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I dubbi di Gianpaolo Buono: «Spero non abbiano voluto creare un “caso Ischia”»

Il presidente dell’Associazione Forense in un’intervista a Il Golfo risponde alle domande sul caso che ha coinvolto il giudice Eugenio Polcari, difende la giustizia isolana e non manca di fare una sottolineatura che non passa inosservata

Un episodio che certo getta non poche ombre sulla giustizia ischitana. Da presidente dell’associazione forense, e con tutte le cautele del caso, qual è il suo giudizio?

«Una lettura superficiale della proposta di deliberazione della Prima Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura potrebbe condurre a tale conclusione. Operando da trent’anni in questo ambiente e conoscendo le dinamiche interne attendo fiducioso la evoluzione dei procedimenti pendenti. La verità potrebbe essere anche diversa da quella che, prima facie, emerge dagli atti».

«Ho letto la delibera ed anche con attenzione e mi sono formato il convincimento che certe posizioni tendono a celare omissioni gravi e, mi auguro, non pianificate, per creare, ad arte, un “caso Ischia”. Nessuno ha sottolineato che le istituzioni non hanno avuto remore a inviare sull’isola magistrati sottoposti a indagini»

Veder definita Ischia “maledizione d’Italia” quanto fa male e che riflessioni suscita?

«Mi sento pervaso da un senso di profonda tristezza se penso all’ardore ed alla passione con cui l’Avvocatura locale, distrettuale e nazionale, i Sindaci ed i Politici si sono battuti per decenni per assicurare la permanenza sull’isola del Presidio di legalità. E questo senso di tristezza accresce nel momento in cui rilevo che certi giudizi sono stati espressi sul nulla e estrapolati, probabilmente, da un più ampio contesto, al punto di snaturarne la essenza».

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Quanto teme che la sopravvivenza della sezione distaccata di tribunale possa essere a rischio dopo quanto accaduto?

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«Sono sempre stato consapevole della estrema difficoltà del raggiungimento dell’obiettivo rappresentato dalla stabilizzazione della Sezione distaccata o dalla istituzione di un ufficio giudiziario ritagliato per le isole. Oggi sono persuaso che tale progetto si scontra con i pregiudizi e la mancanza di lealtà di chi avrebbe dovuto sostenere tale causa o che ci ha fatto credere di sostenerla. Per questo, pur ritenendo che i rischi per la sopravvivenza dell’ufficio siano aumentati, confido nella lucidità, nella resilienza e nell’unità degli Ischitani nel sostenere e perseguire quella che ho sempre definito una battaglia di civiltà».

Se maliziosamente le faccio osservare che in molti non sono rimasti così sorpresi dall’accaduto, cosa mi risponde?

«Io rispondo alla mia coscienza, sono abituato a rendere i giudizi su fatti obiettivi e, pur rispettando le opinioni altrui, allo stato, sempre che siano state espresse nei termini da te enunciati, non mi sento di avallarle. Noi avvocati, per formazione e per la esperienza che maturiamo nelle aule, abiuriamo il giustizialismo e siamo portati ad essere garantisti, non ad intermittenza, ma sempre».

«La stabilizzazione del tribunale a rischio? Oggi sono persuaso che tale progetto si scontra con i pregiudizi e la mancanza di lealtà di chi avrebbe dovuto sostenere tale causa o che ci ha fatto credere di sostenerla. Ecco perché più che mai adesso serve il supporto di tutti gli ischitani»

Ha avuto sicuramente modo di leggere la delibera del CSM: ci sono alcuni dettagli che l’hanno colpita più di altri e perché?

«Ho letto la delibera ed anche con attenzione e mi sono formato il convincimento che basa, innanzitutto, su luoghi comuni (“la realtà sociale dell’isola è particolarmente litigiosa”, “all’interno dello stesso ceto forense c’è una grossa conflittualità”), che certe posizioni tendono a celare omissioni gravi e, mi auguro, non pianificate, per creare, ad arte, un “caso Ischia”. Come interpretare quel passaggio riferito a “due magistrati professionali … di recente assegnati sono stati sottoposti a procedimento penale ed a misure cautelari di carattere coercitivo … uno di loro è stato poi rimosso dall’ordine giudiziario mentre l’altro è tuttora sospeso dal servizio per ragioni disciplinari”? Perché non è stato rappresentato che le Istituzioni, pur conoscendo la fragilità della condizione del Tribunale di Ischia, non hanno avuto remore ad inviare magistrati già sottoposti ad indagini? In conclusione, le perplessità e i dubbi sono tanti e la risposta potrebbe essere solo una!».

Ma sulla “efficienza” (e le virgolette non sono casuali) della giustizia isolana lei metterebbe onestamente la mano sul fuoco?

«Alla tua provocazione rispondo solo che sono decenni che l’Avvocatura e i Sindaci lamentano la condizione agonizzante della Giustizia sull’isola, peregrinando tra Roma e Napoli e restando inascoltati. Ora si parla, con voluta enfasi, di Ischia come “maledizione d’Italia”. Spero che vi sia il tempo di individuare le responsabilità e allora sarà interessante aprire un confronto serio su un tema tanto delicato. Questo è un paese in cui i più rifuggono dalla proprie responsabilità».

Negli anni però diversi avvocati hanno lanciato segnali, per quanto velati, di una certa insofferenza per il funzionamento della macchina giudiziaria sull’isola. Si può parlare di una spia o un segnale d’allarme ignorato?

«L’attuale Direttivo si è insediato a fine anno 2019, a febbraio 2020 è intervenuta la pandemia che ha paralizzato l’intero paese e, pur tra innumerevoli ed obiettive difficoltà, l’azione di stimolo nei confronti dei Vertici istituzionali per affrontare responsabilmente la situazione è stata incessante».

«Le parole della Garzo e di Raffone e Ischia “maledizione d’Italia”? Sono curioso di leggere per intero entrambe le relazioni, prima di esprimere giudizi su singole espressioni tratte – mi auguro – da una analisi obiettiva e meditata della situazione»

Come si fa adesso a recuperare una credibilità che comunque si trova quantomeno ad essere offuscata?

«Nelle situazioni più difficili si trovano le energie giuste per affrontare e vincere anche le battaglie più ostiche. Il tempo sarà galantuomo!».

In generale, le parole della dott.ssa Garzo e del dott. Raffone non costituiscono uno spot dei migliori per la giustizia ischitana, non trova?

«Sono curioso di leggere per intero entrambe le relazioni, prima di esprimere giudizi su singole espressioni tratte – mi auguro – da una analisi obiettiva e meditata della situazione».

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