel panorama turistico internazionale, sull’attrattività rispetto alla domanda turistica straniera, dipende dalla scarsa notorietà e dalla debolezza strutturale dell’industria turistica (sia in termini di strutture che di addetti) e del sistema di infrastrutturazione in genere,
e dalla stagionalità dei flussi turistici (la maggior parte delle presenze si concentrano nel periodo 15 giugno-15 settembre).Tali fattori di debolezza, che si traducono in una scarsa competitività soprattutto rispetto alle altre
località turistiche anche del Mediterraneo, sono il risultato dell’assenza di una vera e propria strategia per
la promozione turistica del «Prodotto Ischia». La Regione, l’associazione  albergatori, l’associazione commercianti, l’associazione Operatori turistici hanno seguito per anni un “percorso individuale” sia
nell’organizzazione del sistema turistico, che nell’attività di promozione della propria immagine turistica;
in fase decisionale, si è operato senza alcuna forma di coordinamento ed integrazione tra i vari segmenti dell’offerta turistica, nella realizzazione degli interventi, si è proceduto senza far riferimento ad un comune progetto di sviluppo territoriale. Tutto ciò ha fatto sì che Ischia, situata nel cuore del Mediterraneo e con un
potenziale altissimo di capitale turistico naturale, presenti valori inferiori alla media nazionale in termini di arrivi e presenze, in particolare nella componente straniera, di valore aggiunto per abitante del comparto turistico, di spesa turistica, nonché di indici di attrattività turistica. Una situazione indubbiamente non incoraggiante.Se fosse la trama di un film certamente non vi sarebbe un “lieto fine”, ma visto che siamo noi i registi, è ora, o meglio non è ancora troppo tardi per darsi una mossa!

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